«Difficile una aso unica per la Granda. Si punta sulle “case della salute”»

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Nel corso dell’incontro promosso dal­l’Or­dine dei Medici di Cuneo si è cercato di andare “oltre” il Covid. Si è parlato pure di Pia­no Sa­nitario Regio­nale: pos­sibile ipotizzare due Asl provinciali, una ospedaliera e una territoriale? Scettico l’as­sessore piemontese alla Sa­­nità Luigi Icar­di: «È molto complesso dal punto di vista economico-fi­­nanziario. Una uni­­ca Aso provinciale comprensiva di tutti gli ospedali sa­rebbe di difficile ge­stione, non solo sul territorio di Cu­neo. Non è una riforma facile; si tratta di una riforma strutturale costosa che al mo­men­to non è all’ordine del gior­­no». Altro tema: il Piano Nazionale di Ripresa e Re­silienza e le risorse da spendere in materia di sanità. «Ab­­­biamo finanziamenti per realizzare le “case” e gli “o­spedali di co­munità”, oltre alle centrali ope­rative di raccordo che serviranno per la gestione dei pazienti. Con dei parametri pre­­cisi: stiamo fa­cendo degli studi per portare i servizi dove ci sono utenti. Le singole aree di territorio, che andremo a definire, avranno a disposizione una “casa della salute”, che sarà dislocata secondo la proposta dell’azienda sanitaria, appositamente valutata dai tecnici del­l’As­ses­­sorato e con­­divisa con l’As­sem­­blea dei Sin­­da­ci dell’Asl. La ve­ra sfi­da, al di là della com­ponente edilizia, sa­­rà quella sul personale da assegnare alle strut­­ture, considerando che ven­­gono previsti, ad esempio, otto “in­­­fer­mie­ri di comunità” ogni 50mila abitanti e che sarà ne­cessario modificare i tetti di spe­sa per i dipendenti».