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«L’Ospedale di Cuneo punta all’eccellenza»

Luigi Salvatico spiega il senso di una Fondazione, tra raccolta fondi e finanziamenti alla ricerca

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La scorsa settimana il nuovo Dpcm sugli investimenti dell’I­nail ha visto accolte tutte le richieste avanzate della Regione Piemonte nell’ambito dell’edilizia sanitaria, ovvero sei nuovi ospedali più la conferma per due già in programma, per un investimento complessivo di 1 miliardo e 642 milioni di euro. Nello specifico, sono stati confermati i 202 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale dell’Asl To5 e i 155 milioni per quello dell’Asl Vco (Verbano Cusio Ossola). Per la prima volta, invece, i piani di investimento immobiliare dell’Inail comprendono i nuovi ospedali dell’Asl Città di Torino (185 milioni), dell’Asl To 4 (ambito eporediese, 140 milioni), del­l’Asl Vc (Sant’Andrea di Ver­celli, 155 milioni), del­l’Asl Cn1 (ambito saviglianese, 195 milioni), dell’A­zienda Ospeda­liera Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria (300 milioni) e dell’Azienda Ospe­daliera San­ta Croce e Carle di Cuneo (310 milioni). La realizzazione delle opere sarà a totale carico dell’Inail. A fronte di questi stanziamenti, abbiamo ritenuto interessante approfondire gli sviluppi del progetto per il nuovo nosocomio di Cuneo, già ratificato del­l’As­semblea dei Sindaci dell’Asl Cn1, con il vicepresidente della Fon­dazione A­zien­da O­speda­liera Santa Croce e Carle Cuneo Onlus, Luigi Salva­tico, presidente del Comitato Etico del Santa Croce e Carle, dell’Asl Cn1, Cn2 e del­l’Astigiano.

Quant’è importante per il progetto cuneese il nuovo Dpcm sugli investimenti dell’Inail?

«Indubbiamente una grande notizia, che dimostra la piena condivisione da parte della Regione dell’importanza di quest’opera. Non che avessimo dubbi a riguardo, anzi, proprio il presidente Cirio e l’assessore Icardi erano presenti e hanno “messo a battesimo” la Fon­dazione all’atto della costituzione. Il valore di questo stanziamento è la possibilità di utilizzare le donazioni per il mantenimento dell’attuale ec­cel­lenza ospedaliera e progettare in maniera più concreta il nuovo nosocomio in tempi ragionevoli».

Qual è lo scopo di una Fon­dazione ospedaliera?

«C’è stato un periodo in cui la figura del donatore (economico) era sfumata, probabilmente in relazione al fatto che lo Stato, come le Fondazioni bancarie e gli Istituti di credito abbiano sempre più investito nella Sanità. La de­cisione di costituire la Fondazio­ne è stata presa anche sulla base del ritornare a prendersi cura delle persone e del proprio territorio. La condivisione dei privati, intrinseco alla donazione, è un valore inestimabile. A un anno e mezzo dalla na­scita, è significativo co­me la cittadinanza ri­sponda po­siti­vamente alla richiesta di aiuti e donazioni da parte della Fondazione. Que­sto è in­dubbiamente un se­gnale determinante, che la tradizione di Gioa­netto de Pos­so­lo (do­na­tore e fon­datore del pri­mo o­spedale della Città 702 anni fa) non si è persa».

Che ruolo ha un ospedale all’interno del­la co­munità?
«Un ospedale è utile almeno a 3 livelli: prevenzione, cura e “civiltà”. Le grandi civiltà avevano tra i loro obiettivi quello di curare le persone e noi oggi siamo chiamati a perseguire e implementare lo stesso proposito. In questo periodo di incertezze, la centralità del tema “salute” è sì un’educazione del­la persona nel mantenere uno stato psicofisico ottimale, ma an­che l’essere tutelati da una struttura ospedaliera al­l’avan­guardia, in grado di soddisfare le necessità di pazienti, operatori e ricercatori; questa è una grande prospettiva sanitaria».

Perché è necessaria una nuova struttura?

«L’Ospedale di Cuneo è da sempre in continua evoluzione e ampliamento per migliorarne il servizio e le specialità, non a caso è l’hub di riferimento della provincia. La necessità di un progetto più ampio è semplice, paragoniamo la struttura ospedaliera a un’automobile; un’auto di 70 anni può essere ma­gnifica per l’eleganza della sua linea esclusiva, mantenuta in ottime condizioni, le si possono apportare le modifiche necessarie dettate dalla motorizzazione per consentirne il regolare utilizzo su strada (frecce, specchietti, cinture di sicurezza, ecc.), ma resta pur sempre una macchina d’epoca e il suo potenziale ormai è stato raggiunto ed eventuali migliorie non sarebbero né sufficienti né adeguate. Una vettura nuo­va tra 10 anni sarà sicuramente più performante, con un minor impatto am­bien­tale, un miglior utilizzo delle risorse e un’attrattiva maggiore. La Fon­dazione ha voluto dare il proprio contributo al processo sul futuro dell’ospedale (già sul tavolo co­munale e regionale da alcuni anni), finanziando lo studio di prefattibilità. Gli esiti sono stati due, da una parte l’indicazione del Carle e dei terreni circostanti (dal 2006 di proprietà dell’Azienda ospedaliera) come sede più consona del nuovo nosocomio per l’area a disposizione, la contestualizzazione (l’accesso diretto dall’“Est-Ovest”), la possibilità di adeguarsi all’esigenza di un’area verde adiacente alla struttura e la razionalizzazione degli spazi al centro delle nuove progettazioni sanitarie. Dall’altra par­te viene sottolineata l’importanza stra­­tegica della riconversione dell’attuale area do­v’è situato l’ospedale Santa Croce».

Qual è l’ambito in cui bisognerà crescere?

«La ricerca. Sono ancora in­sufficienti i fondi stanziati per un settore così importante per la sanità. La fondazione ha anche l’obiettivo di finanziare la ricerca in un percorso propedeutico ad “attirare cervelli”. Anche in questo, una nuova realtà ospedaliera è un’attrazione importante per i giovani professionisti, ol­tre che per i “nomi” prestigiosi».

BaNNER
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