No a tagli e chiusure: lettere Uncem ai vertici dell’azienda e al presidente della Regione Piemonte | Indispensabile un’azione politica per bloccare tagli e chiusure di uffici. Poste ascolti i Comuni montani mobilitati

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Due lettere di Uncem sul piano di riorganizzazione degli uffici postali nei Comuni e nelle zone montane. Per dire no a tagli e chiusure. Sono partite nelle scorse ore dagli uffici di Roma e Torino, a firma del presidente nazionale Enrico Borghi e del presidente regionale Lido Riba. Al centro, la necessità di concertazione con Poste per evitare le chiusure di uffici e la contrazione di orari previste in molte realtà rurali e montane. Zone che già nel 2010 avevano pagato il duro prezzo di una riorganizzazione di fatto in grado di compromettere pesantemente l’efficienza del Servizio postale universale, garantito da una legge statale del 2009.

Il presidente dell’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e presidente Uncem nazionale Enrico Borghi ha chiesto all’ad di Poste Italiane Francesco Caio di riferire in Parlamento sul piano di razionalizzazione dell’azienda. “Nonostante le rassicurazioni pervenute da parte di Poste Italiane relativamente alla riorganizzazione del servizio nelle aree montane, anche in ottemperanza alla delibera dell’AgCom  342 del 26 giugno 2014 – si legge nel testo della lettera – continuano a giungerci preoccupanti segnali dal territorio circa la chiusura di numerose uffici siti in area montana. Abbiamo apprezzato l’intervento in sede di Conferenza della Regioni e speriamo voglia rinnovare la sua presenza anche in sede parlamentare. Riteniamo sia quello il luogo più opportuno di elaborazione e confronto in grado di sgombrare il campo dalle ambiguità che stanno purtroppo accompagnando questo passaggio”.

 

Lido Riba, presidente Uncem Piemonte, ha chiesto a Chiamparino di convocare al più presto un tavolo regionale con i vertici di Poste e le associazioni che rappresentano gli Enti locali. “È evidente che i tagli hanno effetti ben diversi nelle aree montane – ribadisce Riba – se chiude un ufficio postale in città, grazie alla rete di trasporti pubblici è semplice raggiungere quello a pochi chilometri di distanza. Nelle Terre Alte, chiudere un ufficio ha conseguenze gravissime, in particolare sulla terza età. Meno servizi significa avere meno opportunità, dunque meno potenzialità di crescita e sviluppo. Anche per questo abbiamo invitato tutti i Comuni montani alla mobilitazione: tanti hanno avviato raccolte di firme, hanno sottoscritto un ordine del giorno in Consiglio o in Giunta, hanno chiesto incontri con i vertici locali di Poste”.

 

Uncem Piemonte torna sulle dichiarazioni di Chiamparino una settimana fa in Conferenza delle Regioni. “Subito un incontro, convocato dalla Regione – chiede Uncem – affinché i Comuni e le loro Unioni possano conoscere ufficialmente quanto Poste oggi propone. Non può esserci una decisione unilaterale di chiudere o tagliare. I Comuni fanno bene a opporsi. E sulle proposte alternative, chiediamo a Poste chiarezza. L’azienda deve dimostrare il massimo interesse verso i Comuni. Poste è pesantemente in debito con gli Enti locali. Prima cerchi la credibilità, che di certo non ottiene annunciando chiusure e tagli. Si sieda al tavolo come proposto da Chiamparino. E non disconosca il forte disappunto dei Comuni per le politiche aziendali, che potrebbe generare una mobilitazione degli enti ancora più forte nelle prossime settimane”.