Dall’unità alla rottura: ecco la breve storia del terzo sindacato italiano

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Settantuno anni il 5 marzo. La Uil, terzo pilastro sindacale della storia italiana, nasce infatti nel 1950 in seguito alle convulse fasi che caratterizzano il secondo dopoguerra: in precedenza, infatti, a conflitto ancora in corso, le rappresentanze sindacali decisero di unire le forze dando vita, nel 1944, alla Cgil unitaria, una formazione composita, formatasi dall’accordo tra le varie anime del sindacalismo, ma segnata, in maggioranza, dalla presenza di esponenti del Partito Comunista. L’unità dura però poco e nel 1948 nasce la Cisl, espressione del mondo sindacale di matrice cattolica; passa appena un anno e le forze di ispirazione socialista e repubblicana, non riconoscendosi più in un percorso di lotte unitarie, decidono di dare vita alla Federazione Italiana dei Lavoratori (Fil), che nel giro di alcuni mesi si scioglie e dà vita a un nuovo soggetto: a Roma, alla presenza, tra gli altri, di Ferruccio Parri, nasce l’Unione Italiana del Lavoro (Uil) che, seppur ufficialmente staccata dal mondo dei partiti, rimane fortemente orientata verso una visione socialdemocratica e riformista. Gli anni ’60 vedono un rinnovo dell’unità dei tre grandi sindacati italiani, riuniti in una Federazione capace di durare fino ai tempi di Bettino Craxi e della riforma della “scala mobile”, che porta a una nuova rottura: da allora, i tre sindacati viaggiano separati. Oggi la Uil conta circa 2.280.000 iscritti, risultando il terzo sindacato italiano per numero di tesserati dopo Cgil e Cisl.