«Io e la mia mula, attirati dall’altezza»

La salita del Viso di Silvano Degiovanni insieme a Pioggia è diventato un interessante docu-fim

0
440

A San Damiano Ma­cra, in Valle Mai­ra, c’è un uomo che è salito insieme alla sua mula su trentatré vette alte almeno 3.000 metri. Da qualche anno, affiancato da Pioggia (il quadrupede alpinista), il fabbro Silvano Degiovanni, 58 anni, appena può abbandona i ferri del mestiere, guarda verso l’alto e comincia a camminare, un passo dopo l’altro, fino a che non aggiunge un altro tassello al suo originalissimo medagliere. In effetti, la scalata con mulo sembra essere una particolarità assoluta che può appartenere, forse, solamente a chi è nato e cresciuto all’ombra severa delle montagne e ne ha potuto conoscere, fin da subito, la bellezza e la crudeltà, il piacere e la fatica. In questa storia non manca, naturalmente, una certa dose di agonismo e di sfida con se stessi e con gli altri; così come, in egual misura, anche la componente scherzosa sembra aver giocato una sua parte. È quasi per gioco, infatti, che Silvano Degiovanni («facciamo Degio che va benissimo») ha detto a suo figlio (anche lui richiamato, dopo alcune esperienze lavorative più “cittadine”, dalla montagna) di lasciargli quella mula inavvicinabile con cui sarebbe salito su, sulla vetta. Da lì sono arrivate tante soddisfazioni e, un po’ a sorpresa, anche un docu-film.

Degio, come l’è venuto in mente di salire a 3.000 metri con un mulo?
«Ho sempre avuto la passione dei cavalli fin da quando ero bambino: per mia madre e­rano bestie da lavoro, per me qualcosa di più. Avevo 19 anni quando ho comprato il mio primo cavallo, ma è do­vuto passare un bel po’ di tempo prima che pensassi a una cosa del genere. Prima che decidessi di fermarmi, ero già riuscito ad arrivare nel 2010 con una ca­valla sul Chersogno; c’e­rano però diverse difficoltà organizzative negli spostamenti, so­­prattutto per quanto riguarda la disponibilità dei rifugi per gli animali, spesso non pronti ad accogliere quadrupedi così grandi».

Poi, due anni fa, è arrivata Pioggia e da lì è iniziata un’altra storia. Come è successo?
«Mio figlio aveva questa mula a cui non riusciva ad avvicinarsi: con me, devo dire, è stato amore a prima vista e così abbiamo iniziato a camminare insieme, la prima volta sul Birrone e poi, ancora, sul Chersogno. Finché, chiacchierando con il sindaco di Casteldelfino, in Valle Varaita, è uscita questa simpatica provocazione da parte sua di salire sul Monte Salza, a più di 3.300 metri. Ho raccolta la sfida e da quel momento io e Pioggia abbiamo fatto trentatré vette sui 3.000 metri tra Piemonte, Valle d’Aosta e Francia».

La sua è una passione curiosa. Che cosa cerca lassù?
«Come dicevo, nel 2010 mi ero stufato per questioni logistiche, ma la verità è che la vetta mi ha sempre attirato. Mi piace partire alle cinque del mattino con il mio camion e poi camminare, in silenzio, con Pioggia al mio fianco, riuscendo a non sentirmi solo: è uno stimolo continuo, che mi spinge a migliorare. Appena sarà possibile voglio provare, facendo base da qualche parte, a fare più cime in un colpo solo».

Intanto, le sue avventure sono diventate il soggetto per un docu-film ambientato nelle nostre vallate. Come è nato questo progetto?

«Con molta casualità. Ho sempre utilizzato molto i social network per condividere le mie esperienze e così, un giorno, due giovani registi di Milano mi hanno contattato dicendomi che avevano davvero apprezzato i miei racconti delle camminate con Pioggia. La loro idea, inizialmente, era quella di girare nella zona di Bardo­nec­chia: a quel punto ho pensato di discutere di questo progetto col sindaco di Casteldelfino, con cui abbiamo deciso di sfruttare questa occasione per realizzare un prodotto che promuovesse il comune e la Valle Varaita».

E come si è trovato nel ruolo dell’attore?
«I registi, Egle Pappalardo ed Emanuele Stalla, sono rimasti molto soddisfatti, dicendomi che ero meglio di molte altre persone più esperte con cui a­vevano lavorato, quindi direi bene! Scherzi a parte, girare “Pioggia sul Viso” è stato bellissimo: la storia, da un lato, racconta Castel­del­fino e la sua gente, dall’altro immagina una mia scalata con la mula sul Viso, ovviamente impossibile nelle realtà. Il progetto è andato alla grande e ora, addirittura, abbiamo de­ci­so di inviare il film al “Tren­to Film Festival”, da cui aspettiamo a breve una risposta».

Degio, dopo lo scalatore e l’attore quali sono i prossimi progetti?

«Sto cercando degli sponsor (e qui ne approfitto per ringraziare la Prestige, che produce selle e mi ha aiutato molto in questi anni) per provare a salire sulle vette più alte di ogni regione. E poi c’è questa idea, con i nostri registi, di fare una serie tv ambientata nei rifugi delle Alpi. Insomma, io e Pioggia non ci fermiamo».