Sulla sua pagina Fa­cebook la giornalista francese Flo­rence Don­­narel mo­stra vo­lentieri le sue due ani­me: ta­lentuosa autrice di reportage di viaggi da una parte e appassionata amante del­l’Al­ta Lan­ga dall’altra. Tra le istantanee di un servizio nelle foreste dei Vosgi e una panoramica della città di Stra­sburgo di notte, campeggiano fotografie che la ritraggono ragazzina, in pantaloncini corti, con un gruppo di amici nelle campagne attorno a Murazzano. “Iglia­no. Qual­che anno fa” recita il te­sto a corredo di una foto, tra i commenti metà francesi e metà italiani: parlano di rivedersi e della nostalgia per quelle estati già lontane.

Florence, può raccontarci che cosa la lega al Piemonte?
«I miei bisnonni venivano da un paesino vicino a Mu­raz­zano, abbarbicato sulle colline dell’Alta Langa. Dopo la guer­ra, per motivi economici, decisero di emigrare in Fran­cia, a Nizza precisamente, dove aprirono un negozio di pasta. Gli affari andarono bene tanto da permettere a mio padre di studiare Me­di­cina a Marsiglia, dove poi nacqui io e dove tutt’ora vivo».

Per quale motivo dopo tanti anni torna sempre a passare le sue estati a Igliano?

«Lì ho passato gran parte della mia infanzia. Ricordo tutti i mesi di agosto trascorsi a giocare nel giardino con i miei fratelli, i miei cugini e mia nonna. Igliano è un posto emozionante per me, dove si possono ancora sentire gli odori della campagna: adoro quello delle more e delle prugne del mio vicino di casa. Tra queste colline meravigliose trovo il tempo di dedicarmi ai ricordi, di camminare e di condividere delle esperienze indimenticabili con mia figlia, che viene a Igliano da quando è nata e ha la mia stessa passione per questo luogo un po’ magico. Ci sono posti a cui so­no particolarmente legata, co­me alcuni sentieri che percorro ogni anno, la fontana dove andiamo a riempire le bot­ti­glie d’acqua e la piccola chiesa di San Luigi che, nonostante molti restauri è sempre rimasta la stessa».

Questa parte di Piemonte è co­nosciuta dai turisti francesi o un suo reportage sarebbe un vero e proprio “scoop”?
«Molti francesi non conoscono questa parte di Langa probabilmente perché è fuori dalle rotte più turistiche. D’al­tra parte c’è in me, assieme al­la voglia di scriverne, anche il desiderio di tenere questo angolo riservato, “segreto”. Questo è il dilemma che ha di fronte ogni giornalista di viaggi. Se dovessi scegliere un argomento da trattare sicuramente mi dedicherei alla gastronomia della tradizione. Ogni volta che torno a Mar­si­glia porto con me qualche noc­ciola, delle more, dei funghi e certamente del buon vino. Un’altra grande ricchezza è quella artistico-storica, con molti piccoli paesi che, pur essendo poco noti ai più, hanno un passato straordinario. Il fatto poi che Slow Food sia nato a Bra è già un ottimo incipit…».

Come giornalista freelance non saranno stati facili gli ultimi due anni.
«Per niente. L’aspetto positivo è che sono riuscita a concentrarmi sulla Francia e, vi­vendo a Marsiglia, in Pro­venza, ho approfondito tematiche interessanti sulla mia regione visto che, come in ogni Paese, il turismo locale ha visto toccare picchi mai raggiunti prima».

È cambiato il modo di scrivere di viaggi?
«Non credo che il lavoro in sé abbia subito modifiche. L’uni­ca differenza evidente è che ora ci si concentra di più sul fatto che i viaggiatori preferiscano rivolgersi verso mete più autentiche, lontane dal turismo di massa, che comunque non è mai stato il focus dei miei articoli. Alcune destinazioni – come quelle naturalistiche o i parchi nazionali – sono state recentemente ri­scoperte grazie proprio al forzato turismo di prossimità, ma non è facile avvicinarsi per un reportage perché le amministrazioni stesse temono i flussi di turisti eccessivi, già incentivati dai social media. A volte, infatti, è sufficiente che una persona nota pubblichi una foto di un bellissimo panorama perché in poche settimane questo luogo venga invaso dai visitatori».

Quando viene in Piemonte os­serva il paesaggio come una turista, una giornalista o una persona che torna a casa?

«Guardo le Langhe con passione direi, è un paesaggio vivo. Incontro persone che lavorano in condizioni piuttosto estreme: penso ai piccoli produttori di formaggio, agli allevatori che credono nella loro attività e non smettono di usare energia per migliorarla. È un territorio pieno di storie nel quale l’arte sbuca dove non te la aspetti, come nella Cappella delle Brunate, a La Morra, un’opera piena di co­lori in mezzo alle vigne, o alle panchine giganti sparse per le colline. Una terra nutrita da chi la vive, perfetta anche per i turisti francesi, attratti dal buon cibo come dalle storie ben raccontate».

Parla piemontese?

«Purtroppo no, molti amici che incontro in Italia vivono co­me me in Francia per cui non ho occasioni per praticare il dialetto. Quando siamo tutti insieme a Igliano la comunicazione è un piacevole mix di due lingue e un dialetto».

Il prossimo reportage?
«Sarà dedicato alla riviera fran­cese fino ad arrivare a quella italiana: andrò a Geno­va e poi a camminare sui sentieri delle Cinque Terre per la rivista Détour en France. Fi­no­­ra non è ancora accaduto ma prima o poi sono certa che riuscirò a portare l’argomento di un articolo fino alle mie amate Langhe».