Mondovì: tante paia di scarpe rosse per dire “No alla violenza”

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Il 25 novembre, viene celebrata la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e molte piazze italiane accoglieranno centinaia di scarpe rosse. Fra queste ci sarà anche Mondovì, dove sabato 28 novembre, a partire dalle 16, il Comitato locale della Croce Rossa Italiana, il Corpo delle Infermiere volontarie della Cri, col loro Centro di ascolto, “Orecchio di Venere”, (nato lo scorso sotto l’egida della CRI, per aiutare le donne sottoposte a violenza di genere,) hanno organizzato l’evento in piazza Cesare Battisti.

Qui saranno esposte le scarpe rosse, simbolo della manifestazione, voluta per dire “No alla violenza”, fornendo con un colpo d’occhio a effetto, un simbolo immediato, potente: il rosso che simboleggia la violenza, il sangue, e allo stesso tempo l’amore, le scarpe a rappresentare il percorso di ogni singola donna verso la libertà dalla violenza. Ognuna con la sua personale storia, ma tutte a costruire insieme un percorso comune. In Italia le scarpe rosse sono diventate il simbolo contro il femminicidio e la violenza sulle donne in genere.

 

Con una sorpresa perché parteciperanno al particolare momento – realizzato grazie al contributo della “Fondazione della Crc” – le allieve delle scuole di danza: “Ombelico del Mondo”, La terna”, “Gravity”, “Fratelli Cravero”, “Doppie Punte” e “Studio Elle”.
«Con questo evento – spiega Sorella Giuliana Turco, ispettrice delle II.VV. dell’Ispettorato di Mondovì e responsabile de “L’Orecchio di Venere” – desideriamo richiamare l’attenzione su quanto accade troppo spesso ai danni di donne che subiscono violenza e spesso vengono uccise dai loro compagni e mariti che non accettano distacchi e separazioni».

 

Forse ancora non tutti sanno che le scarpe rosse “Zapatos Rojos” sono nate come progetto d’arte pubblica dell’artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 espose la sua installazione di 33 scarpe rosse a Ciudad Juárez, la città dove il tasso di femminicidio è così elevato da essere definita “la città che uccide le donne”. L’installazione è il risultato finale di una chiamata alla causa in favore della lotta contro la violenza sulle donne: l’idea di base è quella di favorire un passaparola all’interno della società civile, persone, associazioni, enti pubblici ecc. e raccogliere, come testimonianza dell’adesione, scarpe rosse che poi vengono esposte per strada o nelle piazze. L’obiettivo primo è creare una rete di solidarietà che rimanga e si alimenti anche dopo l’esposizione.

 

c.s.