“Maratona di New York”: una prova atletica oltre che recitativa ancora molto amata

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E poi c’è Maratona. Quando rifate Maratona. Da quanto non rifate Maratona. Glielo chiedono gli amici e gli amici degli amici. Maratona di New York. Un’ora e mezza ininterrotta di corsa sul posto. Recitando. Non è uno scherzo. È proprio uno spettacolo. Anzi uno spettacolo cult. Un testo scritto da Edoardo Erba nel 1991 e tradotto in diciotto lingue, rappresentato in tutto il mondo, dalla Cina all’Australia, dalla Russia al Sudamerica. In scena due amici, Mario e Steve, impegnati in una corsa che solo corsa non è. Maratona infatti è una metafora della vita, aspra e dolcissima, onirica eppure terribilmente reale. Ma non è per tutti. Non questa maratona. Qui si chiede agli attori una prova estrema di spirito e corpo, attorcigliati. Come quella di Giorgio e Cristian Giammarini, amici da una vita, già eletti dal loro maestro Luca Ronconi per essere Oreste e Pilade nel saggio di diploma. Quella di Maratona è una scommessa vinta, nata quasi per caso, che doveva durare tre giorni e invece resiste da ben sei anni, rinnovata spesso per altrui volontà. L’ultima notizia arriva da Trieste che ha inserito lo spettacolo nel cartellone di Trieste Estate. L’appuntamento è per inizio settembre. Appena in tempo per allenarsi. «Speriamo mi reggano ancora le gambe», dice Lupano, cinquantenne, che, buon per lui, è un patito del Crossfit. E invece Cristian? «No, Cristian ce la fa senza Crossfit: ha due anni di meno».

Articolo a cura di Alessandra Bernocco