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«Diamo il meglio di noi stessi per la comunità»

L’attività dei Carabinieri della Compagnia di Saluzzo illustrata dal comandante Beltempo

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L’umiltà di porsi al servizio dello Sta­to per poter essere al fianco dei cittadini, il senso di responsabilità che non appartiene solo a chi è investito di ruoli di comando ma a ogni uomo o donna in di­visa. Sono queste le caratteristiche che non devono mai mancare a un militare dell’Ar­ma dei Carabinieri. Carat­te­ristiche che appartengono al comandante della Com­pa­gnia di Saluzzo, Giu­seppe Bel­tempo. Lo abbiamo intervistato, cercando di far emergere gli aspetti meno noti legati al suo ruolo.

Capitano, è arrivato a Saluzzo cinque anni fa. L’impatto?
«Dopo sei anni passati al co­mando del Nucleo Ope­rativo e Ra­diomobile di Massafra, in provincia di Taranto, in un’area caratterizzata da un’elevata incidenza della criminalità comune e or­ganizzata, l’impatto c’è stato. Saluzzo mi ha colpito per lo spiccato senso civico della sua comunità. Qui il senso di appartenenza, così come l’identità, è forte. Non mi sono mai sentito un ospite, bensì parte di tale realtà. E questo spirito inclusivo, unito a una non comune generosità della popolazione e delle sue istituzioni locali, credo costituisca il volto più bello che ho visto di Saluzzo. Il passaggio dalla Puglia alla Granda ha rappresentato per me una sfida del tutto nuova, un’opportunità ul­teriore per crescere e acquisire competenze e, al contempo, per offrire stimoli e impulsi alla Com­pagnia».

Qual è il suo giudizio sulla Com­pagnia di Saluzzo?
«Ho trovato Carabinieri che si sono dimostrati disponibili a dare il meglio di loro stessi, con l’obiettivo di migliorare giorno dopo giorno, per il bene della comunità. La Compagnia di Sa­luz­zo, in tutte le sue articolazioni territoriali (Sta­zioni e Nucleo Operativo e Ra­diomobile), ha dimostrato una notevole aderenza sul territorio, facendo della vicinanza e della pros­si­mità alla cittadinanza la sua più grande forza».

Il vostro ruolo durante la pandemia da coronavirus.
«Il contributo fornito dall’istituzione in questo periodo si è esteso ad attività di supporto e vicinanza alla popolazione. Nel territorio di mia competenza ho poi attuato una linea di misurato rigore, che è stato declinato in atteggiamenti di persuasione, nei confronti dei cittadini e degli esercenti, ad una responsabile adesione alle misure imposte per mitigare il contagio da coronavirus. È proprio con questo atteggiamento che sono stati effettuati i controlli alla ripresa delle attività didattiche: a inizio gennaio, infatti, i Carabinieri hanno co­stantemente monitorato i ragazzi nelle aree di maggior afflusso (stazioni dei bus, in­gressi e uscite degli istituti scolastici), ricordando loro l’importanza dell’uso della mascherina e del rispetto delle altre misure anti contagio».

Non avverte la responsabilità di essere a capo della sicurezza di un territorio tanto importante?
«Più che di responsabilità parlerei di onore e privilegio di servire una comunità tanto laboriosa e generosa, in cui l’effervescenza culturale costituisce il sostrato per lo sviluppo di realtà imprenditoriali di rilevanza nazionale e internazionale».

Le capita mai, durante le operazioni, di avere paura?
«La paura è una componente del nostro lavoro da cui non possiamo prescindere. La paura non deve sopraffarci, ma può aiutarci ad adottare comportamenti re­sponsabili e prudenti in ogni circostanza. Mi capita quindi di avere paura; oggi, nell’incarico che ricopro, è un sentimento che mi assale, ad esempio, quando devo portare a termine una delicata operazione e, soprattutto, quando in gioco c’è la sicurezza dei militari alle mie dipendenze nell’esecuzione del servizio d’istituto».

Quali qualità non devono mai mancare in un Ca­ra­biniere?

«Un Carabiniere sceglie di essere tale, non sceglie semplicemente un lavoro da svolgere. Non può quindi mancare la con­sa­pe­volezza del proprio im­portante ruolo nella società».

Non si è mai pentito di aver intrapreso questo percorso?

«È forte e radicato l’attaccamento che nutro per uno “spazio” nel quale sono cresciuto umanamente e professionalmente. Sono stati tanti e tanti saranno i momenti di sconforto e scoramento, ma l’entusiasmo, lo slancio e il senso di appartenenza che mi sostengono mi hanno fatto superare ogni difficoltà, anche con il preziosissimo supporto della mia famiglia, senza la quale non sarei quello che sono oggi».

La soddisfazione più grande?
«Mi è capitato di risolvere tantissimi casi, anche complessi, afferenti a gravi fatti di sangue, ma al di là del risultato operativo, certamente gratificante, la mia più grande soddisfazione deriva dal­l’avere restituito un po’ di serenità a chi l’aveva persa, giustizia a chi non credeva più in essa, un sorriso a chi pensava di non po­tercela più fare».

C’è un reato che la “colpisce” in maniera particolare?

«I reati commessi da minori, quelli espressivi di comportamenti devianti. Penso, ad esempio, ad alcuni contesti familiari caratterizzati da profondi disagi sociali ed economici, nei quali l’illegalità rappresenta in molti casi l’unica scelta possibile. È proprio qui che entrano in gioco l’obbligatorietà di provvedimenti a tutela della sicurezza pubblica (arresti, denunce o collocamenti in comunità minorili dei responsabili dei fatti) e la pietà umana per bambini, intanto diventati ragazzi, che in futuro saranno degli uomini, a cui è stata negata la possibilità di vivere, di esprimere le proprie potenzialità e di confrontarsi con la società».

In conclusione, come si costruisce un “mondo sicuro”?
«La sicurezza, specialmente quella percepita, si costruisce at­traverso il lavoro costante e si­lente dei Carabinieri delle singole Stazioni e del Nucleo Ope­rativo e Radiomobile a cui è affidato il delicato compito della vigilanza e della tutela del territorio. Nel contesto attuale, i cittadini sono chiamati a dare un contributo particolare: la tempestività e la completezza delle segnalazioni o delle denunce sono fondamentali, non solo per una corretta predisposizione delle misure a tutela delle vittime, ma, soprattutto, per garantire l’efficacia delle attività di accertamento del fatto e di individuazione degli autori».

BaNNER
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