Dopo aver conqui­sta­to il primato in campo enogastronomico e in quello dell’imprenditoria d’eccellenza, Alba si candida a diventare capitale dell’arte attenta al sociale. L’Ente nazionale sor­­di (Ens) ha infatti individuato nel capoluogo delle Langhe la città ideale da cui sviluppare una rete di sensibilizzazione, che suc­ces­siva­mente coinvolgerà tut­ta Italia (spingendosi anche oltre confine), sulle persone colpite da problemi di sordità. Il primo significativo nodo di questa re­te sarà un’opera monumentale interattiva, che verrà in­stallata presso l’H Zone di Alba. Albese sarà anche la firma dell’installazione: l’autore del progetto artistico scelto dall’Ens è infatti Da­niele Caz­zato, direttore del­la libera accademia d’arte No­valia (che, da alcuni mesi, ha sede proprio ad Alba), conosciuto in zona so­prattutto per “L’angelo dell’alta Langa”, scultura da lui ideata, creata e installata tra le suggestive e rinomate colline del comune di Bossolasco.
Cazzato, come si è sviluppata questa particolare iniziativa?
«È partito tutto un anno fa, quando sono stato contattato dal presidente italiano dell’Ens, Giuseppe Petrucci, il quale, su segnalazione dell’albese Corra­do Avarino, mi chiese se fossi disponibile a realizzare un’opera che rappresentasse a livello nazionale e internazionale la lo­ro grande comunità. La scelta è ricaduta su di me, perché, oltre a essere un autore “libero”, realizzo progetti artistici anche in chia­ve sociale».
Quale concetto si intende tra­sfor­mare in scultura?
«Dai numerosi incontri avuti con le sezioni regionali del­l’Ens, è emerso come la princi­pa­le criticità che riguarda la loro realtà sia la solitudine nella comunicazione. Queste per­sone, infatti, affinché il dialogo con gli altri possa risultare efficace, hanno la ne­cessità di essere osservate con estrema attenzione».
Per quale soluzione ha optato?
«Dopo una lunga fase di progettazione, ho ideato un’opera mo­nu­mentale, di grandi di­men­sio­ni ma estremamente a misura d’uo­mo e di una città come Alba, che prevede l’interazione del pubblico. Sarà dotata di un’entrata e di un’uscita e i visitatori, accedendo all’opera, si imbatteranno in una lama di alluminio caratterizzata da un’apertura che consente di vedere solo il volto di chi sta dall’altra parte. Tale “finestra” riproduce la posizione delle mani assunta nella lingua dei segni per dire: “Se mi guardi, ti ascolto”. Questo è anche il titolo della scultura».
Come si conclude la “visita” del caratteristico monumento?
«Il visitatore può accomodarsi su di una poltrona sospesa, di fronte a cui ne è collocata una identica. Lo spazio attraverso il quale si può osservare l’interlocutore è maggiore. Qualsia­si sia il legame che ci unisce alle altre persone, è necessario, quan­do comunichiamo con lo­ro, essere sinceri e prestare la mas­sima attenzione. In questo senso, il mo­­numento assume un signi­fi­ca­to universale. È come se i sor­di esclamassero al mondo: “Tro­­vate il tempo per ascoltarvi!”».