In una lunga lettera i colleghi ricordano il naturalista cuneese Angelo Morisi, scomparso pochi giorni fa

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Il generoso contributo di Angelo Morisi alla vita pubblica di Cuneo e del Piemonte e all’avanzamento delle conoscenze scientifiche – specialmente quelle naturalistiche – riguardanti il nostro territorio, meritano un momento di ricordo e di riflessione.

Sì, perché Angelo, nato a Padova il 28 Giugno 1943 ma vissuto nel cuneese e in particolare a Cuneo per gran parte della sua vita, si è spento lo scorso Sabato 6 Febbraio, dopo alcuni difficili anni di malattia invalidante, nel corso dei quali è stato curato e accudito e dalla sorella Silvana (fino a quando, alcuni mesi prima di Angelo, è stata improvvisamente ed anch’essa prematuramente stroncata dalla malattia) e dalle figlie Barbara e Chiara.
Laureatosi in Biologia si è dedicato a lungo alla divulgazione di quella che è forse stata la sua prima grande passione naturalistica: quella per i rettili, gruppo di animali non propriamente popolari dei quali, insieme agli anfibi, Angelo è diventato un notevole conoscitore a livello regionale e nazionale. Analogamente è andato specializzandosi nella fauna degli invertebrati delle grotte, diventando uno dei pionieri della biospeleologia a livello piemontese. A testimonianza permanente dell’importanza del suo ruolo di pioniere nella conoscenza della fauna delle grotte del cuneese, comprese quelle di origine carsica come la Grotta di Bossea, i nomi di alcune nuove specie sono stati dedicati ad Angelo tra cui un coleottero carabide ipogeo (Duvalius morisii) ed un ragno cavernicolo (Typhlonesticus morisii), mentre lo stesso Morisi ha descritto diverse specie nuove per la scienza. Il suo lavoro “ufficiale” come biologo all’Ospedale di Cuneo non gli ha forse permesso di trovare inizialmente spazio per la sua passione naturalistica, ma la situazione era destinata a cambiare con il suo trasferimento al Laboratorio di Sanità Pubblica poi divenuto dipartimento locale dell’attuale Agenzia Regionale Protezione Ambientale .

 

A partire dal 1986, 30 anni fa quindi, Angelo si è occupato dei primi monitoraggi biologici della qualità dei fiumi del Piemonte nel territorio cuneese, usando i cosiddetti “macroinvertebrati bentonici” cioè i piccoli (ma non microscopici) invertebrati acquatici del fondo (insetti, crostacei, “vermi”, chiocciole ecc.). Questo è anche stato l’interesse in comune che ha permesso a uno di noi di trasferirsi da Alessandria a Cuneo nel 1997, l’anno di fondazione dell’ARPA Piemonte, quale collaboratore del suo gruppo di lavoro. L’area Tematica “Conservazione della Natura” sotto la gestione e supervisione di Angelo muoveva i primi passi. Accanto ad un approccio ancora di tipo laboratoristico , con i primi test di ecotossicologia – un’attività completamente nuova ed appassionante – si sviluppava via via sempre di più il biomonitoraggio ambientale fino a diventare una eccellenza a livello regionale, e che veniva eseguita prevalentemente in campo, fuori dalle quattro mura del laboratorio, con l’utilizzo dei bioindicatori per valutare la qualità, funzionalità biologica del comparto da indagare (corpi idrici, suolo e aria ). Ricordiamo ancora le nostre intense quanto entusiasmanti spedizioni per torrenti e rii : alla partenza speravamo che Angelo dimenticasse gli occhiali sul tavolino per poter “gareggiare” ad armi pari, e quindi poter “competere”con lui nell’identificazione in campo dei “babanetti”. Così venivano scherzosamente chiamati dai nostri colleghi del laboratorio questi piccoli organismi del fondo, ben conosciuti anche dai pescatori. L’attività di monitoraggio in quegli anni ha assunto dimensioni ragguardevoli (anche 300 o 400 rilevamenti biologici dei fiumi cuneesi, livello poi rimasto ineguagliato in questo territorio).
A pieno titolo possiamo considerarlo il “mentore“ del biomonitoraggio cuneese alla cui scuola si sono formati schiere di biologici e naturalisti e che è stato il fermo punto di riferimento, oltre che di numerosi studenti, anche di ricercatori, insegnanti, professori universitari, funzionari e tecnici delle pubbliche amministrazioni e privati cittadini.

