«Sono attratto da tutto ciò che va spiegato»

Il fisico nucleare cuneese Gabriele Gaetano Fronzé spiega il suo amore per la ricerca

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«La ricerca è il sale del progresso». Il mot­to ben rappresenta la dedizione nei confronti della scienza di Gabriele Gaetano Fronzé, saviglianese di origine, che si occupa di fisica nucleare.

Gabriele, da cosa nasce l’amore per la scienza?
«Sono sempre stato attratto da tutto ciò che non era facilmente comprensibile e mi ha sempre attirato il dover in qualche modo riuscire a dare una spiegazione logica e matematica alle cose. E come arrivare a un risultato se non utilizzando la fisica?».

Che bambino era?
«Ero curioso. Mi piaceva os­servare i ragazzi alle prese con i libri di astronomia e di scienze. Ricordo che il mio vicino di casa, più grande di me, mentre studiava, leggeva ad alta voce le pagine del li­bro. Io ascoltavo quelle parole rapito e mi immergevo in ciò che rappresentavo nella men­te attraverso l’immaginazione. Allora erano solo disegni confusi nella mia piccola testa, ma mi hanno dato le basi per spingermi oltre da adolescente».

Da che cosa è stata determinata questa spinta?

«Di certo ha contribuito il fatto che ho avuto una grossa opportunità alle scuole superiori. Il professor Gianni Longhi, molto conosciuto nel Cuneese, ha tenuto un corso di fisica mo­derna. In quel momento ho capito che la mia strada non poteva che essere la fisica in tutte le sue sfaccettature».

Quali studi ha completato?
«Dopo le scuole superiori, mi sono iscritto alla Facoltà di Fisica dell’Università degli studi di Torino, e una volta conseguita la laurea magistrale in Fisica Nucleare, mi sono iscritto a un Dottorato di Ricerca in Fisica in cotutela tra UniTo e l’IMT Atlantique di Nantes in Francia».

Cosa rappresenta la ricerca per un Paese come il nostro?
«La ricerca è qualcosa che in uno Stato è fondamentale. I ricercatori hanno da sempre, una capacità di lavorare e guardare fuori dagli schemi che è pazzesca. Servono però fondi consistenti per un mondo che ha la potenzialità di produrre innovazione in ogni ambito. Si pensi alla ricerca puramente tecnologica e scientifica, fino ad arrivare a quella in campo medico. Non ci fosse ricerca non ci sarebbe innovazione e progresso».

Qual è il suo lavoro in tale ambito?
«Attualmente mi occupo di esperimenti di fisica, e do ai miei colleghi, quegli strumenti informatici che gli permettono di fare progressi e di ottenere dei risultati».

A quali ricerche si è dedicato sinora?
«Durante il dottorato ho lavorato a un esperimento di fisica delle alte energie dell’Lhc al Cern chiamato Alice. Da tre anni sono un post-doc in un esperimento di onde gravitazionali che si chiama Virgo e che fa parte di una rete di osservatori in giro per il mondo che si chiama Ligo-Virgo-Kagra».

Come si definisce come persona?
«Penso di essere un inguaribile curioso. Mi piace moltissimo affrontare un problema sviscerandolo in tutte le maniere possibili. Io ho un approccio particolare. Molto raramente invento metodi completamente nuovi per trovare una soluzione. Preferisco scomporre il problema in problemini più semplici e facili da affrontare e sui quali i metodi che già conosco permettono di trovare una soluzione rapidamente».

Come ha coniugato la vita lavorativa con quella privata?
«Ho avuto la fortuna di conoscere una ragazza molto simile a me. La mia fidanzata è una docente di Tedesco e parla 7 lingue, una “testa matta” come me. Ci completiamo moltissimo e abbiamo la curiosità che muove tutte le nostre azioni».

Come si vede tra qualche anno?
«Sono sicuro che il progetto della mia startup, sulla quale ho lavorato tanto, partirà prossimamente. A quel punto la soddisfazione più grossa sarebbe quella di creare un futuro per la mia e per tante altre famiglie, dando un lavoro appassionante a tante persone. E magari, un giorno, anche a tanti altri ricercatori curiosi come me».