Sciopero dei Multiservizi il 13 novembre, i sindacati alla Regione: “Sia garantito un salario dignitoso!”

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Il 13 novembre Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato lo Sciopero Nazionale per la categoria dei settori che fanno capo al CCNL del Multiservizi. Sciopero immaginato per sostenere il rinnovo del Contratto Nazionale ormai scaduto da oltre sette anni.

Gli stessi attori sindacali coinvolti hanno voluto rivolgersi direttamente con una lettera alla Regione Piemonte:

“Immaginiamo che vi stiate chiedendo perchè ci rivolgiamo a voi e non alle controparti datoriali. La risposta è semplice: ci rivolgiamo a voi perchè il tema del rinnovo del CCNL si sta svolgendo in tempi di pandemia e di emergenza sanitaria e voi siete i massimi responsabili istituzionali della Regione.

In questi lunghi mesi, in cui abbiamo vissuto anche il lock-down, abbiamo più volte richiesto incontri senza mai ricevere risposte. Per queste ragioni, abbiamo deciso di inviarvi una lettera aperta, che inoltreremo anche ai giornali, nella speranza che questo possa mettere in luce la condizione in cui lavorano migliaia di addetti dei vari settori del contratto multiservizi.

Sono lavoratrici e lavoratori quasi sempre assunti con contratti part-time, che cominciano a lavorare quando le altre persone ancora dormono, mentre le attività non sono ancora iniziate, e che ritornano sui posti di lavoro nel tardo pomeriggio quando le attività si fermano e si svuotano gli uffici. Il loro impegno lavorativo li tiene occupati il doppio del tempo per cui vengono retribuiti.

Sono quell’esercito di lavoratrici e lavoratori “invisibili”, occupato a pulire ed igienizzare scuole, ospedali, case di riposo, aziende, centri commerciali, uffici privati e pubblici, compresi i vostri. Sono loro che consentono a tutti noi di svolgere le nostre attività in ambienti puliti e sicuri.

Sono un esercito di circa 600.000 addetti, di cui 50.000 in Piemonte. Sono donne e uomini che guadagnano pochissimo: 7,00 euro lordi l’ora, con stipendi medi mensili di circa 600 euro.

Da febbraio sono in trincea esattamente come il personale sanitario, spesso senza dispositivi di protezione adeguati. In molti casi hanno a che fare con Aziende che non sanno neppure cosa siano i Protocolli sulla Sicurezza e, come dice una nostra delegata: “…in tempi di Coronavirus, ci tocca il lavoro sporco per 5 euro netti all’ora…”

Forse ora vi è chiaro di chi e di cosa stiamo parlando, oltre alle belle parole servono azioni concrete, serve rinnovare un Contratto Nazionale che garantisca diritti ed una salario dignitoso. Questo naturalmente lo chiediamo alle associazioni datoriali, a voi invece chiediamo un impegno concreto affinchè queste lavoratrici e lavoratori possano svolgere le loro mansioni con le necessarie tutele per la loro salute.

Le lavoratrici ed i lavoratori non vogliono medaglie o riconoscimenti formali, vorrebbero non ripetere l’ esperienza vissuta la scorsa primavera e noi sindacalisti non vorremmo più vedere nei loro occhi, come purtroppo abbiamo visto in questi mesi, la paura di essere contagiate, ma soprattutto in loro si vedeva l’ansia e l’angoscia quotidiana di chi sente sulla propria pelle, la responsabilità di non infettare i propri cari, la preoccupazione di chi ha vissuto e continua a vivere giornalmente una dura guerra per evitare che questo subdolo virus non si presenti sull’uscio di casa”.