«La Granda sarà tra i primi a rilanciarsi quando le condizioni lo permetteranno»

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Solo poche settimane fa sulle pagine di IDEA si dava conto dei risultati economici più che eccellenti ottenuti dalla nostra provincia. Nel 2019 il valore delle esportazioni cuneesi di merci, infatti, si è attestato a circa 8 miliardi e mezzo di euro, registrando un aumento del 4% rispetto al 2018. La Granda ha evidenziato una crescita delle merci esportate rispetto a quelle importate che porta il saldo della bilancia commerciale a 3,8 miliardi di euro. Numeri che, visti con i chiari di luna di oggi, sembrano lontani anni lu­ce, ma da cui ha senso ripartire, per non sprecare l’ottimo lavoro fatto.

Per quanto riguarda i nostri prodotti, non si tratta di un problema di domanda e di offerta, ma solo di impossibilità di metterle in contatto, per via della quarantena e dello stop di una parte significativa della produzione. Almeno questo è un dato confortante, no?
«Direi proprio di sì, perché siamo una terra che oggi trova nel mondo un apprezzamento assoluto, per la qualità dei prodotti che propone. Una terra magica che il buon Dio ci ha regalato e che è ancora tutta da valorizzare. In una fase non congiunturale come questa credo che la nostra terra sarà una delle prime ad avere modo di rilanciarsi all’interno anche del contesto del nostro Paese. Bisogna sempre tener presente che abbiamo il Me­di­terraneo a 50 chilometri e possiamo diventare la porta d’ingresso per quanto riguardo l’approvvigionamento dell’Europa medesima e allo stesso tempo rappresentare la porta d’uscita del nostro continente verso il resto del mondo. Sotto questo profilo la logistica potrà sommarsi alle grandi opportunità in altri settori economici. Incrociamo le dita e auspichiamo che questo momento drammatico passi in fretta. Sono certo che in questa circostanza, come già avvenuto in passato, la nostra gente saprà bene rimboccarsi le maniche e, senza far tanti proclami e con tanti “esageruma nan” saprà andare avanti, appena sarà messa nella condizione di farlo. Chi ricopre incarichi che possono permetterci di essere meno in difficoltà si attivi lasciandosi ispirare da vedute ampie. Fare debito non sarebbe il male maggiore a cui può andare incontro il nostro Paese, perché a un’emergenza come questa si risponde con provvedimenti altrettanto significativi per modificarne, per quanto possibile, gli effetti».