Posta a giorni alterni, Fabrizio Biolé: “Situazione incresciosa”

0
612

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Fabrizio Biolé, sindaco di Gaiola, che commenta la situazione venutasi a creare attorno a Poste Italiane, con il servizio che rischia di essere dimezzato per le aree montane, eventualità che ha portato alla protesta dell’Uncem.

 

Trovo doveroso da parte di un amministratore che, insieme a molti altri, sta seguendo la situazione e le prospettive relative alla riduzione unilaterale del servizio di Poste Italiane sul territorio, riassumere gli elementi di propria conoscenza sul problema: in una ventina di comuni montani cuneesi, tra cui presumibilmente il “mio”, si attuerà da inizio novembre ciò che pare essere già partito in alcuni comuni langaroli da ieri, lunedì 6 ottobre. In totale i comuni piemontesi interessati alla “prima fase” della riduzione del servizio di consegna sarebbero una novantina.

 

La comunicazione veicolata da Agcom sulla sospensione dell’interruzione del servizio è stata dunque ingannevole o quanto meno improvvidamente fraintesa anche da rappresentanti istituzionali nazionali come ad esempio il presidente Borghi e l’onorevole Taricco: il servizio giornaliero continuerebbe dunque solamente per giornali e riviste, non per tutta la corrispondenza.

 

Ieri alle 17 c’è stato un incontro ad Asti promosso da Ballarè (ANCI Piemonte) nel quale sono intervenuti una cinquantina di Sindaci (molti in rappresentanza anche di diversi colleghi, esattamente come me che ero lì per conto dell’Unione Montana Valle Stura).
Dopo alcuni interventi tutti molto decisi contro la situazione incresciosa (soprattutto in termini di mancato confronto), i legali di Anci ivi presenti hanno descritto in sintesi le possibilità: ricorso al Tar Lazio (scadenza 18 ottobre) o ricorso straordinario alla Presidenza della Repubblica (scadenza 23/10): il primo sarebbe più incisivo in termini di discussione in quanto permette la presentazione di memorie, il dibattimento, ecc… certo però la scadenza è vicinissima. In parole povere il documento che prepareranno i legali di Anci sarà un’impugnativa del decreto di Agcom che, a regime, prevede la riduzione della consegna, per più di cinquemila comuni italiani, da 5 giorni a settimana a 3 o 2 a seconda della settimana.

 

Questi le ipotesi di motivi fondanti del ricorso, che personalmente condivido in toto:
– illegittimità per mancato rispetto della fondamentalità e universalità del servizio di recapito corrispondenza.
– illegittimità per non aver rispettato i principi europei della deroga al servizio universale (prevista ma molto ben definita), in quanto a regime i comuni interessati saranno la metà di quelli presenti in Italia (non si tratta dunque più di deroga ma di ripartizione in comuni buoni e comuni cattivi)
– illegittimità perchè la distribuzione sulle due settimane non è consegna a giorni alterni ma molto meno in termini di servizio, in quanto esistono settimane con sole due consegne, non vi è dunque “proporzionalità”.
– comportamento di Agcom potenzialmnte illegittimo: le agenzie come Agcom hanno libertà di manovra considerevole sia sui propri poteri amministrativi che normativi e sono indipendenti per legge, dunque il legislatore ha compensato con la costrizione a far nascere le norme da un assiduo, lungo e preciso confronto con i soggetti interessati alla norma stessa (in questo caso enti locali).
– “fa risparmiare” è affermazione che va molto più dettagliatamente giustificata

 

L’Anci ha dichiarato – bontà sua – che si accollerà il 50% della spesa per un’azione collettiva, il resto verrà suddiviso tra i comuni interessati che aderiranno al ricorso (dai 100 ai 250 euro circa a comune), i quali devono produrre un decreto del Sindaco, una delibera di Giunta (se prevista dallo Statuto) e sottoscrivere la causa. Per la firma si organizzeranno tre incontri a Cuneo, Asti e Alessandria.
Secondo i legali di anci, è possibile che un pronunciamento, fatta salva la sospensiva del provvedimento che verrà chiesta contestualmente al deposito della causa, del TAR Lazio possa esserci già, se non a fine anno, nelle prime settimane del 2016.

