«Con la sua ricerca ha anticipato tematiche chiave per la sicurezza alimentare e ambientale»

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Sul tema abbiamo coinvolto anche la professoressa Cristina Giacoma (a de­stra), attuale responsabile del Di­par­­timento di Scienze della Vita e Bio­logia dei Sistemi presso l’Uni­ver­sità di Torino. Le sue parole: «Non c’è dubbio che la scelta di Pietro Ferrero sia stata lungimirante, con attenzione ad acquisire quel­le competenze d’avanguardia in ambito biologico che verranno poi sviluppate ed applicate alla si­curezza alimentare, dapprima intesa come igiene degli alimenti, poi come valorizzazione della componente organolettica e nutraceutica, e poi come attenzione all’impatto socio-economico ed ecologico del­le coltivazioni di materie prime. Pietro Ferrero ha sempre avuto at­tenzione alle sinergie offerte dalla ampia multidisciplinarietà delle com­petenze in modo da trovare so­luzioni innovative e attente all’ambiente. Credo che Pietro Ferrero sarebbe stato sicuramente un’entusiasta collaboratore del dottorato in Svi­luppo Sostenibile e Coope­razione, che l’Ateneo di Torino inaugurerà il primo ottobre 2021, in rete con l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Anta­nanarivo in Madagascar. Come Pie­tro sapeva, il Madagascar produce cacao e vaniglia di elevatissima qualità, tra i migliori al mondo, ma è anche uno dei Paesi più poveri del pianeta, dove è facile creare grossi danni se non si fa attenzione all’impatto delle attività intraprese». Come si diceva, relatore della tesi di Pietro Ferrero fu Carlo Giunta. Pi­nerolese, classe 1939, è stato il pio­niere delle ricerche sulla biochimica alimentare nel Dipar­timento di Bio­logia dell’Uni­versità di Torino. Fin dagli anni ’80, ha costituito un gruppo che si è occupato del ruolo della dieta nell’ipertensione e di fattori implicati nel controllo della patologia (fattori ouabaino-simili), continuando sulla biochimica delle proteine del latte, con particolare attenzione alle proteine idrofobiche legate ai globuli di grasso in collaborazione con il Cnr e con la Fer­rero di Alba. Nell’ambito di queste collaborazioni, negli anni ’90, sono state iniziate ricerche innovative in ambito proteomico che hanno permesso di rilevare differenze nei profili proteici di latti di bovine allevate in libertà in montagna e animali allevati in stalla. Tali ricerche sono state oggetto di una tesi di dottorato, in collaborazione con la Ferrero di Alba. All’inizio degli anni 2000, le ricerche si sono indirizzate alle molecole bioattive presenti nel latte e negli alimenti fermentati, spesso causa di allergie (istamina) o cefalee (tiramina). In seguito il professor Giunta si è fatto promotore dell’attivazione presso l’Univer­sità di Torino del corso di laurea magistrale in Scienza degli Alimenti e Nutrizione Uma­na (SANUm) di cui la sua diretta collaboratrice, la professoressa Enrica Pessione (foto a sinistra), è stata presidente nel pri­mo triennio, essendo ancora coinvolta nell’organizzazione didattica e negli aspetti scientifici legati alle tesi. Nei primi anni dopo il suo pensionamento il professore ha continuato a frequentare il Dipartimento, fornendo ai suoi collaboratori preziosi consigli e discussioni costruttive. Nel­l’ambito del gruppo di ricerca, at­tualmente coordinato dal professor Gianfranco Gilardi, si è mantenuto vivo l’interesse per la biochimica metabolica e degli alimenti. Tale tematica è stata poi estesa alle molecole bioattive positive per la salute umana con ricerche sul selenio, gli esopolisaccaridi (Eps), il Ga­ba e la serotonina e a temi di avanguardia come i batteri probiotici e il microbiota in­testinale umano, i suoi aspetti bio­chimici e l’influenza che la dieta può avere nel mantenere uno stato di eubiosi o disbiosi. Gli studi sono attualmente indirizzati a stabilire le relazioni tra microbiota e cervello al fine di individuare aspetti nutrizionali che, favorendo un ecosistema microbico intestinale bilanciato, possano garantire benessere fisico e psicologico. In parallelo, si approfondiscono tematiche di ricerca finalizzate alla sostenibilità ambientale con progetti volti al riciclo di scarti alimentari, mediante ingegneria metabolica, per l’ottenimento di nutraceutici e plastiche biodegradabili per il packaging.