“Se non ora, quando… le progressiste si indigneranno contro l’arresto della giovane dissidente iraniana?” | Riceviamo e pubblichiamo dal capogruppo della Lega Fossano Anna Mantini

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L’arresto della giovane ragazza iraniana, colpevole di essersi tolta il velo in segno di protesta contro un regime che impone con la paura e la forza usi e costumi delle donne, rappresenta l’ennesima occasione persa dai nostri sedicenti movimenti progressisti chiusi nell’ennesimo imbarazzante silenzio.

 

Di fronte alle vere battaglie di libertà della donna – intesa come libertà di non subire una violenza sessuale o domestica talvolta fatale – e di emancipazione contro le repressioni dei regimi totalitari di matrice islamica, minacce talvolta assai vicine alle nostre case, si preferisce ancora una volta tacere per ragioni di opportunismo politico e nel nome di un falso buonismo e di una ipocrita integrazione “al contrario”.

 

Eppure i buoni esempi non mancano, a cominciare dal rifiuto dei rappresentanti istituzionali di Paesi europei a noi vicini di coprirsi il capo per compiacere dittatori sanguinari durante le missioni in medio Oriente: quanta differenza da una presidente della Camera o da una commissaria europea agli affari esteri che non solo non perdono occasione di indossare il velo, ma le perdono tutte quando si tratta di prendere le difese di donne perseguitate perché “colpevoli” di opporsi all’integralismo religioso e di chiedere maggiori diritti economici e civili!

 

Eppure si parla tanto della necessità di essere tutti “liberi e uguali”: liberi forse di sottostare ai diktat di leader religiosi incompatibili con la nostra società, uguali sicuramente come nella fattoria di Orwell, dove c’è sempre qualcuno – ma non siamo mai noi! – che lo è più di qualcun altro.

 

Certamente, chi vorrebbe a parole intervenire “se non ora quando” quando serve non interviene mai. E questa è una violenza non meno grave che si aggiunge a quelle già materialmente subite da vittime lasciate sole e senza sostegni neanche morali da certe “paladine del politicamente corretto”.