Il Rotary Club Canale-Roero affronta il tema del paesaggio rurale e accoglie due nuovi soci d’elite

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Il paesaggio? Un elemento “vivente”, di cui tenere conto nel proprio evolversi, tra natura e tocco dell’uomo, in una costante ricerca di equilibrio tra ambiente e tocco dell’uomo. Non solo per ragioni estetiche e “turistiche”: e sì che un territorio curato, vissuto da persone che hanno la consapevolezza dei suoi valori, non è solo fonte di cibo e di attrattiva.

L’agricoltore, in definitiva, ne è il primo custode: parola della dottoressa Federica Larcher del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari della Università di Torino, ospite dell’ultima serata del Rotary Club Canale-Roero tenuta presso l’accogliente cornice del ristorante “Miralanghe” di Guarene.

Di fronte al nuovo presidente Enrico Conterno, oltre che di un’attenta platea, la docente ha parlato de “I paesaggi rurali come patrimonio bio-culturale”. Ossia, un argomento-cardine in un’area che quotidianamente si confronta con le prospettive legate all’Unesco, ma anche con una volontà di crescita per cui diventa fondamentale mantenere il rapporto con ambiente e radici.

Anche perché: «E’ proprio dai paesaggi vitivinicoli, riconosciuti come patrimonio mondiale dell’umanità, che si è impressa la svolta nella storia dei siti-Unesco: in un’Europa che al Nord, già da anni, trovava le proprie eccellenze su questo fronte. Mentre, nel Sud e in particolare in Italia, l’attenzione era recata maggiormente verso i luoghi con una vocazione letteraria, culturale, artistica».

La sensazione è che, con il passare del tempo, sia mutata radicalmente la coscienza su queste suggestioni: «Del resto, la stessa Convenzione internazionale dell’Unesco (guarda caso, sottoscritta da molti Paesi, tranne che dalla Germania, ndr) definisce il paesaggio come una porzione di territorio così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e umani, e dalle loro interrelazioni».

Dunque: il contesto che circonda l’uomo, e viceversa. Uniti a doppio nodo, come per dire “anche noi siamo il nostro paesaggio”. Ma sono occorsi anni, per capirlo: ora, la buona strada pare tracciata.

«Probabilmente -ha spiegato la Larcher- un tempo chi lavorava la terra non aveva tutta questa percezione del paesaggio: quest’ultimo ne è stato per lunghi anni una semplice esternalità positiva. Poi, si è compreso un fatto che io stessa ripeto spesso ai miei allievi: e cioé, che il paesaggio “si crea”, non ci si limita ad osservarlo».

Lo si è compreso anche agli albori del progetto Langhe-Roero e Monferrato Unesco, a partire dalla volontà della famiglia Gancia in qualità di prima fautrice di tale piano: quando l’obiettivo era quello di far assurgere a tale riconoscimento essenzialmente le cantine storiche. E’ servito un passo ulteriore, alle origini, verso i luoghi strettamente correlati: e quindi, le vigne stesse. «E i risultati sono arrivati: cercando sempre quel trinomio fatto di autenticità, integrità e sostenibilità che può rendere “grande” una terra, un luogo. Ma anche le persone che lo vivono».

L’evento è stato anche motivo per accogliere due nuovi soci: Stefano Saffirio -presentato dallo stesso leader Conterno- e Andrea Cauda, sindaco di Montà e a capo dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero, introdotto dal socio Gianluca Costa. Due innesti di valore: per un Club vivace, che promette e mantiene nel segno del proprio territorio. La porta è spalancata, per nuove sinergie.

Paolo Destefanis