Trasporti e mobilità alpina: le sfide verso il 2020. Riconoscere al territorio una percentuale sulle tariffe autostradali

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Il passaggio delle grandi reti attraverso le Alpi comporta un consumo del “bene comune ambiente”. Necessario un corrispettivo per la comunità del territorio che subisce il consumo

Lunedì 16 giugno – 9.00

Riceviamo e pubblichiamo: “Da sempre le infrastrutture logistiche caratterizzano e definiscono la qualità socio-economica dei territori.

Nel 1490 la galleria del Monviso – 150 metri scavati a mano nella roccia per mettere in collegamento il marchesato di Saluzzo con il Regno di Francia evitando i pericoli e le difficoltà di attraversamento della parte più impervia del Colle – mise in moto un elevato sistema di scambi, per l’epoca “internazionali”. Il cosiddetto “buco del Viso” è stato scavato a 2800 metri di altezza. Dal medioevo in poi il problema di attraversare delle Alpi è quello di fare scendere il livello altimetrico dei trafori per ridurre i costi economico-ambientali del superamento dei dislivelli. Tutta l’alta velocità ferroviaria è ispirata da questo principio. Ciò non toglie che il passaggio delle grandi reti attraverso le Alpi comporti un consumo del “bene comune ambiente”, con il dovere a carico del “consumatore” di un corrispettivo per la comunità del territorio che subisce il consumo. E’ un nodo che va sciolto in termini economici, ambientali, amministrativi e, quindi, politici. Si pensi alle autostrade: basterebbe che una percentuale minima della tariffa pagata da chi transita – tra lo 0,1 e lo 0,5% – venisse rilasciata al territorio attraversato dalle infrastrutture, per reimpostare con efficacia il modello economico di gestione dei territori, lontani dall’assistenzialismo e nel solco di una vera sussidiarietà. Se ne sta parlando anche in Parlamento, grazie a una proposta di legge, la Borghi-Realacci, dedicata ai piccoli Comuni e alla montagna ricostruendo i meccanismi di finanziamento e gestione di opere e servizi pubblici.

 

Il governo italiano (tramite l’alto dirigente Fabrizio Barca) afferma che la vivibilità dei paesi delle cosiddette “aree interne” (la montagna è inclusa integralmente) si definisce su tre livelli di servizio: scuola, sanità e trasporti. Quindi i trasporti, che per un Paese geologicamente complicato come il nostro rappresentano questioni molto impegnative, sia dal punto di vista tecnico che economico. Il trasporto locale dovendo organizzare l’accesso a vallate storicamente molto antropizzate (e tuttora abbastanza abitate) richiede analisi, ricerche e sperimentazioni complesse per contemperare le esigenze qualitative del servizio con la sostenibilità dei costi: servizi pubblici o privati, servizi di linea o a chiamata.

 

Collegati ai trasporti ci sono problemi sociali di prima grandezza quali, ad esempio, la necessità di neutralizzare i costi del trasporto per gli studenti delle alte valli. Se oltre all’onere del viaggio per i ragazzi (2-3 ore al giorno) continuano a ricadere sulle famiglie anche gli elevati costi del trasporto, ciò costituisce un grave fattore di costrizione all’emigrazione. Il progetto Moreco, attraverso lo studio delle relazioni tra logistica, costi e interscambi di modalità diventa fondamentale per organizzare una politica dei trasporti locali basata sulla razionalità e su criteri oggettivi con il superamento dei riferimenti alla categorie storiche o, peggio, a impostazioni di carattere puramente politico, come nell’ultimo periodo si è purtroppo verificato in Piemonte.

 

Lido Riba
Presidente Uncem Piemonte”