L’opinione di Brunello Cucinelli

«non lasciamoci affascinare da tutte queste ore produttive, pure di notte: lavoriamo meno, altrimenti perderemo la creatività»

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IL FATTO
“smart working”: la nuova modalità del lavoro imposta dalle conseguenze del virus. ma lavorare da casa davanti al pc è davvero la soluzione giusta?

Ma lavorare in “smart working” è bene o male? Brunello Cucinelli, stilista e imprenditore a capo dell’omonima azienda tessile, si è espresso sul tema. Lui che è ormai riconosciuto come un “manager illuminato”, capace di coniugare le esigenze di bilancio con l’aspetto umano, ha segnalato i rischi legati a un uso sconsiderato di questa forma di lavoro. A proposito, di cosa parliamo? Di lavoro a distanza, svolto via computer dalla propria abitazione, qualcosa che per effetto del Covid ha sostanzialmente cambiato i rapporti tra dipendenti e datori di lavoro. È una realtà che (sulla carta) esisteva già da diversi anni, da quando la tecnologia digitale ha reso possibile spostare online tutta o quasi la mole di attività che un tempo aveva un necessario riscontro materiale e che oggi è stata affrancata e sostituita dall’immaterialità del web. Una riunione? Facciamola su Zoom. Uno scambio di domande? Su WhatsApp. Serve un documento? Ti arriva in allegato.
Ma è stato solo in regime di “lockdown”, dovuto alla pandemia virale, che il la­voro a distanza (in inglese connotato come “intelligente”, ovvero “smart”) è di­ventato effettivo, diffondendosi ovunque nel mondo e, nello stesso momento, in ogni tipologia lavorativa. Improvvisamente, gli uffici della pubblica amministrazione, come quelli delle aziende private, spesso situati nei centri storici ed economici delle città, sono rimasti vuoti, e migliaia di lavoratori hanno trasformato le proprie abitazioni in succursali aziendali, uffici casalinghi incentrati attorno a un pc fisso o portatile, in soggiorno o in cameretta, praticamente senza orari.
È questo il punto su cui ha posto la sua attenzione Brunello Cucinelli: «Affron­tiamo gior­no dopo giorno un tempo nuovo, pur sapendo che lo “smart working” uccide la creatività e che dovremo presto tornare ad avere un sano rapporto con il lavoro».
La conclusione a cui l’imprenditore umbro approda è: «Lavoriamo meno e non lasciamoci affascinare da tutte queste ore produttive, pure di notte, conseguenza anche dello “smart working”».
Già, perché la co­modità di poter gestire i flussi di lavoro davanti a un com­puter posizionato a pochi passi dalla camera da letto ha un contraltare spiacevole, quello del­l’annullamento degli spa­zi creativi di ognuno di noi. E senza creatività, il lavoro moderno muore. Non è efficace.
Ma Cucinelli resta ottimista perché vede in un futuro prossimo il lavoro come qualcosa di sempre più vicino al valore umano di ciascuno. «Dopo la fase della paura, non saremo più propensi ad ascoltare gli arroganti, ma aperti alle persone piacevoli. E ci resta l’idea che non dobbiamo con­sumare, ma utilizzare».