«Il curioso caso delle enoteche di Barolo…»

La giornalista e scrittrice inglese Patricia Cleveland-Peck è rimasta colpita dai tanti negozi di vino presenti nel paese langarolo: «Luoghi straordinari con cibi divini»

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Il viaggio di IDEA “oltre confine” – per misurare la percezione che i Paesi esteri hanno del nostro territorio – prosegue nelle suggestive campagne del Sussex, in Inghilterra. Qui vive Patricia Cleveland-Peck, giornalista esperta di viaggi.

Patricia, se le diciamo Lan­ghe, Roero e Monferrato?
«Ci sono stata una sola volta, in occasione della Fiera In­ter­nazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Questa unica visita, tuttavia, mi è stata sufficiente per percepire il valore di quest’area».

Ci sono altre regioni del mondo che le ricordano le Langhe?
«Come scrittrice di viaggi, visito molti luoghi: ritengo che ciascuno sia speciale. Detto questo, le Langhe han­no carattere a sufficienza per evitare qualsiasi paragone».

Come valuta l’accoglienza ricevuta?
«Ho soggiornato in una struttura di Monforte d’Alba. Era una ex casa privata, da poco convertita in residenza per i turisti. Si trovava in cima alla collina. L’ho trovata molto confortevole e affascinante. La mia camera aveva il balcone che si affacciava su splendidi vigneti. Ho ricevuto un servizio cordiale ed efficiente. Quindi, il giudizio è più che positivo».

E quali sensazioni le hanno suscitato i prodotti enogastronomici albesi?

«Tartufi, vino, cioccolato, e non solo, sono eccellenze che meritano il plauso mondiale. Ovviamente, il tartufo bianco è il re indiscusso e confesso che una delle cose migliori della mia visita è stata proprio la ricerca del tartufo».

Impressioni?
«Ero particolarmente desiderosa di provare quest’esperienza ad Alba, visto che già l’avevo sperimentata sull’isola baltica di Gotland. Entram­be sono state affascinanti ma ad Alba c’è qualcosa in più, a partire dalla Fiera, in cui sono esposte decine e decine di ec­cellenze legate al tartufo e non solo e ci si può interfacciare con persone esperte ed estremamente qualificate che spiegano come gli esemplari in mostra vengono prima certificati e poi commercializzati».

Tartufo e non solo, diceva…
«Le Langhe producono alcuni dei migliori vini rossi che si possono trovare al mondo e hanno dei vigneti straordinari: Barbaresco, Nebbiolo, Dol­cetto e naturalmente il Ba­ro­lo, “l’apice”».

A proposito, conosce il comune di Barolo?

«Certo! Mi ha colpito il fatto che in un piccolo paese come Barolo ci siano così tante enoteche e nessun negozio di lus­so o di moda. Questa è la priorità delle Langhe!».

Citava anche il cioccolato.

«Come non citare il cioccolato e la Nutella, crema famosa in tutto il mondo che nasce dalle superbe nocciole locali».

Ci sono altri luoghi italiani a cui è legata?

«Amo l’Italia ed è difficile scegliere una città preferita. Dico comunque Venezia, Firenze, Lucca e Palermo: mi sono rimaste nel cuore principalmente per la loro bellezza ma anche per la loro storia. Ho poi fatto un viaggio meraviglioso nelle Marche, un’area che ha tutte le caratteristiche che immagini di trovare visitando l’Italia, ad eccezione della folla di turisti. In quell’occasione, ho anche avuto l’opportunità di soggiornare in alcuni suggestivi agriturismi e di scoprire sentieri in terra battuta. Ma c’è ancora un’altra considerazione…».

Prego, prosegua.
«Al di là degli aspetti paesaggistici, storici e culturali, sono le persone che rendono vivo un luogo e lo rendono indimenticabile».

Qual è l’aspetto più positivo che vorrebbe sottolineare della sua esperienza italiana?

«Lo stile di vita, il modo in cui voi italiani vivete determinati contesti e situazioni; ad esempio, un caffè tra amici al bar, una bella conversazione e, in generale, la sensibilità culturale. Inoltre, ov­via­mente, il buon cibo. Ho pranzato in maniera de­liziosa nel­le Lan­ghe. Ri­cordo il vitello tonnato, gli agnolotti al plin al Barolo, oltre a una cena di gala al ristorante stellato Piazza Duo­mo di Alba».

Da esperta di turismo, quali scenari dobbiamo attenderci?
«Molti accadimenti hanno “cospirato” contro il settore turistico negli ultimi anni. Il riscaldamento globale, la pandemia e ora la guerra in Ucraina che, oltre a essere una tragedia umanitaria, metterà a dura prova diversi Paesi. Detto ciò, non credo che i viaggi si fermeranno: voler esplorare ciò che si trova oltre il proprio cortile non è solo un desiderio universale, ma ormai, per molte persone, un’abitudine. Vivia­mo in un’epoca in cui viaggiare non è più – per fortuna – un raro privilegio per ricchi: questa è l’era del turismo di massa a basso costo».

Ciò cosa determinerà?

«Le persone vorranno ancora viaggiare, ma forse acquisiranno consapevolezza del fatto che ha senso farlo in maniera sostenibile».

Ovvero?
«Occorrono più “vacanze di prossimità” nei rispettivi Paesi e, quando possibile, più spostamenti “sostenibili”. Quest’anno, da Dover, in Inghilterra, mi sono recata al Circolo Polare Artico in nave. Oppure posso prendere l’Eu­ro­stat a Londra e raggiungere Parigi per l’ora di pranzo e l’Italia per la sera».

Quali altre strategie occorre mettere in atto?

«Credo che costituiscano delle buone opportunità i progetti sviluppati in sinergia tra i vari Paesi. In questo senso, credo che anche eventuali future iniziative di collaborazione tra Inghilterra e Italia possano determinare effetti positivi».