«Con i nostri canali mandiamo messaggi per crescere tutti»

Da giornalista a manager per temi come l’inclusione: «Usiamo la nostra voce di media company che vuole anche avere un ruolo positivo nella società. E intanto cambiamo i codici dello storytelling con produzioni italiane di successo»

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Dopo aver diretto la redazione di Sky Tg24, Sarah Varetto è oggi Evp Communications, Inclusion & Bigger Picture di Sky Italia. Una definizione innovativa che comprende responsabilità gestionali oltre che sensibilità professionali e umane. «Nel mio lavoro di direttore di Sky Tg24, c’era già una forte componente manageriale – spiega Varetto – e negli anni mi è capitato di lavorare in gruppi di matrice anglosassone dove si ragiona a 360 gradi con maggiori responsabilità gestionali e di budget, non solo editoriali. È stato quindi un passaggio naturale, grazie anche ai tanti anni di giornalismo economico. Esperienze preziose per questa nuova sfida nella comunicazione corporate e di prodotto. E poi… gioco in casa, da sempre sono appassionata del prodotto Sky: costruire progetti e nuovi contenuti mi appassiona, così come i temi della sostenibilità ambientale e sociale, diversity e inclusione. Sono interessi che coltivavo già nel mio privato e sono diventati parti importanti del mio lavoro, come dell’attività di Sky».

Entriamo nel merito: ha parlato di questa mission (hate speech e sue conseguenze) in una recente audizione in Senato.
«Abbiamo descritto le nostre attività, il lavoro svolto con il Ministero dell’Istruzione e una serie di iniziative nelle giornate contro il cyberbullismo, eventi nelle scuole su temi importanti come l’interpretazione e l’uso dei social media. Inoltre i nostri messaggi non sono veicolati solo attraverso le nostre testate, ma anche con contenuti diversi diretti a un pubblico molto giovane, come nel caso di X-Factor e coinvolgiamo anche i talent».

Come si affronta il tema della sostenibilità ambientale?
«Ci siamo fatti portavoce di una serie di campagne e l’ultima è Sky Zero: ci impegniamo come azienda ad abbattere entro il 2030 almeno la metà delle emissioni dirette e indirette e a compensare il resto con attività di piantumazione. Anche con una policy delle energie rinnovabili, dell’abbattimento dei consumi e sui materiali. Abbiamo eliminato la plastica monouso da tutte le nostre sedi, abbiamo materiali eco-friendly. Sky Zero ci porta a cambiare il modo di vedere il problema, usiamo la nostra voce di media company che punta sì al profitto, ma che vuole anche avere un ruolo positivo nella società, diventando una “force for good” per il luogo dove opera».

Questa attenzione produce ef­­fetti anche sui vostri prodotti?
«Sul fronte delle produzioni originali, abbiamo girato la prima serie a emissioni zero con Matteo Rovere, per “Romulus 2”, senza alcun impatto. Su Sky Nature cerchiamo di capire anche i rischi del cambiamento climatico e puntiamo ai messaggi positivi grazie a Francesca Michielin, il nostro volto per una vita sostenibile. Ci rivolgiamo a una platea diversa rispetto ai canali tradizionali o ai tg. In “MasterChef” per esempio, abbiamo dato il messaggio contro lo spreco alimentare».

Il giornalismo comprende finalmente la sua dimensione anche etica?
«Pensiamo al tema enorme della responsabilità delle piattaforme online, del vuoto legislativo che finora le ha lasciate neutrali, senza responsabilità per la distorsione delle notizie, quindi derive come l’hate speech e il cyberbullismo. Abbia­mo visto quanto le fake news possono essere pericolose nella crisi del modello democratico, la commissione europea ha già emanato una direttiva, recepita nel nostro Paese per una prima tutela di noi utenti. Sono questioni da cui i giornalisti non devono prescindere».

Altro tema urgente, quello delle diversità. Come le raccontate?

