Nuovo ospedale di Cuneo e sanità: l’Associazione Di Piazza in Piazza scrive a Cirio

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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Illustrissimo Presidente Alberto Cirio

Abbiamo letto sui giornali che pochi giorni fa è stato invitato a Cuneo con persone autorevoli e competenti per partecipare alla presentazione del progetto di fattibilità dell’ eventuale futuro ospedale. Anche noi vorremmo invitarla per poter parlare con lei, ma non disponiamo di un luogo esclusivo, adeguato ai tempi ed all’importanza dell’argomento.

Abbiamo allora deciso di inviarle questa lettera , invitandola a considerarla come l’espressione di una piazza dove siano riuniti i tanti cittadini senza voce che anche a Cuneo si stanno chiedendo se siano questi i tempi utili per parlare di sanità in termini di contenitori anziché di contenuti. Le nostre argomentazioni potranno forse essere considerate parziali e spicciole, ma non per questo crediamo che siano meno
meritevoli di ascolto e prive di un contenuto di verità.

Siamo sicuri che chi come lei si é trovato ad affrontare la pandemia in posizione di responsabilità politico-amministrativa sa, per esperienza diretta, come le carenze sanitarie e organizzative pregresse siano drammaticamente venute alla luce, incapaci di impedire contagi incontrollati, con le conseguenze di morti solitarie, fatiche titaniche dei sanitari, confinamenti , allontanamenti affettivi ed in un drammatico aumento della povertà delle persone più fragili.

Allora le chiediamo di lavorare affinché questo non si ripeta mai più, affinché gli ospedali siano luogo di cura per i problemi più gravi, luoghi di ricerca e di alta specializzazione, aperti e collegati ad una medicina territoriale attenta alla prevenzione delle malattie , efficace nel trattamento delle cronicità, realmente vicina alle persone .Vorremmo non essere più costretti ad usare i pronto soccorso per ricevere cure immediate per piccoli problemi, vorremmo andare in ospedale il meno possibile e per il più breve tempo possibile, vorremmo che piccole strutture, vicino a luoghi domestici ed ai nostri familiari si occupassero di accompagnarci alla guarigione.

Non ci pare prioritario avere una grande cattedrale sanitaria che assorbe
grandi risorse finanziarie per lunghi anni e che finisce per impoverire l’ospedale che già esiste e che necessita, oggi, di una dotazione numerica e professionale di personale finalmente adeguato a fornire prestazioni di eccellenza non in regime di costante emergenza e di sovraccarico di lavoro per chi vi opera.

Un’ ultimo pensiero è suggerito dalla profonda ferita lasciata da ciò che è successo e succede ancora nelle RSA .Ci auguriamo una profonda riflessione su come potremo fare in modo di non passare più attraverso questo strazio. Non siamo stati capaci di corrispondere al senso di rispetto e di protezione verso gli anziani radicato in ogni cultura ed è, ora, il momento per ripensare tutto quello che fin qui abbiamo fatto per loro impiegando energie progettuali e finanziarie per restituire qualcosa a chi ci ha dato tutto quello che ha
potuto.

Associazione Di Piazza in Piazza