Pareggio di bilancio: emergenza grave per trecento piccoli comuni del Piemonte

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Nei giorni in cui Sindaci e Amministratori, con funzionari e tecnici comunali, stanno impostando i bilanci di previsione, sta emergendo in tutta la sua gravità la norma contenuta nella legge di stabilità che prevede il pareggio di bilancio per tutti gli enti locali.

Un vincolo peggiore del patto di stabilità (che escludeva fino allo scorso anno i Comuni con meno di mille abitanti) e che di fatto blocca tutti gli investimenti, l’uso dell’avanzo di amministrazione, l’indebitamento per realizzare opere. Ma blocca anche la capacità dei Comuni piccoli di garantire i servizi alle comunità.

 

“I sindaci sono molto preoccupati e chiedono un intervento del Governo e dei nostri Parlamentari per rimuovere questa assurdità che di fatto premia i migliori, chi in passato ha risparmiato”, evidenzia Lido Riba, presidente Uncem Piemonte. La norma della stabilità non è stata modificata o sospesa con il milleproroghe. “Lo spazio per una modifica c’è – puntualizza Riba – e va introdotta nel disegno di legge sui piccoli Comuni e la montagna, che vede primi firmatari Enrico Borghi ed Ermete Realacci, il cui iter deve riprendere subito in Parlamento”.

 

Il pareggio – come scrive Matteo Barbero su ItaliaOggi – favorisce coloro che hanno minore capacità di riscossione (e quindi un fondo crediti più alto) e che sono maggiormente indebitati. Non poche amministrazioni si sono già indebitate e ora si trovano strozzate fra interessi da pagare e impossibilità di procedere con le aggiudicazioni. La via d’uscita non può essere rappresentata, almeno nella fase attuale, neppure dalle Unioni di comuni, le quali, sebbene formalmente escluse dal vincolo, non dispongono degli strumenti finanziari.

 

 

“Vanno assolutamente ripensati questi meccanismi e rimossi questi vincoli – prosegue Riba – È vero che servono coperture finanziarie per liberare i Comuni da questa emergenza, ma lo Stato è anche questo, sostegno agli Enti locali e capacità di darsi una politica per i Comuni. Che se non possono fare investimenti, se non possono assicurare i servizi, penalizzano loro malgrado il Piemonte e il Paese. Il rischio è che molti, oltre trecento in Piemonte, nonostante abbiano l’avanzo di amministrazione a cui attingere, non riescano a chiudere i bilanci. E così andranno in dissesto. Non credo sia questo che vuole il dipartimento finanza pubblica del Ministero degli Interni. E neanche il Governo e il Parlamento. Raccolgano in fretta l’ennesimo grido di allarme dei Comuni e non lascino gli Enti vagare nel buio”.