«È importante una corretta rappresentazione delle diverse anime della società, sempre più complessa. Le differenze di etnia, di preferenze sessuali, di religione devono trovare spazio nel racconto televisivo e cinematografico. Questo facilita l’identificazione, ma è prezioso anche nella comunicazione interna, perché così Sky mantiene la sua attrattiva di luogo inclusivo dove ognuno può esprimere se stesso. Inclusività nelle diversità. È qualcosa che porta valore. In generale in tutte le realtà lavorative, ma ancor di più per un’azienda creativa come la nostra».

E Sky Italia riesce a distinguersi in fatto di creatività nel panorama internazionale?
«Abbiamo cambiato i codici dei linguaggi e dello storytelling con “Romanzo criminale” e “Gomorra”, produzioni italiane sul mercato mondiale. Questo ci ha dato forza e così oggi possiamo fare scelte coraggiose come per “Il Re” con Luca Zingaretti, attore di talento straordinario. Ci sono idee italiane che portano a produzioni internazionali come “Diavoli”, che presentiamo in questi giorni e sarà in onda a fine aprile, nata dal libro di Guido Maria Brera e con Alessandro Borghi nel cast».

Quanto è cambiato, nel contesto attuale, il ruolo del giornalista?
«Si era detto che, con il proliferare di Internet, il giornalista non sarebbe più stato indispensabile. Invece è diventato ancora più centrale per la capacità di distinguere le fonti, le informazioni corrette. È un garante dell’informazione, un antidoto alle fake news. Ma deve sapersi adattare sempre più ai nuovi strumenti, al giornalismo “data driven” che va oltre i fatti. E una media company come la nostra deve dare voce a messaggi positivi, anche nello sport: per il fairplay, contro il razzismo. Noi ci confrontiamo con l’Uefa su questi temi».

A proposito: lo sport è un punto di forza per Sky.
«Da sempre puntiamo moltissimo su un racconto sportivo di qualità e caratterizzante. In questo momento stiamo investendo molto sul tennis, che sta vivendo un momento d’oro in Italia. La finale di Wimbledon l’anno scorso con Berrettini trasmessa su Sky Sport e TV8, è stato il match di tennis più visto di tutti i tempi in Italia. Ora continuiamo con gli In­ternazionali d’Italia, ancora Wimbledon e il circuito Atp con le finali di Torino. Passando ai motori, in F1 ad esempio stiamo raccontando il grande ritorno della Ferrari».

Oggi l’attualità è tristemente legata ai venti di guerra…

«I colleghi di SkyTg24 stanno facendo un lavoro incredibile, fornendo aggiornamenti puntuali e chiavi di lettura per far capire quello che sta accadendo ai tanti telespettatori che li seguono. I nostri tanti documentari disponibili sul tema aiutano anche a capire com’era prima del conflitto la Russia di Putin, fornendo una bussola per interpretare le immagini attuali».

Il bravo giornalista oggi quali doti deve avere?
«Una grande dimestichezza con il mondo digitale e la capacità di selezionare le fonti. Perché le fake news ci sono sempre state, ma il livello di sofisticazione e di capacità di amplificazione sono cresciute enormemente e le competenze di chi fa comunicazione su questi temi devono essere altrettanto sofisticate».

Lei è torinese, ha visto quella scritta su piazza San Carlo dedicata alla salvaguardia del nostro pianeta?
«Mi è sembrata particolare. Ci sono tanti modi per ricordare che non abbiamo un pianeta B e dobbiamo occuparci del problema seriamente. Il tempo stringe e la vita sostenibile non comporta sacrifici, solo abitudini migliori».

Se le dico Alba, cosa le viene in mente?
«Ho lasciato il Piemonte per motivi di lavoro ma ci torno spesso e conservo bellissimi ricordi di Alba e delle Langhe, e poi se posso concludere con una nota più leggera, credo che il Piemonte abbia una gastronomia senza eguali e non c’è nulla come il tartufo bianco…».