Stefano Tassinari: «Posizione critica e negativa sui nuovi adempimenti burocratici e fiscali richiesti dalla riforma»

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Per Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale Acli con delega al Terzo Settore (in foto nell’altra pagina, in basso), la valutazione dell’associazione a livello nazionale, riguardo ai nuovi adempimenti burocratici e fiscali richiesti dalla riforma del Terzo Settore è critica e negativa.

«È quasi un anno che si chiedono delle profonde modifiche», dichiara, «e non ci sono state risposte; c’è troppa burocrazia, e tutta una serie di adempimenti a carico soprattutto dei più piccoli, per cui si finisce di snaturare il senso delle associazioni, le quali costituiscono la gran parte degli enti di Terzo Settore».

Secondo Tassinari, spazi per delle semplificazioni della normativa che possano salvaguardare le piccole realtà ci sono, ma occorre proseguire nella mobilitazione già iniziata con conferenze stampa e incontri con parlamentari europei e italiani.
«Vorremmo che si convocasse un’assemblea del Forum o altre iniziative con il Ministero di economia e finanza – dichiara -; sono state fatte delle proposte per migliorare soprattutto la parte fiscale della riforma, si è svolto un lavoro molto importante con il Ministero del lavoro, sono stati coinvolti tutti i soggetti del Terzo Settore e avanzate proposte unitarie, responsabili, in cui si è cercato un dialogo col Governo: ma tutto è rimasto bloccato e si ha la sensazione che ci sia, da parte del Ministero delle Finanze, il rifiuto di un accordo sulle proposte fatte, discusse e frutto di un ampio dialogo».

Tassinari richiama poi la questione dell’Iva: «Chiediamo l’esclusione dell’imposta per le associazioni, riconosciute sia dalla riforma sia dalla sentenza della Corte Costituzionale come soggetto che ha un valore di interesse generale molto importante per tutto il Paese. Le associazioni, se non svolgono attività commerciale (pensiamo ad un campo scout o a un oratorio), non possono essere considerate un’attività commerciale fatta verso l’esterno: è offensivo che queste esperienze siano considerate imprese mentre non lo sono».

Viste le difficoltà di ingresso nel Runts ci sarà bisogno di un’ulteriore modifica alle norme o almeno uno snellimento della burocrazia e per i documenti da presentare da parte dei soggetti piccoli: «Questo in parte è già stato fatto perché all’inizio la riforma prevedeva che tutti gli enti dovessero presentare il bilancio e il bilancio sociale, cosa che oggi è chiesta solo alle imprese sociali o agli enti sopra il milione di euro. Invece è stato stabilito che sotto il milione di euro non sia necessario presentare il bilancio sociale, e che sotto i 220.000 euro si possa fare semplicemente un rendiconto di cassa. Però, soprattutto per quanto riguarda i documenti da presentare, è importante prevedere per realtà molto piccole (sui 5.000 e 10.000 o 12.000 euro) che sono la maggioranza, ulteriori agevolazioni, anche perché sono già soggette a tutta una serie di ulteriori richieste: se si deve fare un minimo di festa servono le pratiche della privacy, della sicurezza, con certificazione che hanno, in origine, un senso logico, ma alla fine fanno sì che possano adeguarsi solo certi soggetti grossi e magari non sempre democratici. Il risultato è che avremo un minore protagonismo e vivacità della democrazia capillare sul territorio, vicina alla vita della gente, capace di coinvolgere i cittadini. Se non si faranno i necessari adeguamenti si verrà a creare un Terzo Settore di esperti, di addetti ai lavori, magari anche volontari, però molto slegato dalle tante persone semplici che ne costituiscono l’anima».

Per il vice presidente nazionale Acli, occorre intensificare la mobilitazione che già si sta facendo e per questo è importante che, anche a livello locale, si incontrino i parlamentari e si faccia presente la realtà dei fatti.