“Tatahh taha…,” la marcia degli alfabeti di Corrado Odifreddi al Museo Mallé di Dronero

Esposizione dal 25 luglio all'8 novembre 2020

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Nel venticinquennale dell’apertura del Museo Mallé e nel centenario della nascita del suo fondatore – lo storico delle arti e direttore dei musei civici torinesi Luigi Mallé – il programma culturale ed espositivo si arricchisce di una nuova iniziativa pensata per valorizzare i talenti dei droneresi illustri.
Corrado Odifreddi (Cuneo, 1954), vive e lavora da molti anni a Dronero e tra le mura antiche del centro storico cittadino, in una vecchia casa affacciata su una torre neomedievale, nascono le sue costellazioni di segni, punti e matasse di linee arruffate che concrescono lievi e persistenti nel tempo su espanse carte e tele ma pure su ampie superfici murali.

Fin dal principio, il suo interesse è stato rivolto alla grammatica del vedere, una sorta di abc dell’immagine intercalata con le definizioni, con le chiare e ordinate classificazioni
delle ere storiche dalle quali attingere per nuove espansioni. Una biografia densa, riassunta per l’occasione in questa esposizione riunita all’insegna di una sintesi tra il linguaggio atemporale delle immagini e la cronaca.

Il percorso si evolve in quattro momenti, tanti quanti sono le camere della casa Mallé che accolgono le opere, a partire dalla prima nella quale l’abbrivio è sul punto visivo, quel punto che in geometria rappresenta un’entità astratta ma che è, invece, un elemento fondamentale del linguaggio visuale: lo sapevano Kandinsky e Klee che scrissero trattati, teorie e crearono opere imperniate sulla più semplice traccia che si possa lasciare su una superficie.

Bolle, buchi ed eclissi, rigorosamente neri, lasciano intravedere il bandolo della matassa da cui originano, una linea, un segno continuo che se addensato diventa un punto, se rarefatto contorna una forma.

E sono le figure che appaiono nella seconda sala, tra le sedimentazioni di memorie e le serialità dei singoli fotogrammi.

La grafite che uniforma le superfici, a volte mutandole percettivamente in apparenti stesure stampate quando altro non sono che lentissimi e pazientissimi avanzamenti della micromina 2b, incorporano il flusso  temporale, lo scorrimento di un azione, ciò che accade da lì a là nelle opere della terza camera, e nel fare questo, un occhio di riguardo per le tante immagini racchiuse in un apparente monocromo nero.

Infine, il percorso espositivo raggiunge, dopo tanto buio stellare e cosmogonico, il colore, nei giardini dei fiori pixelati, così come nelle scene degli scontri urbani, raffigurati a tinte pastello su tele ad acrilico. Le unità essenziali del linguaggio visuale si tramutano nei fonemi del nostro stupore, nei sospiri delle nostre emozioni, nei trasalimenti delle nostre ansie. Attraverso una serie di ironici slittamenti che coinvolgono termini fonetici, semantici e onomatopeici, le opere sfruttano la traslitterazione per esplorare i conflitti latenti
tra figura e parola, i loro sfuggenti punti di convergenza e divergenza sul piano dell’immagine, toccando concetti come globalismo, ribellione e fragile bellezza.

“L’opportunità di conoscere la produzione di Corrado Odifreddi” – precisa la curatrice Ivana Mulatero – “rappresenta un valido tentativo di indagare il nostro tempo, sviluppare gli strumenti necessari per attribuire significati e generare un momento di riflessione. Porsi in ascolto del territorio sempre in maniera critica rispetto ai contenuti e alle proposte espositive è tra i valori che sono presupposto del Museo Mallé, che è conscio dell’importanza sempre più irrinunciabile della cultura come primo baluardo della libertà di pensiero nell’uomo.

Il Museo Mallé nel suo percorso di valorizzazione, di ricerca e di contributo artistico, sociale e intellettuale, non rinuncia, nell’anno della pandemia da Covid-19, a porre all’attenzione dei visitatori la mostra personale dell’artista che rappresenta un occasione di conoscenza dei linguaggi dell’arte”.

La mostra dal titolo Tatahh taha……, La marcia degli alfabeti offre al pubblico una selezione di circa cinquanta opere e alcune installazioni a parete da vedere con calma, in pochi e con la dovuta concentrazione ed empatia.

L’iniziativa, realizzata per volontà di Espaci Occitan e del Comune di Dronero, è sostenuta dal contributo della Regione Piemonte.

cs