Il Covid-19 in Europa: due saluzzesi ci raccontano la pandemia da Belgio e Germania

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2020. Un anno che difficilmente, purtroppo, si potrà scordare facilmente. Mancano ormai pochi giorni e diremo felicemente “Addio” a quello che è stato certamente l’anno solare più buio dal dopo guerra ad oggi.

La pandemia di Covid-19, infatti, ha messo in ginocchio non solo l’Italia ma l’intero globo, in quello che sembra un drammatico film dove il genere umano è messo a repentaglio da un male misterioso.

Praticamente nessun paese è stato risparmiato dal Coronavirus ed ogni Governo ha scelto di operare secondo le proprie idee al fine di contenere il propagarsi del contagio. Sappiamo praticamente tutto sulle decisioni intraprese dal Premier Conte: ma come si sono comportati gli altri paesi? Come sono viste dall’esterno le prese di posizione del nostro Governo?

Abbiamo contattato due cuneesi che da anni hanno abbandonato i confini italici per sapere quali impressioni hanno: Simone Rosini, residente in Belgio, e Mattia Peano da tempo in Germania, entrambi saluzzesi di nascita.

Ragazzi, il Covid-19 ha stravolto l’Europa in questi ultimi mesi: come hai affrontato quest’emergenza nel paese dove lavori?

Mattia (Germania): “Ho reagito facendo quello che ci si aspettava che ogni cittadino responsabile: nell’ordine ho imparato l’importanza di lavarsi le mani, ho ridotto drasticamente i contatti sociali e le uscite di casa oltre ad abituarmi a lavorare dal tavolo della mia cucina. Il tutto, ovviamente, in attesa che il governo tedesco si decidesse a reagire alla pandemia”.

Simone (Belgio): “Sono un privilegiato da questo punto di vista. Il mio datore di lavoro mi ha concesso di lavorare da casa. Le prime settimane sono state più complesse, perché la piattaforma andava in crash. Ma nel giro di 3-4 settimane la maggior parte dei problemi sono stati risolti. Certamente è stata dura, a livello di interazione con altre persone e difficoltà a tornare in Italia, ma vedendo i problemi toccati ad altri devo ritenermi fortunato. Inoltre, ad agosto, sono diventato padre per la prima volta, e questa pandemia mi ha permesso di poter passare più tempo con mia figlia di quanto sarebbe stato possibile in una situazione di normalità.”

Come ha reagito la popolazione alle restrizioni imposte dal Governo?

Mattia (Germania): “All’inizio la maggior parte delle reazioni erano del tipo “è solo un influenza”, “perché creare tutto questo panico?” e così via. Quando poi la tv di stato ha mostrato le immagini da Bergamo dove i camion dell’esercito portavano via le bare, tutti hanno cominciato a prenderla sul serio e hanno pensato “cose del genere in Germania non devono succedere!”. Questo è bastato a far rimanere a casa la gente senza bisogno di fare un lockdown duro come in Italia. Un’altra reazione della popolazione alle restrizioni è stata quella di comprare ingenti quantità di carta igienica, tanto che i rifornitori non riuscivano a stare dietro alla domanda. Ma non chiedetemi il motivo perché proprio non saprei rispondere.”.

Simone (Belgio): “Generalmente bene, anche se pure in Belgio alcune persone non rispettavano le restrizioni. La differenza principale credo sia stata nei toni del dibattito pubblico. Le posizioni, di entrambi gli schieramenti, erano sicuramente meno esasperate rispetto a quelle in Italia. C’erano spesso battute riguardo alle varie regole (spesso contorte come le nostre) ed ai continui cambiamenti, ma senza quel livore che spesso permea la discussione politica nel Belpaese.”.

L’Italia ha appena diramato il DPCM che regolerà le festività natalizie: riuscirai a tornare a casa?

Mattia (Germania): “Probabilmente, facendo le dovute quarantene o presentando tamponi con risultati negativi, riuscirei a tornare a casa. Per farlo, però, dovrei passare una decina di ore in un treno, oppure un paio d’ore in aeroporto e poi in aereo. Visto che entrambe le soluzioni prevedono contatto ravvicinato con parecchi sconosciuti non mi pare una buona idea. Rischierei di portare il virus a casa come regalo di Natale ai miei genitori. La decisione finale comunque non l’ho ancora presa.”.

