Forte contributo all’occupazione nel cuneese dalle imprese femminili

0
370

Sono stati diffusi ieri a livello nazionale i risultati del Rapporto ImpresaInGenere, realizzato da Unioncamere nel quadro della collaborazione con Ministero Sviluppo Economico, Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità.

La crisi non ha fermato le donne. Tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili sono aumentate di 35mila unità, circa i 2/3 dell’incremento complessivo dell’intero tessuto imprenditoriale italiano (+53mila imprese) nello stesso periodo.

 

L’apporto delle donne al raggiungimento dei fini sociali e di crescita economica del nostro Paese è riconosciuto e confermato dai dati statistici – ha dichiarato la presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile Aurelia della Torre –. Le imprese femminili, potenziale per consolidare la ripresa economica, hanno dimostrato una migliore tenuta sul mercato anche grazie alla lungimiranza e alla concretezza dei loro progetti sempre maggiormente rivolti all’innovazione”.

 

Innovare è infatti la parola d’ordine anche tra le donne d’impresa: tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili legate al mondo digitale sono aumentate del 9,5% contro il +3% del totale. In valori assoluti, il settore dell’ICT a trazione femminile è aumentato di circa 1.800 unità, passando dalle 18.700 del 2010 alle 20.500 del 2015. Anche nel mondo delle startup innovative i progressi sono evidenti: se nel 2010 le startup innovative femminili erano solo il 9,1% del totale, nel 2014 sono diventate il 15,4%, pari a circa 600 imprese.
Nel complesso, l’universo dell’impresa femminile riflette lo stesso processo di terziarizzazione in atto in tutto il sistema produttivo nazionale: le aziende “rosa” nei servizi sono aumentate in 5 anni del 6,2% (+42.500) mentre sono diminuite del 13,4% (-32.600) nel settore primario e dell’1% (-800) nel manifatturiero. Nel terziario l’aumento delle imprese femminili ha riguardato quasi tutti i comparti, a cominciare da turismo (+17,9%; +15.200), sanità-assistenza sociale e istruzione (+21% in entrambi i casi; rispettivamente +2.100 e +1.300), cultura-intrattenimento (+12,8%; +1.700). Nel manifatturiero, avanza l’alimentare grazie all’aumento del 13% di imprese femminili.

 

Tra le caratteristiche del sistema produttivo al femminile anche la più diffusa presenza di giovani e di donne provenienti da altri Paesi. Quasi 14 imprese femminili su 100 sono guidate infatti da under 35 (circa 178mila in valori assoluti), a fronte delle circa 10 su 100 tra le imprese maschili. Nel 2014, poi, le imprese straniere femminili sono più di 121mila (9,3% del totale delle imprese capitanate da donne), mentre tra quelle maschili le imprese straniere sono l’8,5% del totale.

Per quanto mediamente piccole di dimensioni (sono 2,2 gli addetti medi per impresa nel caso delle aziende femminili contro i 3,9 di quelle maschili), le imprese femminili danno un contributo formidabile all’occupazione del Paese. Sono quasi 3 milioni gli addetti che lavorano all’interno delle attività a trazione femminile, pari al 13,4% del totale degli addetti nel settore privato.

 

Le donne che fanno impresa – ha commentato il presidente della Camera di commercio Ferruccio Dardanello – sono oggi una componente strategica del nostro tessuto produttivo e garantiscono un contributo determinante all’occupazione; solo in provincia sono circa 16.000 ovvero il 22,7% del totale dando lavoro a 31.000 persone. Il rapporto nazionale ci offre una lettura interessante del ruolo giocato dalle imprese in rosa, del contributo apportato allo sviluppo economico dei territori, sapientemente coniugato con le specifiche dinamiche sociali, come evidenziato dalle esperienze citate quali, per la nostra provincia, la ditta Garello Laura & C. snc di Castagnito che esporta borse e accessori artigianali anche in Giappone e la cooperativa sociale Cassiopea di Boves , che si è distinta con un progetto in materia di orti sociali e solidali per famiglie bisognose”.

Il rapporto è consultabile sul sito www.unioncamere.gov.it