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Salvini e le donne di Ormea, è polemica. Il sindaco Ferraris: “Dispiaciuto, cattiva pubblicità per la cittadinanza”

Ferraris: «Sono dispiaciuto, apparirà come una mossa politica, cosa che assolutamente non è, il video mi era già stato fatto vedere una settimana fa».

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Negli ultimi anni, lo sappiamo, le battaglie politiche si giocano sul web a colpi di tweet ed è proprio un “cinguettio” dello scrittore Gianrico Carofiglio, che ha acceso una nuova polemica su Matteo Salvini. Questa volta, però, il vice premier leghista viene criticato per un video che lo ritrae con in mano un foglio in cui si critica pesantemente la politica di accoglienza del comune di Ormea.

Il post è diventato virale sui social al punto da scatenare le donne del paese, che, offese dalle parole scritte sul pezzetto di carta che Salvini tiene in mano nella foto, hanno creato e diffuso l’hashtag #iostoconledonnediormea.

Abbiamo contattato telefonicamente il Sindaco di Ormea, Giorgio Ferraris, per avere delucidazioni sull’accaduto.

La domanda che in molti si faranno è: visto che il video risale al 2016, perché non se ne è parlato prima, ma solo ora, oltretutto, a pochi mesi dalle elezioni comunali?

«Nessuno aveva manifestato dissenso in passato perché non eravamo a conoscenza del video. Personalmente sono dispiaciuto, in primo luogo perché non è una buona pubblicità per la cittadinanza e secondo perché apparirà come una mossa politica, cosa che assolutamente non è, il video mi era già stato fatto vedere una settimana fa». 

Parliamo del filmato, sicuramente una scelta poco accurata da parte del vice premier, viste le parole scritte sul foglio, ma si vedono chiaramente in volto le due persone che glielo porgono…

«Sì, esatto, le due persone sono assolutamente riconoscibili, uno è un cittadino di Ormea, mentre l’altro è un villeggiante. È chiaro che la loro fosse una mossa per criticare l’amministrazione comunale, mi dispiace che in questo modo abbia fatto una brutta figura tutta la città, che non è mai stata disunita, seppur con idee diverse e si è sempre mostrata di mentalità aperta». 

Come è stata gestita l’accoglienza degli immigrati di cui si discute?

«Nell’estate del 2015 sono arrivate 35 persone nel nostro comune e, secondo le disposizioni ricevute inizialmente, sarebbero state ospitate, come capita nella maggior parte delle città, in un albergo messo a disposizione da un privato. Noi abbiamo ritenuto giusto opporci e abbiamo chiesto al Prefetto di poter gestire gli arrivi senza l’aiuto di privati o cooperative. Pertanto i ragazzi sono stati ospitati nella ex casa di riposo». 

Come ha reagito la comunità?

«Ormea è diventata un modello di integrazione e in merito sono state anche scritte tre tesi di laurea. La città è stata  riconosciuta “modello di integrazione” anche dalla Compagnia di San Paolo di Torino».

Come sono stati coinvolti nella attività del paese?

«Il loro arrivo ha favorito la creazione di posti di lavoro per i nostri giovani, che li hanno aiutati a imparare l’italiano. Hanno partecipato attivamente alla vita del paese: si sono resi disponibili ad aiutare quanto siamo stati colpiti dall’alluvione, hanno pulito i castagneti e le aree boschive. Alcuni di loro ora lavorano nei rifugi e altri per delle aziende liguri che realizzano muretti a secco; hanno imparato alcuni mestieri, che, è risaputo, i nostri giovani non fanno più».