 

Angelo era un divulgatore scientifico nato, nonostante fosse anche un esperto di prim’ordine nella tassonomia di diversi gruppi animali: una combinazione piuttosto rara di qualità che ne ha fatto una figura di riferimento per davvero molte persone. Di notevole portata è stata ad es. la lunga esperienza di corsi nazionali sul monitoraggio fluviale tenutisi prima a Trento e poi a Viterbo. In ogni occasione i suoi allievi risultavano contagiati dal suo entusiasmo e dalla sua conoscenza profonda e appassionata. Sono state davvero innumerevoli le iniziative portate avanti nelle scuole, dalle Primarie all’Università, senza disdegnare le Medie e le Superiori di ogni orientamento. Parecchi ragazzi hanno avuto la fortuna ed il piacere di assistere alle sue avvincenti lezioni fatte di raffinati ragionamenti scientifici e di fantastiche proiezioni fotografiche. Gli studenti ed i docenti delle numerosissime classi cha hanno partecipato ad una uscita su un fiume con Angelo sicuramente non si dimenticheranno l’arricchimento personale che è derivato da tale esperienza, così diversa dalle classiche attività scolastiche eppure così intensa.

 

Per la sua naturale disponibilità e generosità unite alla profonda conoscenza e alla straordinaria capacità comunicativa, così raramente ritrovabili nella stessa persona, Angelo era molto apprezzato e ricercato per iniziative e serate divulgative da associazioni quali il Club Alpino Italiano e le associazioni ambientaliste, dai Comuni, dai Parchi Regionali, dai Musei, da insegnanti e professori universitari, dai gruppi di pesca sportiva e da chiunque avesse l’interesse per la Natura e per la sua tutela. Angelo è stato a lungo collaboratore e – per un certo tempo – anche Presidente della Associazione Naturalisti Piemontesi. Interagiva molto anche con le comunità locali ma mal sopportava le divulgazioni di notizie false e tendenti a mettere in cattiva luce questa o quella specie animale selvatica. Mi ricordo la volta che sui giornali locali venne data con un certo risalto la “notizia” dell’avvistamento di vipere lanciate da elicotteri col paracadute in una valle del cuneese, da parte di presunti “ambientalisti”, evidentemente al solo scopo di rimpolpare le popolazioni di tali rettili in spregio alle popolazioni locali. Angelo riuscì a rintracciare telefonicamente la fonte della “notizia”, un residente di una delle nostre vallate, il quale a voce confermò l’avvistamento dicendo che i paracaduti erano ancora visibili in un ben preciso punto. Quando però Angelo insistette per farsi accompagnare sul posto per esaminare tali “prove”, il solerte segnalatore di presunti ecoterroristi iniziò a tentennare e a mostrarsi meno sicuro. Angelo si recò al paese della persona in questione, la quale era oramai in serio imbarazzo e che, incalzato dalle domande di Angelo, infine ammise di aver ricamato un po’ sulle supposizioni aventi origini non ben identificate. Questo è il modo in cui Angelo Morisi sfatò la leggenda metropolitana o, per meglio dire, il pregiudizio che circolava in modo insistente negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quella delle vipere lanciate col paracadute dagli ambientalisti, che presupponeva un inspiegabile dispiegamento di mezzi e di soldi assolutamente privo di senso ma ciononostante trovava sempre nuovi proseliti di valle in valle.

 

Ricordiamo con particolare piacere di aver presentato verso la fine degli anni ’90 Angelo ad alcuni amici ricercatori dell’Università della Calabria, che poi ha portato ad una collaborazione scientifica durata per diversi anni che ha compreso la caratterizzazione di numerosi corsi d’acqua della Sila, del Pollino, del Crotonese, ancora poco o per nulla conosciuti, sfociata in diverse tesi di laurea e di dottorato.

 

Tutto il gruppo di lavoro di quella Università, compresi molti studenti, beneficiò delle conoscenze che Angelo Morisi andava trasmettendo loro con la sua consueta modalità coinvolgente.
Angelo si è appassionato anche ai licheni utilizzati per il monitoraggio della qualità dell’aria, fino al punto da diventare uno dei maggiori esperti tassonomici di questo interessante quanto curioso gruppo di organismi che colonizzano i tronchi degli alberi e altri substrati. Un gruppo tanto “strano” quanto interessante di organismi che sono il risultato di una simbiosi fra alcune specie di funghi ed alghe le quali, essendo foto sintetiche, servono ai funghi per ricavare cibo ed energia. I licheni, analogamente a quanto avviene con gli invertebrati dei fiumi, sono ottimi indicatori della qualità dell’aria ed Angelo si dedicò anche a questa applicazione di notevole interesse e che si prestava molto anche ad attività di educazione ambientale.