Dopo la discussione in Consiglio dell’Unione Montana e la constatazione che la nostra Valle Stura è interessata per praticamente tutti i comuni, la settimana scorsa, il sottoscritto, unitamente al Presidente dell’Unione Montana Valle Stura Emanuel, e al Sindaco di Valdieri Parracone, abbiamo scritto al Presidente Federico Borgna affinchè si faccia promotore di un urgente tavolo di confronto con tutti i sindaci cuneesi interessati dalla problematica, ma nessuna risposta certa fino a poche ore fa: pare che un consigliere provinciale, che ringrazio, sosterrà la richiesta al Presidente e almeno questo aspetto dovrebbe sbloccarsi. Per quanto riguarda l’adesione al ricorso, come Sindaco la darò. Alcuni colleghi della Valle Stura mi ha informalmente detto di essere d’accordo, sollecitando (condivido) un’adesione formale anche dello stesso ente Unione. L’argomento sarò comunque trattato nella prossima Assemblea dei Sindaci.

Aggiungo alcune considerazioni personali che ritengo doverose:

il mio Comune, Gaiola, sta subendo contestualmente un taglio all’apertura dell’ufficio postale e un taglio alla consegna della corrispondenza: questo è francamente inaccettabile. Da settimane sto raccogliendo sottoscrizioni di cittadini contro queste decisioni, dopo aver deliberato in Giunta e Consiglio la nostra contrarietà unanime.
Cinque anni fa il taglio dell’apertura nei comuni vicini, oggi il taglio a Gaiola che supporta il servizio negli altri comuni di bassa valle già falcidiati; si tratta di un’escalation non più tollerabile. E questo è generalizzato sul territorio della Granda, per questo sarebbe auspicabile una subitanea e coordinata reazione da parte del Presidente Borgna!
A livello nazionale la liberalizzazione del servizio postale ha portato a un doppio problema: poste perde fascia di mercato e decide di ridurre e gli altri vettori non hanno ancora riempito gli spazi lasciati vuoti da loro, anche perchè alcuni servizi continuano ad essere in esclusiva.
Delle due l’una: o si garantisce la pervasività e l’universalità di poste italiane o si permette ai concorrenti di muoversi liberi da vincoli. Io sono per la prima ipotesi, ma, in subordine, la seconda, se accompagnata da vere politiche di garanzia del servizio, potrebbe funzionare. Oggi ci ritroviamo senza l’applicazione né di una né dell’altra…

 

In ultimo: ora Poste “cambia” (pelosa e vomitevole la pubblicità in tv, soprattutto viste le problematiche del servizio sul territorio) e verrà privatizzata per il 49%, colpo di grazia finale.
L’altra faccia della medaglia di Poste Italiane, la Cassa depositi e prestiti, in cui confluiscono 230 miliardi di risparmi dei cittadini italiani proprio tramite i libretti postali, è peraltro già stata trasformata in SpA, snaturandone completamente la mission, dal governo Berlusconi nel 2003; e chi, come partito di opposizione, si stracciava le vesti non ha fatto nulla per farla tornare alla natura pubblica di banca di supporto agli enti; anzi: ha negli anni piazzato al vertice un proprio uomo e, poche settimane fa, le fondazioni bancarie, azioniste della stessa Cassa, hanno “costretto” Renzi ad assicurar loro la distribuzione dei dividendi!” -Continua?-

 

Fabrizio Biolé
Sindaco di Gaiola (CN)
Assessore all’Istruzione e alle Politiche Giovanili dell’Unione Montana Valle Stura di Demonte