Cuneo: presi i responsabili della tentata rapina all’Unicredit di Dronero| I 4 malviventi, che provarono il colpo lo scorso 15 febbraio, sono stati arrestati al termine di una operazione condotta in sinergia da Squadra Mobile e carabinieri di Cuneo

0
1073

“Con tutti i soldi che faremo passeremo una bella estate”. Così si “caricavano” per telefono gli autori della tentata rapina alla banca Unicredit di Dronero dello scorso 15 febbraio.

 

Qualche mese ed una lunga ed articolata indagine dopo, i 4 responsabili sono stati arrestati grazie alla conclusione dell’operazione “Trasferta”, condotta in sinergia dai carabinieri del Nor e dalla Squadra Mobile della Questura e coordinata dalla Procura della Repubblica di Cuneo. I risultati sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svolta presso la Procura.

 

Quel colpo del 15 febbraio non andò a buon fine: nell’occasione due persone, con il volto parzialmente coperto dal cappuccio della felpa, si erano introdotte nell’istituto di credito, minacciando il personale con una pistola per farsi consegnare tutto il denaro contenente nella cassaforte. La rapina saltò, per l’apertura della cassaforte temporizzata e per il sopraggiungere nella filiale di un cliente. Le successive indagini hanno avuto una svolta decisiva incrociandosi con quelle di un’altra vicenda di traffico di sostanze stupefacenti.

 

In una intercettazione di un anno prima, un dronerese discuteva con un cugino di Palermo di un colpo da fare proprio a Dronero, “che ci avrebbe fatto passare una bella estate”. Il cuneese è D.G., pluripregiudicato, il basista della rapina, colui che ha individuato l’obiettivo e ne ha controllato le criticità, e che poi si è preoccupato di pagare il biglietto per il viaggio a Dronero, dare assistenza logistica sul posto e procurare anche una pistola al cugino e ad altri due suoi amici, gli autori materiali del colpo. Colpo che i malviventi hanno provato a concretizzare un anno dopo.

 

Individuato il basista, con successive indagini ed intercettazioni telefoniche, carabinieri e Squadra Mobile sono riusciti a risalire al ruolo e all’identità degli altri tre responsabili, grazie anche agli indizi lasciati durante i loro spostamenti da Palermo a Genova e poi a Dronero. Il cugino del dronerese, R.G., aveva messo in contatto il proprio parente con i due rapinatori, F.B. e P.P., anche loro palermitani, gli esecutori materiali del colpo.

 

Ricostruito il quadro in maniera precisa, sono scattate le misure cautelati, emesse dal Gip presso il Tribunale di Cuneo Alberto Boetti, per tentata rapina aggravata. Tutti sono stati arrestati poche ore dopo, anche quelli residenti a Palermo. Uno dei due esecutori materiali della tentata rapina, P.P., si trovava già in carcere per una rapina commessa lo scorso mese di marzo in una gioielleria, sempre a Dronero. Si tratta di persone che versavano in condizioni economiche difficili, tutti pluripregiudicati, e disposti a tutto per portare a termine il colpo, come testimoniano le frasi che si scambiavano al telefono: “Sto morendo di fame, quando facciamo questa cosa”?.

 

“E’ stata un’indagine condotta magistralmente – ha sottolineato il procuratore Gabriella Viglione – in cui è stata fondamentale l’ottima collaborazione tra forze di polizia diverse. Sono state decisive le intercettazioni telefoniche, un elemento che tengo a sottolineare visto che sta per entrare in vigore la nuova legge, con la quale non saremmo entrati in possesso di queste conversazioni”.

 

“Un’indagine complessa, considerando che 3 dei 4 soggetti implicati erano a Palermo – ha aggiunto il capitano Domenico De Biasio, comandante della Compagnia dei carabinieri di Cuneo -. In una situazione non facile, c’è stato fin da subito un grande affiatamento con la Squadra Mobile, elemento risultato decisivo per la buona riuscita dell’operazione”.

 

Una proficua collaborazione confermata dal vice questore aggiunto Marco Mastrangelo: “E’ come se avesse lavorato una sola squadra, c’è stata grande collaborazione e sinergia, senza nessun tipo di gelosia. Mi piace sottolineare la velocità con la quale siamo riusciti ad arrestare i responsabili non appena è stata emessa l’ordinanza, nonostante la distanza”.

 

Gabriele Destefanis