 

Un giorno nell’ormai lontano 1999 Angelo suggerì ad uno di noi di partecipare al primo corso che si sarebbe tenuto in Italia sulle diatomee bentoniche dei fiumi. Si trattava di microscopiche alghe dalle splendide forme geometriche, anch’esse utilizzabili per valutare la qualità delle acque (tant’è che oggi sono una delle componenti regolarmente monitorate nei fiumi europei). Angelo ci disse sorridendo che il corso sarebbe stato certamente interessante ma preferiva che partecipassi io al posto suo in quanto “quello che non si vede non esiste”. Questa battuta ironica si riferiva non tanto alle diatomee, sulle quali Angelo non aveva nulla da eccepire, ma piuttosto ai molti colleghi biologi che si occupavano di microbiologia, senza mai staccarsi dal microscopio. Fu così che uno di noi entrò in contatto con quello che sarebbe presto diventato il proprio principale campo di interesse scientifico fino a questi giorni.

 

Angelo Morisi si sentiva più naturalista che biologo nel senso prevalente del termine e ciò era testimoniato dalla sua instancabile voglia di esplorare gli ambienti nei quali si trovava, alla ricerca di tutte quelle informazioni che la Natura rivelava a chi aveva uno spirito di osservazione ben allenato.
Angelo rifuggiva da tutto ciò che era poco comprensibile o poco spiegabile del quale non si sentiva la necessità. Purtroppo la vita reale, sia lavorativa che privata, ci mette spesso di fronte esempi di tortuosità burocratiche, di obblighi inutili e persino dannosi, a volte anche di meschinità e ingiustizie. Le persone profondamente buone come Angelo, quelle che facilmente agli occhi del prossimo rischiano di apparire come ingenue, son quelle che maggiormente faticano a comprendere i calcoli, gli opportunismi e le miserie umane e ne soffrono di più. Per questo, nonostante le vaste e ampiamente riconosciute competenze scientifiche di alto livello, Angelo Morisi è sempre rimasto fondamentalmente una persona semplice.

 

Personalmente, ci riteniamo onorati di aver avuto a lungo Angelo Morisi come riferimento, come maestro e come amico. Dopo che i primi segni della malattia di Angelo sono andati rapidamente aggravandosi, la frustrazione e il senso di impotenza miei e di tutti quelli che gli volevano bene sono andati via via aumentando. Angelo è stato costretto dall’incalzare della malattia ad un crescente silenzio e alla riduzione della mobilità e della possibilità di interloquire con chi gli stava intorno. Eravamo schiacciati dal senso di sgomento per quello che stava accadendo ad Angelo e per la perdita della sua grande umanità e delle enormi conoscenze che custodiva, senza poterci fare assolutamente nulla, se non andarlo a trovare, guardarlo negli occhi, fino agli ultimi giorni. Analogo sgomento leggevo negli occhi di coloro che l’avevano conosciuto anche in tempi relativamente recenti e lo ricordavano brillante, pieno di energia, vulcanico e che perciò, increduli, continuavano a cercarlo. L’ultimo debole ma inequivocabile cenno di risposta che mi ha dato a pochissime settimane dalla fine, è quando gli ho fatto il nome della sorella Silvana.

 

Siamo certi che un po’ del senso di meraviglia di Angelo, della sua curiosità e sete di conoscenza mai placate, dell’amore per la Natura e della sua gentilezza d’animo rimarranno fra tutti noi che l’abbiamo conosciuto. Lo speriamo e siamo convinti che sarà così, anche perché ne abbiamo davvero tutti bisogno. Sappiamo dell’intenzione di alcuni amici ed estimatori di Angelo di voler organizzare momenti di approfondimento scientifico sia di ricordo meno formale. Abbiamo anche il sogno che rimanesse qualche segno “permanente” dell’enorme contributo che Angelo Morisi ha dato a tutta la comunità degli amanti della Natura cuneesi, Piemontesi e Italiani. Pensiamo che sia giusto che tra tutti noi, ognuno nella propria realtà e secondo le proprie possibilità, si riesca a permettere di intitolare a suo nome, una sala incontri, una biblioteca, una sezione di Museo, una collana di libri naturalistici o altro.
Facendo appello in tal senso a tutti coloro i quali hanno apprezzato le qualità di Angelo Morisi, vogliamo dire ancora… ciao Angelo e grazie!

 

 

Cuneo, Febbraio 2016
Maurizio Battegazzore
Lorenzo Giordano