Coronavirus, Cirio: “Il Piemonte non è un caso. Sto combattendo una guerra con l’esercito che ho trovato”

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Sto combattendo una guerra con l’esercito che ho trovato, fatto di uomini e donne straordinarie, ma che aveva carenze organizzative gravi. Ecco perché ci sono delle difficoltà“: il presidente Alberto Cirio respinge al mittente le critiche sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Piemonte. “Guido questa Regione dallo scorso giugno, dopo sette mesi è scoppiata l’epidemia – ha osservato in una diretta Facebook – Non possiamo accettare che ci venga detto che non facciamo tamponi da parte di chi ha governato la Regione fino a ieri“.

Ho trovato punte di straordinaria eccellenza, ma anche criticità di strumentazioni che non c’erano e di una medicina territoriale abbandonata a se stessa negli anni. Una sanità con ospedali eccellenti – ha affermato – ma criticità reali. Prima fra tutte quella dei laboratori attrezzati per le analisi: a febbraio erano due, oggi sono 18 e in pochi giorni diventeranno 20. Passare dai due laboratori ereditari a 20 è stato un lavoro enorme, grandissimo, che è il motivo per cui il Piemonte non è riuscito a raggiungere subito i numeri di tamponi delle altre Regioni, ma lo ha fatto in poco tempo“.

Usiamo questo momento per riflettere sul futuro – ha concluso Cirio – Il taglio alla sanità pubblica in Italia è stato un grave errore, che ha responsabilità politiche diffuse nel tempo e nei partiti. Ripartiamo da questo, aiutandoci, riflettendo, con la stessa lucidità con cui continuo a curare il Piemonte, perché è una regione ferita. Ma lo possiamo guarire solo se rimaniamo uniti e non perdiamo tempo a fare polemiche. La luce al fondo del tunnel c’è“.

c.s.