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«Una piccola città che ha dimostrato grande visione»

Tomaso Zanoletti ha scritto un’opera senza precedenti: «Per la comunità che mi ha accolto»

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Una piccola grande città: è racchiuso in queste parole l’omaggio che Tomaso Zanoletti ha voluto dedicare ad Alba dove è stato sindaco dal 1977 al 1990. Un omaggio che si è tradotto in un libro, “Alba una piccola grande città”, che sarà presentato martedì 12 marzo alle 20,30 al Teatro Sociale “G. Busca” di Alba, «un edificio dell’800 con due sale e palcoscenico comunicante, uno dei pochi in Europa» racconta Zanoletti. Il volume, per volere dell’autore e anche grazie al contributo della Banca d’Alba e dell’Amministrazione comunale, verrà donato a tutti gli interessati.
Un prezioso lavoro di storico il suo, durato cinque anni, nei quali Zanoletti ha raccolto, documentato e narrato gli eventi che hanno segnato il cammino di Alba. Sul passato di Alba esistono alcune eccellenti monografie, vari libri, numerosi articoli sulle riviste Alba Pompeia e alcune tesi di laurea. Ma una sola storia generale, scritta 100 anni fa dal dottor Giovanni Vico, il sindaco che si oppose all’occupazione fascista del Muni­cipio, che però si ferma ai primi anni dell’Ottocento. Questa narrazione descrive millenni di storia della città, dagli albori con i primi abitanti, l’arrivo dei Liguri, poi gli Etruschi e i Celti, fino al terzo millennio, tra le tante vicende e i personaggi, le difficili condizioni economiche e la rinascita. Ne risulta una città sempre piccola, ma che ha saputo, in alcuni momenti, dimostrarsi particolarmente coraggiosa ed intraprendente e che nel ’900 ha lottato per la sua libertà, è stata capace di ricostruirsi e dagli anni ’50, grazie all’apporto e alla collaborazione di varie componenti, ha avuto uno straordinario sviluppo demografico, economico e sociale. «Un progetto – dice Zanoletti – che nasce dal mio desiderio di esprimere grande riconoscenza verso una comunità che mi ha accolto, immigrato tra i tanti, io sono nato a Corte­milia. Eletto, il più giovane, alla sua guida quando avevo solo trent’anni, sostenuto in numerosi anni di attività nel Consiglio Regionale e nel Parlamento nazionale». Un libro che racconta, con precisione storica, «una città sempre piccola di dimensioni ma che, in alcuni momenti, ha dimostrato particolare intraprendenza e coraggio e che, nel secondo dopoguerra, si è evoluta in modo straordinario, tanto da essere oggi conosciuta ed ammirata ben al di là del numero dei suoi abitanti».
Nel volume, di oltre 700 pagine con molte fotografie storiche, si ripercorre tutta la vita della città. Alba ha attraversato momenti di grande povertà e tragedie enormi. Basta pensare alla peste nel 1630: «La diffusione – si legge nel libro – è agevolata dalla scarsa igiene, dovuta ai costumi del tempo e alla povertà. Le regioni più colpite sono la Lombardia e il Piemonte, dove si diffonde soprattutto a Torino, a Pinerolo, a Saluzzo e poi nell’Albese». Alba viveva anche una situazione di isolamento dal resto del Paese: «Basti pensare – dice Zanoletti – che il ponte sul Tanaro viene costruito solo nel 1847».
Un periodo molto importante nella storia della città è quello del fascismo e della Re­si­stenza poi. «Il consiglio co­mu­­nale di Alba si rifiutò di dimettersi all’arrivo dei fascisti – dice Zanoletti -. E Alba è stata protagonista anche durante la Resistenza, ottenendo la Medaglia d’Oro alla Resistenza e al Valor Militare. Una città che dagli anni Cinquanta ebbe un grande sviluppo demografico, economico e sociale. Alba cominciò a crescere in modo esponenziale. A scuola si andava facendo i turni, chi al mattino, chi al pomeriggio e, per un periodo, anche la sera. L’acqua non era sufficiente, giravano le autobotti. Nel 1977, ero sindaco, presi una decisione coraggiosa: la potabilizzazione delle acque del Tanaro». Nel frattempo ad Alba sono arrivate le grandi industrie da Ferrero, a Mi­roglio a Stroppiana, ad accompagnare la crescita del territorio. E il suo benessere: un capitolo è dedicato all’Opera Sociale Ferrero, inaugurata nel 1983 dal cavaliere del lavoro Michele che diventerà, con il riconoscimento di ente morale del 1991, Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Fer­rero. «Così la Ferrero – scrive Zanoletti -, senza clamori, realizza sempre più l’industria illuminata che coniuga la ricerca del profitto con la solidarietà e dimostra che il successo si può conseguire insieme e non contro altri».
Si parla anche della tragedia dell’alluvione: «Il Tanaro, dopo tre giorni di pioggia battente, che ha riversato 60 centimetri su tutte le colline della Valle, esce dall’alveo a Ceva e nella notte di sabato 5 novembre 1994 esonda ad Alba. La Ferrero – si legge nel volume – viene invasa per tre metri dal torrente Talloria; gli stabilimenti della Mondo a Grinzane e alcuni della Mi­roglio sono fortemente danneggiati; mancano l’energia elettrica, l’acqua potabile e i collegamenti telefonici. I vigneti sono disastrati, molte strade e la linea ferroviaria interrotte; muoiono sei persone in città e ventinove in provincia».
Il libro si conclude con il Castello di Grinzane designato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: «Un luogo al quale sono molto legato – dice Zanoletti – ancor più da quando sono stato nominato Gran Maestro dei Cavalieri del tartufo e dei vini d’Alba».

BaNNER
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