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«Siamo legati da un rapporto indissolubile»

Nell’alluvione ’94 Pietro Ferrero elogiò chi aveva spalato via il fango dallo stabilimento di Alba

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A volte è sufficiente un “grazie” per comprendere la levatura e la visione di una persona. Il “grazie” rivolto, nel novembre del 1994, da Pietro Ferrero ai dipendenti del Gruppo e ai volontari che avevano sgomberato lo stabilimento albese dal fango lasciato dall’alluvione era un’ulteriore conferma del fatto che l’imprenditore allora 31enne avesse, proprio come dimostrerà poi in seguito anche il fratello Gio­vanni, la stessa stoffa del padre Mi­chele. Una stoffa nobile che mirava a creare un contesto lavorativo e, più in generale, una comunità dove a essere protagonisti non erano i numeri di bilancio bensì le persone. Alla luce di ciò, vale la pena ripercorrere il discorso tenuto in quell’occasione. «Ho voluto incontrarmi con voi per pochi minuti», ha esordito Pietro Ferrero, «per ringraziarvi dello sforzo e dell’impegno straordinario con cui sin dal primo momento, spontaneamente e con grande volontà, avete cominciato ad operare per ricostruire il nostro stabilimento di Alba. In questa città e in questa fabbrica è nata la nostra azienda e qui dovrà continuare a crescere. E il legame affettivo che lega me e la mia famiglia ad Alba risulta, se possibile, ancora rafforzato dalla splendida risposta che tutti voi avete fornito in questi giorni. Mi solleva il fatto che nella nostra azienda non ci siano state conseguenze fisiche per le persone, anche se non posso dimenticare, in questa giornata di lutto nazionale, le vittime di Alba causate dalla terribile alluvione. Dedicherò anche a loro lo sforzo di ricostruzione che anima la no­stra azienda e tutta Alba in questo momento. Sapete voi meglio di me», ha proseguito, «in quale situazione si trovino le nostre linee, le macchine, gli impianti e gli uffici. Il danno che abbiamo subito è enorme. A questo dobbiamo aggiungere gli ulteriori danni che deriveranno dal mancato rifornimento dei punti vendita, fatto particolarmente gra­ve in questo periodo di punta di lavoro per noi. Già sappiamo che con l’aiuto che ci sarà fornito dagli altri stabilimenti e soprattutto con lo sforzo che state compiendo voi, cercheremo di non compromettere la campagna natalizia. In questi anni, in tutti questi anni, come sapete, abbiamo sempre cercato di reagire al mercato concorrenza solo con i nostri mezzi. Può darsi che in questa occasione, per il tremendo colpo che abbiamo subito, saremo costretti a chiedere un aiuto agli organi competenti. Que­sto aiuto, se ci sarà fornito, lo dovremo considerare nient’altro che un contributo iniziale e temporaneo alla ricostruzione che già abbiamo avviato. Tutto questo deve servirci da spro­ne a moltiplicare, se an­cora possibile, gli sforzi per ri­prendere, nel più breve tem­po possibile, la normale attività per il nostro stabilimento di Alba. Questa mattina, leggendo un articolo che ci riguarda, sono stato colpito da un concetto che sicuramente era già presente ma che oggi, dopo quello che è successo, acquista ancora un maggiore valore: il rispetto reciproco. Dice un nostro dipendente che il rapporto che lega la Ferrero ai suoi uomini è il rispetto che lega reciprocamente. Non lo dice e non lo sente solo lui, lo dico io e lo sento anch’io, lo dice e lo vuole dimostrare l’azienda. Sarà nel segno di questo reciproco rispetto», ha concluso il dottor Pietro Ferrero, «di stima di gente che ha subito forti danni e forti emozioni, ma che ha carattere e uno spirito più forte di tutto il resto, che riusciremo insieme a superare questo mo­men­to difficilissimo e a ricostruire, in fretta, una Ferrero migliore di prima. Ad Alba».