Ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno: il life trainer Robert Jhonson sarà ospite lunedì 27 giugno

Illustrerà i risultati principali del master, alle ore 11 nell'auditorium

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Robert Jhonson all'interno dell'ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno

Oltre otto mesi di corsi per formare più di cento medici e operatori sanitari dell’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno. In cattedra uno dei più grandi life trainer del Mondo, Robert Jhonson, Oscar della salute negli Stati uniti nel 2018 e in Italia nel 2019, già consulente dell’ex presidente Bill Clinton, di Michael Jordan e Bill Gates, nonché collaboratore e consulente di numerose aziende e strutture ospedaliere a livello mondiale.

Robert Jhonson è titolare dell’università di New York che porta il suo nome: la Jhonson Robert University, con cui tiene corsi in tutti i continenti. Il master tenuto nell’ospedale langhetto, da ottobre 2021, fino al 9 giugno 2022, non ha avuto costi per l’Asl Cn2 e la Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus, in quanto la Jhonson Robert University si è sobbarcata tutti gli oneri (circa 300 mila euro), per il forte legame del professor Jhonson con l’ospedale Michele e Pietro Ferrero e con la Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus.

Il presidente della Fondazione Bruno Ceretto e il direttore Luciano Scalise esprimono tutta la gratitudine nei confronti del professor Jhonson: «Abbiamo donato beni all’ospedale Ferrero per circa 25 milioni di euro, nel campo contribuendo in maniera significativa alla sua dotazione tecnologica, a partire dal sistema robotico chirurgico “DaVinci”. Siamo uno dei pochi ospedali pubblici in Piemonte a possederlo. Abbiamo arredato a livello alberghiero tutte le camere di degenza, perché abbiamo rispetto dei malati. In questo periodo siamo impegnati a valorizzare le risorse umane, che sono il cardine di qualsiasi struttura sanitaria. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo l’idea di un corso di formazione tenuto dal professor Robert Jhonson, grande professionista e consulente internazionale. Avere degli operatori sanitari formati soprattutto nel campo della comunicazione, significa mettere le basi per un rapporto migliore con le persone che vengono in ospedale. Come Fondazione Ospedale Alba-Bra vogliamo contribuire a realizzare una struttura “Glocal”, capace di guardare al Mondo ma anche di mantenere le caratteristiche dell’ospedale di campagna, ricco di umanità, dove le persone si sentano a casa, soprattutto nel momento della sofferenza».

L’idea di un master nel nosocomio verdunese è nata grazie all’intuizione del dottor Enrico Ravera, primario del reparto rianimazione, legato a Jhonson da un forte legame di stima e amicizia: «Molti dei problemi che incontriamo nella pratica professionale derivano da una cattiva comunicazione. Predisposizione, tempo e mancanza di formazione sono spesso alla radice del problema. Imparando a comunicare in modo efficace, possiamo prevenire l’escalation delle incomprensioni e rendere la nostra vita e il nostro lavoro migliori».

Una proposta che è stata subito accolta con favore dalla direzione dell’Asl Cn2, a cominciare dal direttore generale Massimo Veglio che ha partecipato alla prima lezione: «A inizio carriera frequentai un corso sulla comunicazione terapeutica e sul rapporto medico paziente. A distanza di molti anni, ricordo con favore l’insegnamento trasmessomi che mi è rimasto e sono certo rimarrà per sempre. Gli studi condotti negli ultimi tre decenni mostrano che la capacità degli operatori sanitari di lavorare in gruppo, spiegare, ascoltare ed empatizzare può avere un profondo effetto sugli esiti di salute biologica e funzionale, nonché sulla soddisfazione del paziente e sull’esperienza di cura».

Veglio sottolinea come la mancanza di dialogo sia spesso alla base delle difficoltà nei rapporti con i pazienti: «Secondo il Tribunale del malato, in circa 8 casi su 10, i cittadini segnalano poca sensibilità nell’ascolto o poca empatia. D’altro canto, circa 1 medico su 3 ritiene insufficiente o inadeguato il tempo a disposizione per la cura. Con queste premesse, con l’intento di distinguerci, di salvaguardare il sistema sanitario pubblico, che è e deve essere fattore di sviluppo e di ricchezza e, non meno importante, per migliorare il rapporto medico paziente, ci siamo impegnati in questo percorso durato otto mesi con Robert Jhonson a cui va la mia stima e gratitudine».

Il direttore generale dell’Asl Cn2 conclude: «Volevo fortemente che il corso fosse tenuto direttamente dal professor Jhonson e non da uno dei suoi docenti. La presenza del motivatore e maestro di vita è stata un valore aggiunto che ha garantito il successo del master. Tirando le somme siamo entusiasti dell’esperienza e soprattutto dei risultati raggiunti, risultati tangibili e misurabili»

Ravera precisa: «Robert Jhonson oltre ad essere un collega, con la sua preparazione multidisciplinare, con la sua umanità ed umiltà ha saputo aiutarci a interpretare i mutamenti attraverso visioni nuove e coraggiose, ma soprattutto ha saputo valorizzare la natura intellettuale della professione medica. Coinvolgere un esperto come Robert Jhonson per parlare ai medici è essenziale per condurre il processo di evoluzione sanitaria e sociale. Il nostro ospedale è impegnato in sfide sempre più stringenti. In ospedale, ci piace miscelare esperienze di apprendimento diverse, che puntino ai temi fondamentali della nostra vita, non solo del lavoro. Il Master con Robert Jhonson va in questa direzione: distinguerci e cambiare sempre in meglio».

