Nigella e Niella: l’assonanza non è solo nel nome…

Un’associazione è all’opera per rimettere in circolo il fiore a rischio estinzione

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“Inter segetes ni­gel­la” (tra le mes­si la nigella ndr), è la scritta che dallo stemma comunale accoglie i visitatori di Niella Tanaro. La frase campeggia sotto i due simboli che compongono il Dna del paese: il grano, legato alla tradizione dei panificatori e il fiore blu della Nigella.

Nel corso dei secoli questi due simboli non hanno mai abbandonato il paese e ora, grazie all’associazione “Nigel­la”, è nata la voglia di trasmettere alle generazioni future la conoscenza e la cura di questa particolare specie di fiore, che negli ultimi anni ha rischiato l’estinzione. L’associazione, presentata lo scorso ottobre durante il convegno “Dal grano al pane”, è guidata dal presidente Mauro Benedetto, che con passione sta seguendo il progetto di recupero del fiore.

Qual è la storia della nigella e co­me nasce l’idea di creare un’as­sociazione?
«Tra i banchi delle scuole elementari di Niella Tanaro, da sempre le maestre parlano della nigella come il “fiore del paese”. L’assonanza dei due no­mi è cristallina, ma vi è una relazione sicuramente più profonda, nata nei secoli scorsi grazie alla presenza della graziosa messicola nei campi di grano niellesi. Probabilmente, la compresenza era così importante da riuscire ad incidere sulle proprietà del frumento e, conseguentemente, sul gusto delle farine con cui si faceva il pane. Un antico detto citava testualmente: “Niela fa la mica bela” a significare la differenza tra il pane comune e il pane di Niella. La nigella è dunque parte integrante della storia di Niella Tanaro e la nostra associazione è nata con l’intento di studiare ed approfondire le varie sfaccettature che compongono questo pezzo di storia niellese».

Quanto è importante questo fio­re nella storia di Niella Tanar­o?
«Il legame tra il fiore e il paese è strettissimo e lo era ancora di più nei secoli passati quando le istituzioni del piccolo villaggio monregalese scelsero questo nome per il paese, probabilmente confermando l’importanza del fiore. Fu nel 1784 che la comunità niellese decise di conferire la “cittadinanza onoraria” alla ni­gella inserendo il fiore nel proprio stemma comunale. L’a­raldica conferma il legame con la messicola, ma apre un piccolo “giallo”: sui disegni si alternano l’“Agrostemma Githago” o “Git­taione” (di stelo alto, fiore rosa-violetto) e la “Nigella Da­ma­scena”, fiore di un azzurro intenso, con stelo basso, la cui capsula produce semi neri commestibili. Quale dei due conferiva la tipica fragranza al pane? Il “Gittaione”, che con la sola presenza “immunizzava” il grano da parassiti o funghi oppure la “Ni­gella Dama­scena” che rilasciava i suoi preziosi semi in fase di trebbiatura e che venivano così macinati insieme al grano? Non sarà facile trovare risposta, ma l’impegno della associazione è anche quello di fa­re chiarezza su questo aspetto».

Come avete condotto le ricerche su questo fiore?
«La collaborazione con il Co­mizio agrario di Mondovì è stata fondamentale per quanto concerne la ricerca e le informazioni generali sulle messicole, con particolare riguardo alle tre specie osservate: l’“Agro­stem­ma Githago”, la “Nigella damascena” e la “Nigella Sativa”. Grazie al Comizio è stato possibile realizzare il convegno del 22 febbraio scorso a cui hanno partecipato esperti del mondo delle erbe e della loro trasformazione in ambito officinale. In questa occasione anche il grano e il pane hanno avuto ruoli da protagonisti con la presentazione degli esperimenti fatti dalla Pro loco Niella Tanaro sulla coltura di grani antichi, in collaborazione con l’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo. La dottoressa Ales­sandra Maritano ha poi spiegato le esperienze condotte a Gia­veno sul pane e sulla panificazione tradizionale. Sui principali portali di botanica le tre specie oggetto del nostro progetto sono date purtroppo come “estinte” o “in via di estinzione”. Siamo sta­ti particolarmente fortunati di avere trovato alcuni esemplari di “Nigella Damascena” nella frazione Fornelli e di “Git­taione” in altri luoghi. Ciò ha permesso il recupero dei semi e la redistribuzione di essi per l’impianto. Anche il Comune di Niella Tanaro ha ricevuto una quarantina di piantine già germinate per l’installazione negli spazi pubblici. L’obiettivo è quel­lo di riuscire a mettere a dimora il fiore nel maggior nu­mero di siti disponibili in paese in modo da vedere il “fiore di Niella” presente in forma stabile. Sono stati 114 i volontari che hanno richiesto e ricevuto la nostra bustina di semi con l’impegno di restituire all’associazione circa metà dei chicchi che la pianta produrrà a fine fioritura. Ciò permetterà una successiva riconsegna ad altre persone che desidereranno partecipare al progetto».