I marchi che hanno fatto epoca in mostra a Torino | Inaugurazione il 21 maggio

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Verrà inaugurata il giorno 21 maggio 2015, alle ore 12 presso il Cortile d’onore di Palazzo Lascaris in Via Alfieri 15 a Torino, la mostra “i brand che hanno fatto la storia”: proseguirà poi dal 25 maggio al 26 giugno presso l’atrio di Palazzo Affari, sede della Camera di Commercio, in Via S. Francesco da Paola 24.

Il Consiglio regionale del Piemonte e la Camera di commercio di Torino e, con il supporto dell’Ansa, hanno deciso di dare vita al progetto “L’agroalimentare in Piemonte, brand che hanno fatto la storia”. È stato realizzato un volume che raccoglie alcuni tra i più noti e importanti marchi del settore, nati e cresciuti in Piemonte: il progetto si è svolto con una approfondita ricerca e selezione dall’archivio storico della Camera di commercio, dei marchi registrati tra il 1926 e il 1955.
Si tratta di marchi –  in mostra a Palazzo Affari di Torino, dal 25 maggio al 26 giugno – che da un lato segnano un’epoca, dall’altro però scandiscono la storia dell’economia piemontese e italiana, con l’evoluzione grafica dei marchi, che delimita anche il progredire delle tecniche di comunicazione e della psicologia dei consumatori. La ricerca sui marchi storici dell’industria agroalimentare piemontese si fonda sulla banca dati Matosto (Marchi torinesi nella storia), creata dalla Camera di commercio di Torino. Con essa, il patrimonio storico dei marchi registrati presso i suoi uffici è diventato pubblico. Di fatto, si tratta dei verbali delle domande di registrazione di marchi nazionali ed internazionali risalenti al 1926. L’attività di digitalizzazione è iniziata nel 2012 e continua anno per anno. Al momento, sono archiviati i documenti fino al 16 maggio 1956 compreso.
In totale, Matosto dispone di 14.787 documenti, manoscritti fino al 1936, fra i quali si annoverano 1.174 registrazioni di marchi internazionali; 5.914 risultano essere i marchi figurativi, 8.557 quelli verbali.

 

L’iniziativa non si esaurisce con la pubblicazione del volume e la realizzazione della mostra ma, visto che i tempi corrono e i marchi si chiamano “brand”, non può mancare una “app”, vale a dire un’applicazione per smartphone, utilizzando la quale si potrà navigare nella storia della simbologia agroalimentare piemontese, in punta di dito. L’intero progetto nasce infatti nell’ambito dell’Expo 2015 di Milano, che ha come tema dominante “Nutrire il Pianeta”e che non vuole essere semplicemente un’esposizione universale, ma un processo partecipativo che coinvolga il più alto numero di persone possibile intorno a questo oggetto di grande interesse comune.

 

A farla da padrone sono i vermouth la fanno da padrone, da Carpano a Martini, dal Torino all’Anselmo, per arrivare fino al Cocchi. Non manca Cinzano, così come, andando ancor più verso il dolce, Caffarel o Baratti & Milano, per non parlare di Pfatish e Peyrano. C’è poi Venchi Unica, la grande industria alimentare e dolciaria di piazza Massaua, che ha chiuso da anni per ridursi e trasferirsi in provincia. Ma ai tempi d’oro l’azienda, che riunì sotto il marchio “Unica” anche la famosissima Talmone, proponeva “brand” a ripetizione, come il famosissimo cacao dei due vecchietti, che è ancora patrimonio dell’immaginario comune dei meno giovani. Ma non poteva mancare il percorso che ha portato alla nascita della Nutella, oggi vera e propria eccellenza planetaria.

 

Fu Pietro Ferrero, un pasticcere di Alba, a provare a  sostituire il costosissimo cioccolato con le nocciole (un prodotto tipico delle Langhe piemontesi): nacque così la Pasta Gianduia (o Giandujot), che era confezionata sottoforma di pani avvolti nella carta stagnola, si tagliava a fette ed era economica. Nell’estate del 1949 la ricetta venne ritoccata e l’impasto reso più morbido, cremoso. Da lì a due anni venne lanciato un nuovo prodotto, la Supercrema, che venne confezionata in barattoli e venduta come crema spalmabile.

 

Sono oltre cento i marchi registrati da parte di Venchi Unica, molti dei quali presenti nella ricerca fatta insieme con l’agenzia Ansa.
Un tempo le marche e i simboli erano tantissimi. I designer, che tutti chiamavano tranquillamente disegnatori, affrescavano sogni rimasti indelebili nella mente di generazioni, diventando simboli di un’Italia e di un Piemonte che crescevano e che mettevano a frutto il proprio patrimonio di gastronomia e di organizzazione industriale, unendoli in imprese di successo.