“Distinguersi o estinguersi” è, infatti, la filosofia di Robert Jhonson, una formula elaborata in decenni di esperienza, che lo ha reso famoso nel mondo medico economico e sociale.

Sarà lo stesso professor Jhonson a illustrare i risultati principali del master nella conferenza stampa fissata lunedì 27 giugno alle 11 nell’auditorium dell’ospedale. Contestualmente saranno consegnati gli attestati ai partecipanti e saranno loro stessi a raccontare l’esperienza vissuta.

Perché la comunicazione è vitale per la professione medica

1. Si stima un terzo degli adulti con malattia confermata abbia sottoutilizzato i farmaci prescritti a causa di problemi di costi, incomprensioni o sfiducia; tuttavia, non riescono a comunicare queste informazioni al medico.

2. Meno della metà dei pazienti ricoverati potrebbe identificare i propri farmaci, diagnosi, o i nomi dei propri medici/infermieri alla dimissione, indice di una comunicazione inefficace con i propri terapeuti.

3. Un medico può condurre fino a 150.000 colloqui con i pazienti durante una carriera tipica. Se considerata come una procedura sanitaria, il colloquio con il paziente è la procedura più utilizzata dal medico. Tuttavia, la formazione sulla comunicazione per i medici e altri professionisti sanitari storicamente ha ricevuto molta meno attenzione durante il processo di formazione rispetto ad altri compiti clinici.

4. La maggior parte delle decisioni diagnostiche deriva dalla componente anamnestica dell’intervista. Tuttavia, gli studi sulle visite medico-paziente rivelano che ai pazienti spesso non viene fornito l’opportunità o il tempo per raccontare la loro storia, spesso a causa di interruzioni e interferenze che compromettono l’accuratezza diagnostica. Storie incomplete portano a dati incompleti su cui vengono prese le decisioni cliniche. Quando l’operatore sanitario si distrae o non presta attenzione, il paziente può concludere che ciò che sta dicendo non è importante e così può essere reticente a offrire informazioni aggiuntive.

5. L’aderenza è definita come la misura in cui il comportamento di un paziente corrisponde alle raccomandazioni concordate da un operatore sanitario. Certamente, siamo tutti consapevoli dell’enorme problema della non aderenza all’assistenza sanitaria. Ad esempio, un sondaggio sulla qualità dell’assistenza sanitaria condotto dal fondo del Commonwealth ha rilevato che il 25% dei pazienti dichiara di non aver seguito il consiglio del proprio medico e fornisce i motivi citati in questo sondaggio:

– Il 35% non era d’accordo con ciò che il medico voleva fare (in termini di trattamento raccomandato),
– il 21% era preoccupato per i costi,
– il 19% ha trovato le istruzioni troppo difficili da seguire,
– il 17% che fosse contro le proprie convinzioni personali,
– e il 8% ha riferito di non aver capito cosa avrebbe dovuto fare.

6. Soddisfazione del paziente. Gli elementi fondamentali che comprendono la soddisfazione del paziente includono:
– Aspettative: fornire al paziente l’opportunità di raccontare la propria storia.
– Comunicazione: la soddisfazione del paziente aumenta quando i membri del team sanitario prendono sul serio il problema, spiegano chiaramente le informazioni, sono d’esempio sia negli atteggiamenti sia nello stile di vita, cercano di comprendere l’esperienza del paziente e forniscono opzioni praticabili.
– Controllo: la soddisfazione del paziente migliora quando i pazienti sono incoraggiati a esprimere le proprie idee, aspettative e desideri.
– Processo decisionale: la soddisfazione del paziente aumenta quando viene riconosciuta l’importanza del suo contesto sociale e mentale tanto quanto il suo stato fisico.
– Tempo impiegato: i tassi di soddisfazione dei pazienti sono migliorati con l’aumentare della durata della visita sanitaria.
– Team clinico: è chiaro che la prima preoccupazione del paziente è il suo medico, ma anche il team per il quale il medico lavora è essenziale.
– Richiami: la soddisfazione del paziente è aumentata, quando il team sanitario avvia richiami con scadenze regolari, sollevando il paziente da questa responsabilità.
– Continuità dell’assistenza: il paziente è soddisfatto quando si sente seguito dall’operatore sanitario.
– Dignità: i pazienti trattati con rispetto e invitati ad essere partecipi nelle loro decisioni sanitarie riportano una maggiore soddisfazione.

7. Soddisfazione del team: perché è importante la soddisfazione del team? La comunicazione tra i membri del team sanitario influenza la qualità dei rapporti di lavoro, la soddisfazione sul lavoro ha un profondo impatto sulla sicurezza del paziente.
Quando la comunicazione sui compiti e le responsabilità è fatta bene, le prove della ricerca hanno dimostrato una riduzione del turnover infermieristico e una maggiore soddisfazione sul lavoro, perché facilita una cultura del supporto reciproco.

8. Rischio di negligenza. Secondo Huntington e Kuhn, la “causa principale” dei reclami per negligenza è un’interruzione della comunicazione tra medico e paziente. Precedenti ricerche che hanno esaminato le deposizioni dei querelanti hanno rilevato che il 71% dei reclami per negligenza è stato segnalato a causa di un problema di rapporto medico-paziente. Un’ispezione più attenta ha rilevato che la maggior parte dei pazienti litigiosi percepiva il proprio medico come indifferente. Gli stessi ricercatori hanno scoperto che uno su quattro querelanti nei casi di negligenza ha riferito di aver fornito informazioni mediche inadeguate, con il 13% che citava uno scarso ascolto da parte del medico.

cs