“Gli indifferenti”, oggi

In tempo di coprifuoco torna ad essere utile avere a disposizione una selezione delle più interessanti proposte sulle principali piattaforme di "streming" di "video on demand" e non solo

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Dopo la versione cinematografica realizzata da Citto Maselli nel 1964 con Paulette Goddard, Claudia Cardinale e Rod Steiger, uno dei classici della letteratura italiana del ‘900, “Gli indifferenti” di Alberto Moravia (suo esordio letterario a 20 anni), torna a ispirare un adattamento per il cinema. O meglio, per lo “streaming”, dato che il nuovo film diretto da Leonardo Guerra Seragnoli è disponibile sulle principali piattaforme online, distribuito da Vision. «Abbiamo mantenuto l’essenza, ma portando avanti un’operazione radicale», ha spiegato lo sceneggiatore del film Alessandro Valenti a quotidianodipuglia.it. «Si pensi ai dialoghi: non ce n’è uno che sia uguale al libro. Eppure, il nostro punto di vista è stato accettato dalla moglie dello scrittore, Carmen Llera, a cui spetta l’ultima parola su ciò che riguarda le opere di Moravia».
La trama: Roma oggi. Qualche scossa d’assestamento per un terremoto in centro Italia rende il clima sospeso. Mariagrazia Ardengo (Valeria Bruni Tedeschi) e i suoi due figli, Michele (Vincenzo Crea) e Carla (Beatrice Grannò), non hanno più soldi. Negli ultimi tre anni, Leo Merumeci (Edoardo Pesce), un manager tuttofare, divenuto nel frattempo amante di Mariagrazia, le ha fatto dei prestiti permettendole di ripagare alcuni debiti e continuare a fare la vita agiata di sempre. Michele, appena tornato da un viaggio all’estero, intuisce, anche grazie alla sua relazione con Lisa (Giovanna Mezzogiorno), un’amica di famiglia, che dietro l’apparente generosità di Leo, si cela un piano meditato a lungo per ottenere l’unico bene che è rimasto alla famiglia Ardengo: l’attico in cui vivono. Mariagrazia è troppo innamorata di Leo per dare ascolto al figlio e allora sta a Carla, che appena diciottenne riceve delle attenzioni morbose dallo stesso Leo, tentare di scuotere la sua famiglia dall’indifferenza in cui si era rifugiata.