«Se ci avessero det­­to che non sarebbe stato possibile frequentare per un lungo periodo mu­sei, ci­nema, teatri, biblioteche e strutture sportive, avremmo pensato a uno scherzo».

Invece, è purtroppo tutto vero. E Cristina Clerico lo sa bene. Da assessore alla cultura e allo sport del Comune di Cu­neo si è ritrovata a destreggiarsi tra incognite sul fu­turo, protocolli di sicurezza e difficoltà conseguenti alla pandemia di coronavirus. Ma c’è anche tan­­ta voglia di ripartire, dopo un periodo che lei stessa definisce «inimmaginabile».

Assessore Clerico, com’è stato questo periodo per la cultura?
«Quello della cultura è un settore strettamente legato alla quotidianità delle persone ed è per questo che lo stop ha determinato anche conseguenze emo­­­tive, in alcuni casi pesanti.  A livello delle attività comunali, dopo una prima fase di sgomento, ci siamo organizzati per poter ripartire».

E la cultura è ripartita in città?
«Sì. Le prime a riaprire sono sta­te le biblioteche, il 19 maggio, anche se ancora senza prevedere per il pubblico la possibilità di recarsi all’interno. Il 2 giugno è toccato ai musei; il 15 è ripartito anche il teatro Toselli, con lo spettacolo in streaming “Stasera non viene nessuno”, un tributo agli operatori degli spettacoli dal vivo, che più di altri hanno sofferto e continuano a soffrire gli effetti della pandemia di Covid».

In autunno il pubblico potrà tornare a teatro?
«I protocolli di sicurezza riducono in maniera drammatica la capienza delle strutture: da 540 a meno di 100 posti. I no­stri spettacoli fanno spesso registrare il tutto esaurito; alla luce delle misure anti coronavirus, troppa gente ri­mar­rebbe esclusa e, quindi, insoddisfatta. As­pet­­­tiamo di vedere come evolverà la situazione, ma non sia­mo certi di voler ripartire in que­ste condizioni. Il discorso è diverso per il cinema Monviso, ria­perto il 25 giugno. Con 113 posti, credo si possa garantire una fruizione simile a quella di un’estate “normale”. Un segnale importante per la ripartenza della cultura in città è inoltre la mostra “Quei temerari delle strade bianche” inaugurata il 26 giugno in San Francesco».

Come giudica il livello della proposta culturale di Cuneo?
«Credo che sia qualitativamente molto buona; ciò che varia è la percezione della cultura stessa. La colpa è anche nostra: dob­biamo fare di più in termini di co­municazione. Va anche detto che andrebbero superati alcuni preconcetti, decisamente anacronistici. A volte si pen­sa, infatti, che ciò che accade altrove sia sempre meglio di quanto viene organizzato a Cuneo. A prescindere da queste considerazioni, la città risponde bene.

Biblioteca, teatro e mu­sei sono il fulcro della no­stra vita cul­turale e sono assai frequentati. Sul fronte della letteratura, “Scritto­rincittà”, in programma dall’11 al 16 no­vem­bre, è cresciuta tanto, è apprezzata dagli autori che partecipano ed è seguita a livello nazionale.

Il mondo della musica classica, essendo vivace, ri­chie­de coordinamento per es­sere meglio percepito e comu­ni­cato. La musica leggera vive una fase meno splendente ri­spet­to agli anni ’90; del resto è cambiato proprio il modo di produrla, proporla e ascoltarla.

Varco, spazio dedicato alla formazione e alla produzione au­diovisiva, è una proposta relativamente nuova che ha ancora grandi margini di crescita. Il com­plesso monumentale di San Francesco ha ormai una pro­grammazione densa in termini espositivi. Gli appuntamenti teatrali sono di livello nazionale e hanno ottimi ri­scontri di pubblico, con la nota positiva di un aumento di spettatori “under 30”.

Si è portata in città “Biennale democrazia” e si sta lavorando per inserire nuovi appuntamenti, sempre con lo stesso obiettivo: “seminare” pensiero critico, aumentare la consapevolezza del cittadino e coniugare intrattenimento e contenuto. Il settore cultura segue anche l’università, cresciuta in numeri e corsi. Puntiamo a rafforzare ulteriormente questa presenza».

Come giudica la sua esperienza da assessore fino a oggi?
«Positiva per il condensato di esperienze che sto vivendo: so­no riuscita a conoscere me­glio la mia città e i miei concittadini. Traccerò un bilancio al ter­mine del quinquennio, quan­­­do potrò constatare sui va­ri fronti quali obiettivi saranno stati raggiunti rispetto alle linee prefissate. Ri­tengo si stia lavorando con se­rietà e dinamismo nonostante le molte difficoltà, ora amplificate dall’epidemia».