Imu capannoni, Cna Cuneo sposa la battaglia nazionale per la sua maggiore deducibilità

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Nel corso del 2016, piccole imprese, artigiani e lavoratori autonomi in sede fissa hanno “trasferito” all’erario, statale e comunale, quasi dieci miliardi di euro alla voce relativa all’Imu sugli immobili strumentali, in pratica i capannoni e i siti nei quali si realizza l’attività aziendale.

 

Si tratta di circa la metà delle entrate totali procurate dalla famigerata imposta municipale unica, ma di cui una quota è dedicata allo Stato, segnatamente sulle basi imponibili immobiliari delle aziende. Per questo motivo Cna Cuneo condivide in pieno la battaglia avviata dal segretario nazionale della Confederazione, Sergio Silvestrini, per ottenere o una piena o comunque una maggiore deducibilità (oggiAggiungi un appuntamento per oggi solo al 20%) di questo capitolo Imu dal reddito d’impresa, al fine di debellare il triste fenomeno non solo della doppia ma addirittura della tripla imposizione fiscale sugli stessi imponibili già tassati ai fini Irpef e Ires per le imprese costituite in società.

 

Il Centro studi della categoria, a livello italiano, ha calcolato che, riconoscendo agli imprenditori il beneficio massimo possibile, ossia la piena deducibilità dell’Imu sui beni immobili strumentali, il costo per il Governo sarebbe appena di 630 milioni di euro, “mentre per le piccole imprese e per il mondo del lavoro autonomo artigiano e terziario si svincolerebbero risorse liquide importantissime per gli investimenti e per la stessa serena continuità operativa aziendale”, commenta la direttrice di Cna Cuneo Patrizia Dalmasso: “Le ricognizioni statistiche condotte su tutto il territorio italiano dalla nostra Confederazione hanno certificato che il total tax rate, ossia la pressione tributaria in totale gravante sulle imprese, calerebbe in media di quattro punti subito, beneficiando soprattutto le realtà territoriali più penalizzate in termini di alta tassazione, e a un tempo consolidando quelle zone geografiche, come Cuneo e la Granda, dove la collaborazione con gli Enti locali ha permesso, laddove consentito dalle leggi, di minimizzare l’impatto fiscale sulle imprese”.

 

In effetti, come argomentato dal Centro studi di Cna, il capoluogo cuneese, felicemente ultimo nella classifica nazionale del total tax rate con una pressione del 54,5 per cento, contro una media italiana del 62,2, con la piena deducibilità dell’Imu sui beni immobili strumentali vedrebbe tale incidenza scendere al 53,3, a fronte di una media Paese del 58,2, confermandosi la Città italiana meno tartassante per le aziende ivi residenti.

 

 

cs