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«Mette in piazza ciò che facciamo a letto»

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­Cara Luisa, la tua lettera ci lascia con un dubbio impertinente, che vado a esplicitare: ma almeno i mirabolanti racconti del fidanzato dalla lingua lunga corrispondono a verità o no? Lo domando, sia chiaro, non per morbosa curiosità, bensì per capire quale capo di accusa far pendere sulla sua testa: il suo è un “millantato credito” sui generis, falsa testimonianza o soltanto immane dimostrazione di scarsa si­gnorilità e bassa considerazione del rispetto della privacy, perlomeno della tua?

In ogni caso, sono d’accordo con i russi che dicono «Fa attenzione al cane che tace, non a quello che latra» o, per restare a casa nostra, a quanti ricordano che «Chi si loda,
s’im­broda». O magari cerca disperatamente di autoconvincersi della bontà delle sue prestazioni. Comunque, se può consolarti (ma non cre­do), il tuo “boyfriend” è in buona compagnia: non sai quanti maschietti pensano che il sesso orale consista nei racconti (più o meno improbabili) delle loro mirabolanti evoluzioni sessuali che si condividono con gli amici davanti a una birra o, a maggior ragione oggi in tempo di “”lockdown”, sulle chat di WhatsApp.

In verità, purtroppo, pressoché tutti ci dimentichiamo che «Dio ci ha dato due orecchie e una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di quanto diciamo» (proverbio cinese). Eppoi se il sopracitato Dio ci ha creati con la bocca assai più vicina al cervello che ai nostri gingilli sessuali, sarà forse per utilizzarla per esprimere ciò che arriva dai neuroni e non dal testosterone?

Forse, però, chi ci ha plasmati ha fatto male i calcoli, dotandoci di una quantità di sangue insufficiente all’uso contemporaneo dei due organi. O, semplicemente, il Crea­tore ci ha sopravvalutati, pensando che saremmo stati in grado di decidere di volta in volta a quale scopo destinarlo…