Ok alla Riforma Costituzionale, Andrea Olivero: “Ha vinto la democrazia”

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Ieri, dopo due anni di dibattito, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il Disegno di Legge del Governo sulla Riforma Costituzionale.

Nel prossimo autunno gli italiani saranno chiamati a esprimere il loro parere sul provvedimento attraverso il referendum confermativo. Uno dei punti cardine della Riforma è il superamento del bicameralismo perfetto, per cui tutte le leggi, fino a ora, dovevano ottenere l’ok di entrambi i rami del Parlamento. Con la sua entrata in vigore la Camera dei Deputati è l’unico organo eletto direttamente dai cittadini e alla quale spetta il compito di approvare le leggi ordinarie e di bilancio e di accordare la fiducia al Governo.

 

Il Senato, invece, diventa un organo rappresentativo delle Autonomie e dei Territori e la sua composizione ridotta da 315 a 100 membri (74 consiglieri regionali, 21 sindaci nominati dalle stesse Regioni e 5 scelti dal Presidente della Repubblica), che percepiscono solo più lo stipendio di Amministratori locali. La loro funzione principale è quella di favorire il raccordo tra lo Stato, le Regioni e i Comuni. Nello stesso testo, che ha ottenuto l’ok, viene anche eliminato, nella Costituzione, il riferimento alle Province. Durante il dibattito alla Camera il presidente del Consiglio Renzi ha risposto in maniera diretta a tutte le obiezioni sulla Legge manifestate dalle minoranze.

 

“Bene ha fatto il premier – sottolinea il viceministro cuneese, Andrea Olivero – a entrare nel merito delle singole questioni, inquadrandole e smontandole una dopo l’altra. In questo modo ha tolto le armi di chi, pur sottraendosi al confronto parlamentare, sostiene che la Riforma Costituzionale sarebbe indirizzata a creare concentrazione di potere. Invece è una Riforma che semplifica il procedimento legislativo, cambiando il rapporto di fiducia fra le Camere e il Governo e punta a rendere moderno il nostro Paese”.

 

Chi lamenta come risultato finale una minore democrazia? “Al contrario, ha vinto la democrazia. Il dibattito parlamentare, come dimostrano i numeri e il confronto con i lavori dell’Assemblea costituente, deve condurre a una sintesi e a una decisione. E’ finito il tempo delle discussioni interminabili che, inevitabilmente, lasciavano tutto come era. Ed è vero che la classe politica ha dimostrato di saper riformare se stessa”.

 

Adesso bisogna guardare al futuro prossimo e al referendum? “Infatti. La consultazione popolare è il vero punto di approdo del percorso portato avanti dal Parlamento. Toccherà ai veri riformisti il compito di spiegare e dialogare con l’opinione pubblica in modo franco e schietto. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare con umiltà e consapevolezza, facendo crescere e animare i Comitati per il sì al referendum confermativo”.

 

In quale modo? “Mettendoli in rete e rendendoli ancora di più sinergici. Inoltre, vanno organizzati appuntamenti, dibattiti e momenti di partecipazione nei quali coinvolgere tutti i cittadini per far comprendere loro l’importanza vera della Riforma Costituzionale. Che è senz’altro quella di semplificare la dinamica politica istituzionale, ma che è, soprattutto, quella di far sì che il nostro Paese possa essere protagonista, avendo a disposizione gli strumenti moderni di una democrazia partecipativa e inclusiva, determinata a decidere, volta al risultato, tesa a migliorare le condizioni di vita delle persone. La politica non deve mai essere interpretata come fine a se stessa: è un mezzo per promuovere i cambiamenti necessari e
per garantire libertà e giustizia”.