Il calcio dilettantistico s’interroga sul futuro, qui Santostefanese: “Si riparta a febbraio con l’attuale stagione”

Dai belbesi la proposta di congelare l'attuale campionato per riprenderlo a febbraio 2021, "saltando" la stagione 2020/2021

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Il momento di grande incertezza che stiamo vivendo sta interessando pesantemente anche il mondo dello sport, che solo a singhiozzo e tra mille ostacoli sta cercando di rimettersi in moto in questi giorni, ma con ancora un enorme punto interrogativo sul proprio futuro, legato all’eventuale ripartenza dei campionati.

Un’incognita pesantissima soprattutto per le società dilettantistiche, oggi alle prese non solo con il dilemma legato al se e come riprenderà la stagione interrotta, ma soprattutto se potrà esserci per loro un futuro, visto che la crisi economica innescata dal coronavirus potrebbe avere conseguenze devastanti proprio per quelle piccole società che traggono linfa vitale dalle sponsorizzazioni di aziende oggi in seria difficoltà.

Tra questi club anche la Santostefanese che, dopo essere brillantemente ripartita nel campionato di Promozione con risultati che andavano ben al di là di ogni più rosea aspettativa dopo un’estate travagliata, ha visto come tutte la sua stagione interrotta e ora non sa come ripartirà.

Ne abbiamo approfittato per chiedere al DS santostefanese Ezio Grasso, oggi alla corte dei belbesi dopo una vita passata in casa Albese, un parere sulla attuale situazione dello sport dilettantistico italiano. “Io, con tutto rispetto per il Comitato Piemonte e VdA e per la LND, procederei con il congelamento del campionato 2019/2020 – afferma – per poi riprendere la stagione a febbraio, dopo aver scongiurato anche il rischio paventato da molti di una seconda ondata di coronavirus in autunno.

In questo modo le società potrebbero ricominciare con la preparazione atletica dopo il 10 gennaio e tornare in campo a febbraio per finire regolarmente il campionato, con le promozioni e le retrocessioni giuste. Certo, in questo modo si salterebbe la stagione 2020/2021, ma siamo davanti ad una pandemia mondiale ed è un prezzo che possiamo pagare”.

Il rischio, infatti, non riguarda solo la vita sportiva di una società ma la sua permanenza in vita, minata fortemente dalla crisi attuale: “Non creda la Federazione che basti inserire uno o due giovani per abbattere i costi – continua – le società come la nostra sono in vita grazie alle sponsorizzazioni, ma chi, oggi, ha il coraggio di andare a chiedere a ditte e aziende ferme magari da mesi, soldi per supportare la squadra? Siamo davanti a una crisi economica grossa, e questa cosa non va sottovalutata.

Le società dilettantistiche vanno avanti grazie agli sponsor, ma se non c’è lavoro le prime cose che vengono tagliate sono le spese inutili e le sponsorizzazioni. Invece così facendo potremmo pagare una piccola iscrizione alla Federazione, ricominciare il campionato con gli stessi giocatori e gli stessi allenatori, e lo porteremmo alla fine, evitando di trovarci ad affrontare una seconda ondata di coronavirus che, in autunno, potrebbe bloccare nuovamente tutto dopo 4/5 partire e costringerci a tornare in campo….a febbraio”.

Poi vi è un problema pratico nell’allestire una stagione in tempi ristretti “La Federazione – continua Grasso – deve rendersi conto che è inutile ragionare su gironi da 18 squadre in Promozione ed Eccellenza, perchè in tre mesi è impensabile riuscire a racimolare i soldi per allestire una squadra e programmare un’intera stagione. Noi come Santostefanese lo scorso anno ci siamo riusciti limando ogni costo possibile e compiendo un autentico miracolo, ma oggi questa cosa è difficilmente ripetibile.

La Federazione deve pensare prima di tutto a salvare le squadre e a preservarle. Poi, si decidesse di ripartire a febbraio, si potrebbero far tornare in campo anche i settori giovanili, uno dei motori importanti delle società visto che molti sponsor intervengono proprio per dare una mano a questi ragazzi, quindi una riapertura globale delle attività potrebbe rappresentare un’importante boccata d’ossigeno per tutte le società”.