Simone (Belgio): “Purtroppo il mio volo è stato cancellato in seguito al DPCM, e devo valutare cosa sia fattibile per me e la mia famiglia date queste durissime restrizioni. Al momento credo sarà difficile passare il Natale con i miei genitori, per la prima volta nella mia vita. E’ una cosa che mi rammarica molto, perché mio padre e mia nonna, per motivi di salute, non sono ancora riusciti a conoscere la loro nipotina.”.

Qual è l’idea che ti sei fatto della situazione Covid-19 in Italia?

Mattia (Germania): “L’idea che mi sono fatto dell’Italia dall’estero è che, al netto di tutti gli errori fatti (uno su tutti la mancata zona rossa nella bergamasca), ha reagito in maniera ottima alla prima ondata, grazie al coraggio del Governo ed alla partecipazione attiva dei cittadini. Poi, come tutti i paesi occidentali, si è fatta un po’ sorprendere dalla seconda ondata; molte cose che si sarebbero dovute organizzare in estate non sono state fatte per diversi motivi, permettendo quasi al virus di sorprenderci in ottobre. Una cosa da sottolineare, visto che vivo in un paese dove vige il federalismo, è che la risposta italiana al virus è stata molto più unita e univoca rispetto a quella tedesca. Anche se la gestione della sanità in Italia è lasciata alle regioni, e anche se quest’ultime a più riprese hanno criticato il Governo centrale di Roma, vi assicuro che in Germania ha regnato il caos per molto più tempo rispetto all’Italia e trovare misure che andassero bene a tutti i Bundesland ha richiesto tempo (tanto che molte misure sono state prese con imperdonabile ritardo), ma soprattutto ha richiesto tutte le doti politiche e di compromesso di una politica navigata come la Merkel.”.

Simone (Belgio): “L’idea di una situazione difficile, perché l’Italia è stata colpita duramente non appena il virus è arrivato in Europa, e prima degli altri paesi vicini. Data anche la scarsità di informazioni che si avevano all’inizio, credo che la prima reazione sia stata encomiabile, sia a livello di politiche che di reazione a livello di società. Purtroppo, con l’andare avanti dei mesi, il giudizio non può che diventare negativo. Il paese si è fatto trovare colpevolmente impreparato alla seconda ondata, come se non avesse imparato nulla dal primo lockdown. Questo credo sia davvero imperdonabile. Inoltre, da fuori, ho notato una tendenza alla drammatizzazione del tema Covid, molto più che in Belgio (o alla Germania, altro paese in cui ho vissuto per anni), ed alla creazioni di narrazioni spesso basate sul vittimismo e sull’incolpare gli altri paesi per i nostri problemi. Come esempi potrei portare la narrazione di inizio pandemia, quando si diceva che nessuno ci aiutava mentre il paese stava affrontando una catastrofe (quando invece altri paesi dell’Unione Europea hanno ospitato pazienti italiani nelle loro terapie intensive), o quella immediatamente successiva di ostilità nei confronti degli altri paesi perché i loro cittadini non prenotavano vacanze in Italia (principalmente spaventati dai racconti apocalittici prodotti dagli stessi italiani nella prima fase della crisi).”.

Il vaccino sembra ormai in dirittura di arrivo: tu lo faresti?

Mattia (Germania): “Quello russo no. A parte gli scherzi, quando l’Unione Europea certificherà i vari vaccini in dirittura d’arrivo, dopo che saranno state vaccinate le categorie più a rischio, rimanessero delle dosi disponibili ovviamente mi lascerò vaccinare pure io, con la speranza di poter incontrare ed abbracciare nuovamente parenti e amici senza aver paura di un eventuale contagio.”.

Simone (Belgio): “Non ho nulla in contrario. Certamente credo sia importante dare la priorità ai medici ed alle persone più a rischio, in modo tale da poter allentare la pressione dal sistema sanitario e tornare alla normalità il prima possibile.”.