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Presentato il Quaderno 38 della Fondazione Crc

"Lavoro migrante in agricoltura" fotografa la situazione in provincia di cuneo, con due focus su saluzzese e albese

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Una fotografia dettagliata su uno dei temi chiave per la provincia di Cuneo: il lavoro dei migranti nel comparto agricolo. Questo il focus del Quaderno 38 della Fondazione Crc “Lavoro migrante in agricoltura”.
I distretti della frutta e del vino nel Cuneese, scaricabile dal sito www.fondazionecrc.it è stato presentato negli scorsi giorni nel corso di un articolato evento online. La ricerca, coordinata dal Centro Studi e Innovazione della Fondazione Crc e svolta in collaborazione con i centri di ricerca Fieri e Labor, fornisce numeri e analisi descrittive del lavoro stagionale nel comparto agricolo, approfondendo i mutamenti che il comparto sta attraversando: dall’allungamento della stagionalità del lavoro alle differenti origini dei nuovi migranti, dalla domanda di soluzioni abitative alle sfide per le Istituzioni e il Terzo Settore.
Il rapporto intende fornire elementi conoscitivi su presenza, composizione, modalità di reclutamento e condizioni d’impiego della manodopera immigrata nell’agricoltura dell’area cuneese: la prospettiva da cui muove l’indagine è quella di approfondire il fenomeno nel quadro di processi di mutamento più ampi che investono i contesti sociali e i sistemi produttivi del settore agricolo locale. Un ulteriore obbiettivo ha coinciso con l’individuazione di questioni problematiche, di possibili risposte e di indicazioni di policy, a livello generale e locale, utili al sistema provinciale attivo in questo ambito. A tal fine, il lavoro di analisi ha percorso un doppio binario e si è avvalso di tecniche sia quantitative sia qualitative. La ricerca propone infatti, confronti tra la Provincia di Cuneo, la Regione Piemonte, l’Italia e il resto d’Europa e offre due importanti approfondimenti qualitativi sul distretto della frutta di Saluzzo e sul distretto viticolo di Alba: l’obiettivo è cogliere le sfide e le criticità che le realtà locali si trovano ogni giorno ad affrontare e provare a individuare, insieme ai tanti soggetti coinvolti in questa partita, buone prassi attive e possibili interventi da mettere in atto.
Dalla fotografia fornita dalla ricerca emergono alcuni spunti di particolare interesse a partire dall’allungamento della stagionalità del lavoro agricolo. Mentre un tempo il lavoro era concentrato nei picchi di raccolta, tra luglio e ottobre, oggi il lavoro (anche per le modifiche di alcune colture) inizia con le reti antigrandine ad aprile e finisce con le mele tardive a novembre. La ricerca ha poi colto il dato riferito al raddoppio dei lavoratori stranieri impiegati in agricoltura nel momento di picco stagionale, che passano da 4.515 nel 2010 a 9.568 nel 2019; senza tralasciare l’intenso turnover di forza lavoro in Piemonte (soprattutto a Saluzzo): meno di due terzi degli immigrati impiegati nel settore agricolo locale torna a lavorare in Piemonte a distanza di 4 anni. Sono emerse anche le differenti qualifiche richieste: la quasi totalità delle mansioni dei lavoratori immigrati del distretto di Saluzzo sono a bassa qualifica, mentre il distretto di Alba richiede circa un terzo di mansioni di media-alta qualifica; così come sul fronte della specializzazione: la permanenza della forza lavoro straniera in un distretto lavorativo (ad esempio, degli albanesi) ha coinciso nel tempo con un cambio di mansioni (da raccoglitori a magazzinieri; da potatori a manutentori).
Alla luce di quanto emerso, il Quaderno si chiude con alcune proposte per una gestione virtuosa del fenomeno. Tra queste, la possibilità di progettare soluzioni di accoglienza abitativa per i lavoratori stagionali diffuse sul territorio e sostenere le soluzioni ricettive interne/adiacenti alle aziende, promuovendo azioni congiunte di contrasto alle discriminazioni nel mercato immobiliare e di sostegno ai contratti privati di locazione per gli stagionali. Il miglioramento degli strumenti dedicati a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con la previsione di un sistema centralizzato che eviti la competizione tra piattaforme e sistemi paralleli. Infine, la promozione di marchi etici e di qualità che rendano chiaramente riconoscibile al consumatore tutta la filiera, dalla produzione fino alla distribuzione.
«Questo lavoro si inserisce in un percorso di numerosi progetti e iniziative promossi dalla Fon­dazione Crc sul settore agroalimentare, a partire dall’approfondimento proposto nel 2018 con il Quaderno 35 “Coltivare innovazione”. La ricerca sul lavoro migrante in agricoltura approfondisce un aspetto che ha da tempo un impatto ampio sul benessere e sulla coesione sociale della nostra comunità provinciale», ha commentato Giandomenico Gen­ta, presidente della Fonda­zione Crc.
«Il tema della manodopera agricola stagionale straniera e dei problemi di gestione che ricadono sulle comunità locali coinvolte non può più essere eluso o confuso con quello delle migrazioni internazionali. È urgente quindi una revisione delle norme sul lavoro stagionale, specie in agricoltura, e la creazione di una banca dati nazionale finalizzata ad un collocamento pubblico ed obbligatorio», ha aggiunto Mauro Calderoni, Sindaco di Saluzzo.
«Come successo per le eccellenze che abbiamo creato nel dopoguerra, siamo chiamati oggi a diventare, come territorio e come Città di Alba, un’eccellenza anche nell’accoglienza: la ricerca promossa dalla Fondazione Crc offre un ottimo punto di partenza», ha sottolineato Carlo Bo, Sindaco di Alba.
«Quello del lavoro agricolo mi­grante è uno dei temi che mi è stato sottoposto fin da quando mi sono insediata a Cuneo, lo scorso ottobre. Si tratta di un fenomeno complesso al quale vanno date risposte ampie, che si basano sempre di più su un partenariato tra pubblico e privato», ha concluso Fabrizia Triolo, Prefetto di Cuneo.
Il Quaderno 38 è scaricabile dal sito della Fondazione Crc, al’indirizzo www.fondazionecrc.it.

BaNNER
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