Sabrina la romana che vince sempre essendo se stessa

Anche a Sanremo la splendida Ferilli è stata autentica. Una vita e una carriera all’insegna della leggerezza, con ironia e femminilità

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Leggerezza, ironia e femminilità: ci ha pensato Sabrina Fe­rilli, la famosa attrice italiana originaria di Fiano Romano, a portare tutto questo sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo. Una partecipazione all’insegna della semplicità e ce n’era bisogno. Non ha voluto proporre un vero e proprio monologo, ma ha detto: «Scegliere un tema è sempre particolare. Ho pensato se fare un monologo sugli uomini che comandano, poi ho rinunciato. Ho pensato di par­lare della bellezza, ma so­no quattro giorni che mangio radici per stare qua e devo es­sere credibile. Dicono che la bellezza capita, ma ci devi pure tanto lavorare. Parliamo di amori, allora? Ma neanche quello mi sembrava il caso. Avrei potuto fare la virologa, l’esperta di calcio o di altro, ma serve competenza quando si dice qualcosa. Tutti parlano di tutto ormai. Ho pensato, ma perché devo innalzarmi per giustificare la mia presenza qua? Ho pensato che sto qui per la mia carriera, sono qui per questo. Ci ho messo la tenacia per prendermi quello che ho avuto. Ho scelto la strada della leggerezza perché, come diceva Calvino, bisogna saper planare sulle cose con un cuore senza macigni. La leggerezza non è superficialità». Appunto. E come giustamente dice, la sua partecipazione se l’è guadagnata con la carriera, il lavoro. E tanto basta. I presunti screzi con Amadeus? Nulla da rimarcare.
Sabrina Ferilli arriva da una famiglia semplice di Fiano Romano. Ha frequentato il liceo classico e, dopo aver ten­tato senza successo di en­trare al Centro Sperimentale di Cinematografia della capitale, ha iniziato la carriera di attrice in parti secondarie, come in “Caramelle da uno sconosciuto” e “Il volpone”.
La notorietà arriva nella pri­ma metà degli anni ’90. Nel 1993 affianca Jerry Calà in “Diario di un vizio” di Marco Ferreri. Poi, nel 1994, è protagonista de “La bella vita”: diretta dall’esordiente Paolo Virzì, vince il Nastro d’Ar­gento e ottiene la nomination al David di Donatello. Nel 1996, anno in cui conduce il Festival di Sanremo insieme a Baudo e Valeria Mazza, è nel cast del film drammatico “Vi­te strozzate”, così come delle commedie “Ferie d’agosto” e “Ritorno a casa Gori”. Due an­ni dopo, è protagonista di “Tu ridi” dei Fratelli Taviani e de “Il signor Quindicipalle” di Francesco Nuti. Dalla fine del decennio si è alternata tra ci­nema e televisione, partecipando a numerose fiction.
Della sua vita privata è sempre stata gelosa. È stata sposata con l’avvocato Andrea Pe­rone dal 2003 al 2005. Dal 2011 è moglie del manager Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo e fondatore di Itabus. Non ha figli. «Non me la sono sentita. Ho tentato di adottarne uno, ma non c’è stata fortuna, alla fine le cose sono andate come do­vevano andare e non ne ho fatto una malattia», ha detto in un’intervista.
Amicissima di Maria De Fi­lippi, è una grande tifosa della Roma. Fu per mantenere una promessa, per festeggiare lo Scudetto vinto dalla sua squadra del cuore, il 24 giugno 2001, che fece uno spogliarello al Circo Massimo, da­vanti a migliaia di tifosi. Nella sua carriera ha interpretato anche ruoli “scomodi” e non semplici, come nel 2015 quando è stata protagonista, insieme a Margherita Buy, del­la pellicola “Io e lei” di Maria Sole Tognazzi, «pudico, gentile ma lontanissimo omaggio» a “Il vizietto”: le due interpretano infatti una coppia omosessuale. «Era molto nervosa, così ho fatto comprare un fiasco di grappa e ce lo siamo bevuto»: scherzando, Sabrina Ferilli ha ri­cordato così le riprese della scena del bacio in ascensore con Margherita Buy.
Sempre simpatica, con la battuta pronta che riesce a strappare un sorriso. Sempre se stessa, autentica.
Magistrale la sua interpretazione di Ramona in “La grande bellezza” di Paolo Sor­rentino. Qualcuno l’ha paragonata ad Anna Magnani. Sabrina Ferilli è un’attrice non banale: era già stata apprezzata nei panni dell’avvocato Angela Guarnera, la compagna di Rosario Li­va­tino, ne “Il giudice ragazzino”, senza contare la splendida e allucinata interpretazione di Daniela in “Tutta la vita davanti”, ancora con Virzì alla regia.
Insomma, non una semplice soubrette, ma un’attrice vera, capace di infondere nei suoi personaggi una carica di bella umanità.