IL FATTO
Tra gli effetti del Covid c’è anche lo stop alla tradizione consolidata dei film da gustare nelle sale cinematografiche: la sapremo ritrovare?

Recentemente è arrivato il riconoscimento più prestigioso, il Da­vid di Donatello dedicato alla sezione Giovani. Per il regista Francesco Ama­to, nato a Torino e cre­sciu­to a Bra, è stata una con­ferma significativa qua­si al culmine di una car­rie­ra che sta diventando sempre più luminosa.
In particolare, l’ultimo premio coincide con il film “18 regali”, interpretato da Vittoria Puccini, Edo­ar­do Leo, Marco Messeri e Be­nedetta Porcaroli.
Un successo di pubblico e di critica per una storia trat­ta da una vicenda di vi­ta reale, molto toccante, quella di Elisa Girotto, la don­na a cui il racconto del film è ispirato: quando ca­pisce di avere un male in­cu­rabile, decide di confezionare 18 regali, uno per ogni anno di vita della figlia che porta in grembo, fino alla sua maggiore età. «È stato un grande successo. Oltre le aspettative? Non ne avevo, in realtà. Ma il film ha intercettato il gradimento del pubblico e non solo di quello nazionale. Siamo stati fortunati: la pellicola è uscita giusto prima della pandemia e poi ci ha pensato Netflix a diffonderla in tutto il mon­do», ha dichiarato il regista. Che aggiunge, a proposito del David: «Non era la prima volta che ero candidato, ma è stata un’emozione diversa a causa del Covid. Al di là del premio, nelle altre edizioni c’era un’atmosfera di festa e tanti abbracci. Questa se­rata, invece, è rimasta “impacchettata” dalla disciplina e dai distanziamenti. Niente feste. È stato comunque un momento bel­­lissimo, che non mi sa­rei mai aspettato».
E sul film: «Continua a cam­minare da solo, la cosa bella è che sia piaciuto così tanto ai ragazzi; si sono sentiti rappresentati da Benedetta Porcaroli. È bello pensare che il racconto di un lutto possa incontrare il gusto delle nuo­ve generazioni, è un messaggio che spero l’industria cinematografica sap­pia cogliere».
A proposito, Amato dice una cosa interessante sul futuro del cinema nelle sale: «Il problema non è tanto rappresentato dal coronavirus, quando dal fatto che il cinema vive da ottobre a Pasqua. Un po’ come lo sci, per intenderci. L’industria deve capire che d’estate in Italia nessuno va al cinema. In ogni caso il prossimo autunno sarà il momento di verifica per tutto il nostro movimento. L’at­tenzione nei confronti del­le nuove pellicole che verranno lanciate andrà di pari passo con il procedere della campagna vaccinale».
Il regista braidese d’adozione in questo momento è impegnato nella lavorazione della seconda stagione di “Imma Tataranni”, serie televisiva di genere poliziesco di cui sono previste altre otto puntate.
Un’ul­teriore sfida da portare avanti, un altro successo da coltivare.