«Le montagne non scappano, neppure dal Covid»

Il Cai di Bra è tornato a organizzare attività. Ne parla a IDEA il presidente Sergio Canavero

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La montagna, un capolavoro della natura da vivere in tutte e quattro le stagioni. Ov­viamente con senso di responsabilità e con grande rispetto, come ricorda, nell’intervista chi ci ha concesso, Sergio Canavero, presidente (da 3 anni, ndr) del Club alpino italiano di Bra.
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a sezione della città della Ziz­zola, con sede in via Bar­bacana 47 (aperta al pubblico tutti i venerdì sera) propone attività di escursionismo, scialpinismo, alpinismo giovanile, alpinismo, cascate di ghiaccio.

Il Cai di Bra è proprietario del bivacco “Elio Bonfante alle Camoscere” in valle Maira (comune di Prazzo), ai piedi della Rocca Gialéo e vicino alla cresta del Chersogno, sorge a 2.634 metri d’altitudine.

Presidente, quanti soci contate?
«Nel 2019 eravamo 420 e ad oggi siamo 360».
Come ha e avete vissuto il “lockdown” e tutta la prima parte dell’emergenza sanitaria?
«Ci ha bloccato tutta la parte della stagione dello sci d’alpinismo; siamo stati costretti ad interrompere le attività. Ad aprile sarebbero dovuti ripartire i corsi di alpinismo e arrampicata su cascate di ghiaccio, ma sono stati bloccati anche questi. Ci hanno dato la possibilità di ripartire con l’escursionismo in sicurezza, con numeri molto ridotti di partecipanti e con gite non impegnative. La limitazione, attualmente, è 10 partecipanti più gli accompagnatori. Prima dell’emergenza riempivamo tranquillamente i pullman. Non sono ancora ammesse le vie ferrate. Da settembre, contiamo e speriamo di ripartire con il corso di alpinismo e magari con le cascate».

Ufficialmente, quando e come siete ripartiti?
«Il 21 giugno, con la prima gita escursionistica in valle Grana. La settimana scorsa, come se­conda gita, siamo andati al Bi­vac­co Bonelli in valle Maira. Do­menica 5 luglio, invece, la meta è stata la Pun­ta delle Guglie in valle Varaita».

Cosa significa essere presidente di una sezione del Cai, in questo caso braidese?
«Dal punto di vista personale, ovviamente non può che farmi molto piacere! Sono entrato a far parte della se­zione quasi 20 anni fa. La montagna la vivo di più nei mesi invernali, perché sono specializzato nel settore dello sci d’alpinismo. Il mio è un ruolo di responsabilità continuativa, soprattutto ogni qual volta si organizza una gita».

A prescindere dalla situazione odierna, come bisogna approcciarsi e viverla la montagna?
«Va vissuta con assoluto rispetto. Bisogna conoscersi, conoscere i propri limiti, conoscere bene l’itinerario che si vuole affrontare. Contano molto l’allenamento e l’esperienza. La gita con il bel tempo è fantastica. Se, invece, il meteo cambia nel corso della giornata, occorre essere in grado di affrontare la situazione e sapersi orientare. La montagna non va mai affrontata come una semplice scampagnata. Quando hai un gruppo di persone sotto la tua responsabilità, devi saper leggere e valutare tutte le situazioni. Noi diciamo sempre che tanto la montagna rimane lì dov’è e se non riesco ad arrivarci oggi, ci posso arrivare domani. Inoltre una volta arrivati in cima a una montagna la gita non è finita, ma bisogna avere forza e lucidità per affrontare al meglio la discesa e la via del ritorno».

Quali sono le vostre prossime iniziative?
«Abbiamo dovuto rivedere l’escursionismo. Saremmo dovuti partire con le prime gite in Liguria nel mese di marzo, dove registriamo sempre grande partecipazione. I soci e gli appassionati avevano tanta voglia di ritornare in montagna. Abbiamo ancora otto gite da spalmare fino a settembre».

I soci braidesi quanto sono appassionati della montagna?
«L’escursionismo la fa da padrone, i numeri sono alti, mentre alpi­nismo, arrampicata e cascate di ghiaccio, sono settori molto tecnici e l’affluenza è ridotta. Piacciono molto ai giovani! Noi puntiamo molto sull’alpinismo giovanile e quest’anno abbiamo una trentina di ragazzi iscritti, che vanno dai 6 ai 18 anni. Vogliamo implementare questo aspetto, c’è bisogno di giovani che si appassionino alla montagna a 360 gradi. La montagna è sacrificio, fatica. Va vissuta in tutte le stagioni, però ripaga immensamente. C’è bisogno, oltre che di nuovi giovani soci, anche di nuovi istruttori».