Matteo Marenco e Veriana Barale della Cia Cuneo raccontano la coltivazione delle mandorle

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Il mandorlo è una coltura tipica del Sud Italia perché molto sensibile ai ritorni di freddo e, quindi, alle gelate primaverili più a rischio nel Nord del nostro Paese. Ma da alcuni anni, grazie alla selezione di varietà a fioritura tardiva, nel mese di aprile, si sta diffondendo anche nella “Granda”. In particolare lungo le zone collinari e pedemontane del Cuneese, in Langa e nel Roero, dove è minore, rispetto alla pianura, il rischio di ritorno del freddo primaverile e della formazione di umidità: quest’ultima capace di favorire l’insorgere di agenti patogeni in grado di colpire la pianta. Come la monilia, il corineo e le batteriosi in genere.

Inoltre, il mandorlo richiede di essere irrigato, con impianti localizzati a pioggia, e va messo a dimora in zone dove c’è la disponibilità di acqua. Per adesso, la coltivazione è ancora in una fase di prova e le produzioni sono di piccola quantità. La pianta “genera” la mandorla che costituisce il seme contenuto nel guscio, circondato, a sua volta, dalla parte morbida del mallo. La raccolta del frutto avviene a settembre. Tra le aziende associate alla Cia Cuneo ce ne sono due che hanno iniziato a impiantare la coltura: la Società Agricola Marenco di Baldissero d’Alba a 360 metri di altitudine e “L’Undes” condotta da Veriana Barale nel Comune di Villar San Costanzo, alle porte della Valle Maira, a 650 metri di quota.

Due strutture diverse a livello organizzativo e distanti come sede produttiva, ma accomunate dalle condizioni climatiche simili delle aree in cui si sono insediate e dalla passione e dalla sfida di poter gestire una nuova coltura che, in futuro, può diventare interessante dal punto di vista della sostenibilità economica e per le eccellenti proprietà organolettiche del frutto prodotto. Ci hanno raccontato il motivo della loro scelta.

Marenco a Baldissero d’Alba
La Società Agricola Marenco si trova a Baldissero d’Alba. Gestisce, a livello famigliare, una decina di ettari di terreno dei quali uno dedicato al mandorlo. Dice uno dei soci, Matteo Marenco: “Abbiamo realizzato l’impianto nel 2018. E’ entrato in produzione nel 2020: il primo anno si è raccolto poco e nel 2021 c’è stata la gelata tardiva che ha rovinato la fioritura. Come per tutti gli altri tipi di frutta. Quest’anno, invece, è andata bene anche perché avendo l’impianto di irrigazione a goccia siamo riusciti a sopperire all’emergenza idrica”.
Per quale ragione la scelta del mandorlo? “Si tratta di una coltura nuova e tutta da scoprire, che però mi ha attirato subito. Nelle nostre zone può funzionare bene ed essere alternativa alle altre produzioni di frutta”.

Problemi nella coltivazione? “Con una gestione attenta e preventiva rispetto al manifestarsi delle malattie provocate dagli agenti patogeni si riescono a superare le difficoltà. Per quanto riguarda le gelate tardive, grazie alla ricerca, si sono ottenute varietà di mandorlo che fioriscono a fine marzo e ad aprile, consentendo in questo modo di limitare il rischio”.

Prospettive future per la coltura in provincia di Cuneo? “Se la produzione non è condizionata dalle malattie della pianta o dal meteo sfavorevole, con le nuove varietà selezionate ci sono, anche nelle nostre zone, le condizioni perché il mandorlo diventi una coltura diffusa capace di garantire un’interessante sostenibilità economica”.

L’azienda “L’Undes” di Veriana Barale a Villar San Costanzo
L’azienda “L’Undes” di Villar San Costanzo è gestita da Veriana Barale con il coinvolgimento e l’aiuto della famiglia: marito e tre figli. Il terreno disponibile è di due ettari coltivati a patate, cipolle, mais antico pignoletto rosso, ciliegie e 6.000 metri di mandorlo.

Dice la titolare Veriana Barale: “L’obiettivo della nostra struttura è stato quello di differenziare le colture. Ma non solo. Vogliamo certamente produrre, ma il tutto legato a un percorso educativo dei figli e a un’operatività condivisa dall’intero nucleo famigliare. I figli, con alcuni “piccoli” lavori svolti dopo lo studio, come togliere il mallo alle mandorle, imparano, si responsabilizzano e diventano protagonisti della vita aziendale. Un modo diverso di gestire l’attività”.

Perché la scelta delle mandorle? “Dopo aver escluso altre produzioni, ci è parsa una frutta che per i benefici portati in favore della salute e del benessere delle persone, grazie alle sue buone proprietà organolettiche, rispondesse concretamente alla filosofia aziendale. La nostra struttura agricola è legata a due S: sfida e stupore. Lanciare la sfida di una coltura innovativa in una zona considerata montana e, tra l’altro, senza acqua per irrigare. E lo stupore delle persone che vengono a trovarci o commentano le foto pubblicate sui social nel vedere una coltivazione che parrebbe non poter “vivere” a 650 metri di quota”.

Invece? “Sarà il lavoro di doppio rincalzo sulle radici della pianta con il quale abbiamo abbassato umidità ed escursione termica, saranno le particolari condizioni climatiche della nostra zona, ma il frutto prodotto è davvero eccellente sotto tutti i punti di vista. E i mandorli sono sani e rigogliosi anche senza la disponibilità di acqua”.

Quindi, le prospettive future? “A livello produttivo per la nostra azienda è ancora presto parlarne in quanto, dopo la messa a dimora dei mandorli nel 2020, questa è stata la prima stagione in cui si è raccolto qualcosa. Ma, nei due anni passati, l’obiettivo era costruire l’impianto. Inoltre, abbiamo avuto il coinvolgimento di tutta la famiglia: un altro risultato positivo perché la mandorla ha creato nuovi spazi di confronto tra di noi. In futuro è una coltura che può dare una resa sostenibile a livello economico, va nell’ottica di differenziare le produzioni e ha delle caratteristiche organolettiche di qualità. Bisogna solo valutare bene i terreni dove mettere a dimora le piante, che devono trovarsi in zone con un clima secco e ventilato”.

c.s.