Dogliani: il premio “Schina-cinà” torna in Borgata Casale

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XVIII edizione del concorso ideato da Valter Costamagna

Lunedì 4 agosto 2014 – 13.00

Borgata Casale è una bella frazione di Dogliani. E’ bellissima, ricca di storia interessante, di pitture di pregio e preziosissimi documenti l’antica sua Cappella di San Colombano, gioiello artistico, storico e culturale. Adiacente, contigua al Sacro Edificio, quasi a formare un unico complesso, la cascina di Valter Costamagna.

Una cascina antica, molto ben tenuta, nella quale il nuovo e le moderne esigenze funzionali non hanno sacrificato la semplice e intelligente bellezza della casa.

 

E proprio in un ampio salone di questa casa verranno celebrati Sabato 23 agosto p.v. alle ore 21.00 i vincitori del diciottesimo premio “Schina cinà ”, premio ideato appunto da Valter, 18 anni or sono.

Si articola in tre sezioni: “Schina cinà” “Schina cinà nel mondo” e “Contadini dell’anno”.   

L’intento della prima era, ed è, di rendere omaggio, dire grazie a chi non ha ceduto alle attrattive cittadine, alle illusioni al miraggio di facili guadagni, ha rinunciato a comodità e migliori servizi e ha preferito “legarsi“ al lavoro agricolo, coi piedi saldamente piantati per terra, non solo metaforicamente.

”Schina cinà nel mondo” vuole riconoscere merito a chi si è dato da fare, di solito un giornalista o scrittore, per far conoscere a un vasto pubblico il lavoro dei contadini langaroli doglianesi, le loro tradizioni, la loro cultura, promuoverne i prodotti, e valorizzare il territorio.

“Contadini dell’anno” mette in risalto le doti e le capacità di chi ha dedicato una vita alla terra, accettandone  sacrifici e disagi, erigendosi ad esempio per le giovani generazioni.

”Schina cinà”. Miglior titolo il premio non poteva avere. E’ sintesi di un insieme di “fenomeni” legati al lavoro di campagna, prato o campo o vigna che sia: fatica, ossa che si deformano sotto lo sforzo, respiro affannoso, caldo opprimente che trasforma velocemente in sudore l’acqua che non placa la sete, e la noia dei  “tavan”, delle foglie e della polvere del  granoturco…Tutto questo per fortuna è in gran parte solo memoria. Ma è giusto ricordare anche chi la schiena, in passato, l’ha chinata davvero penosamente. E poi anche espressione di una scelta di libertà, indipendenza, di morale. Chinarsi di fronte alla terra  ma non subordinarsi ad altri,  a un “superiore”:   caporeparto, capufficio o, peggio, al personaggio autorevole per elemosinare favori.

 

E non poteva avere miglior sede. La sala di una casa “calata” in uno scenario  perfetto: un paesino “d’una volta” circondato da prati e vigneti, con gente ancora d’”una volta”, con San Colombano che assiste dalla sua cappella lì  a due passi, a testimoniare l’importanza della religione nella vita spirituale sociale e culturale del mondo contadino.

 

E infine a creare questo premio non poteva essere che un personaggio come Valter. Fine  poeta agreste, grande organizzatore, geniale creatore. Una persona cordiale, gioviale, generosa. Schietto, sempre positivo, in sua presenza si ha l’impressione di essere travolti da una “cascata” di allegria e di ottimismo contagioso. Simpatia  fatta persona. Splendida tutta la sua famiglia, con rapporti improntati alla collaborazione reciproca e a un dialogo apertissimo, infarcito di termini, locuzioni, immagini piccanti, all’insegna d’un linguaggio diretto ed efficace e alla faccia di ipocrisie e falsi pudori. 

 

“Schina cinà”  è un evento importante per il mondo di Langa, per il significato che porta nel nome, per il fine che si propone, per il richiamo che suscita nell’ambito del territorio. La speranza di un futuro per il mondo contadino langarolo è legata anche a certe manifestazioni, a certi riconoscimenti, a certi momenti di riflessione vissuti insieme. E soprattutto alle persone che li promuovono e alle loro famiglie che collaborano.

Queste dovrebbero essere punto di riferimento, prese ad esempio  per dare impulso e vigore ad attività socioculturali  volte a riscoprire o a far scoprire ai più giovani il passato del territorio di Langa, con le sue storie di vita che, nel bene e nel male han contribuito ha costruire la Storia. Senza la conoscenza del passato non  può  costruire il futuro. Chi oggi china ancora la schiena, incurante di alternative più facili e allettanti, procede nel solco di una tradizione antica e consolidata. Una scelta che va premiata  e fatta conoscere. “Schina cinà” svolge questo compito alla perfezione.

 

cs