Stati Generali del dissesto idrogeologico: la montagna farà la sua parte grazie ai 50 milioni di euro per le Unioni Montane| Lido Riba: “Siamo la Regione che dà l’esempio in Italia, grazie al Fondo Ato, con 10 milioni di euro l’anno per investimenti, tra

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Dare al prezzo dell’acqua, la tariffa che tutti i cittadini pagano, un pezzo di valore che serve per la prevenzione del dissesto idrogeologico e la tutela delle fonti idriche. Il Piemonte già ce l’ha e il modello deve essere esportato in tutt’Italia. Oggi, secondo i numeri forniti dalla Regione, ci sono 50 milioni da investire nelle aree montane”. Così il presidente Uncem Piemonte Lido Riba, intervenendo nella mattinata di oggi, mercoledì 22 aprile, agli Stati generali del dissesto idrogeologico, promossi dalla Regione Piemonte.

 

Siamo l’unica Regione italiana che ha previsto nel 1997, nella legge regionale 13, che una percentuale della tariffa idrica venga destinata alla montagna per la prevenzione delle fonti idriche. È l’unica forma di pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali che esiste nel Paese”, ha precisato Riba. “È incredibile che non si riesca a portare questo meccanismo, per cui una percentuale della tariffa pagata dagli utenti, che varia dal 3 all’8 per cento, va alle Unioni montane che concertano gli interventi – ha spiegato il presidente Uncem – con la Regione. Prevenzione di dissesto, tutela delle fonti idriche, briglie di torrenti, manutenzioni ordinarie e straordinarie. Di questi “Fondi Ato” abbiamo ancora 50 milioni di euro delle ultime annualità da ripartire e da spendere nelle aree montane. Subito e bene. Entro il 2015, grazie alle Unioni montane e al lavoro che stiamo facendo con la Regione, dovranno partire gran parte dei cantieri. Questo percorso è sussidiario e riconosce, ambientalmente, culturalmente, economicamente, a chi produce la risorsa, le Terre Alte, un valore per questo bene, dove acqua e forza di gravità si uniscono. Non più solo a vantaggio di chi gestisce e fattura il bene, i big player del settore che ne hanno enormi margini di guadagno, ma anche del territorio e delle comunità alpine e appenniniche. In Piemonte ci siamo riusciti. Altre Regioni dovranno farlo a breve. È un impegno politico che la struttura nazionale Italia Sicura, con il coordinatore De Angelis, deve prendere in considerazione. Il pagamento dei servizi ecosistemici ambientali rivoluziona la prevenzione del dissesto e la tutela del territorio”.

 

La montagna piemontese “produce” da 12 a 14 miliardi di metri cubi d’acqua. Gran parte sono accumulati in nivai e ghiacciai.

 

Questa acqua dovrebbe avere un grande valore, economico. Oltre la metà dei metri cubi invece vengono invece rilasciati nel Po, senza generare benefici – ha concluso Riba – Abbiamo continuato ad alzare gli argini del Po, ma non abbiamo riorganizzato il sistema a monte, con un buon utilizzo anche economico della risorsa. Il dissesto si origina nelle Terre Alte, con l’acqua che scendendo solleva la cotica erbosa e porta centinaia di metri cubi di materiale detritico a valle. È nelle aree montane che dobbiamo organizzare la prevenzione. A valle possiamo poi solo fare opere contenitive, consentendo anche, senza troppi dubbi e senza cedere a logiche pseudo ambientaliste, il prelievo degli interti dai torrenti e dai fiumi”.