Radio Alba da 48 anni sintonizzata con il territorio

Claudio Rosso: «Questo progetto dà spazio alle voci di Langhe e Roero»

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Le interviste, in genere, sono un dialogo tra due persone. Ce ne sono alcune però che, pur partendo in modo tradizionale, si chiudono con un dialogo informale tra un gruppo di amici, persone che, via via, si aggiungono al dibattito e lo arricchiscono di un particolare, di un ricordo. E non poteva concludersi altrimenti, forse, la nostra intervista a Claudio Rosso, editore di Radio Alba, perché ogni grande progetto esprime il lavoro di un gruppo, a maggior ragione se il progetto riguarda un’emittente radiofonica che, per definizione, è esperienza collettiva ed esprime, la storia ce lo insegna, lavoro di squadra, identità culturale e territoriale.

Così nel quartier generale di corso Europa, ad Alba, si sono uniti a Rosso, durante la nostra intervista, Silvio Malena, da oltre 20 anni pubblicitario di Radio Alba, Marcello Pasquero, da otto anni il giornalista di riferimento della Radio, lo speaker Dieghito (al secolo Diego Adriano), anche lui con esperienza ultraventennale nell’emittente e la new entry Caterina Pacchiotti, anima di “Caterina caffè”. L’una ha da poco concluso la sua trasmissione mattutina, un altro sta per avviare il suo spazio previsto a palinsesto, un altro ancora passava di lì quasi per caso, tra un appuntamento e l’altro. Perché qui, come recita lo slogan della Radio, basta un attimo e… “ti senti a casa”: a nessuno si negano un caffè e due chiacchiere. Nello specifico il “pretesto” è spegnere le prime 48 candeline di Radio Alba, «48 anni che sentiamo eccome», ironizza Dieghito, «non perché pesino, ma perché siamo una radio e dobbiamo sentirci molto bene!».

Radio Alba ha dimostrato in questi anni di saper ascoltare meglio di altri, di saper intercettare le richieste e le esigenze dando voce a un territorio, ma andiamo con ordine e partiamo dagli esordi facendoci accompagnare da Claudio Rosso.

Come nasce Radio Alba?
«È del 1974 la legge che liberalizza le frequenze radiofoniche. Due anni dopo Alberto Levi che, in contemporanea, stava dando vita alla nota discoteca Studio V, con un gruppo di amici fonda Radio Alba. Avevano a disposizione la frequenza 103 che trasmetteva da Montelupo e altre frequenze più locali che trasmettevano da Guarene e da La Morra. Si è unita poco dopo a questo progetto la sorella Antonella che all’inizio degli anni ’90 è diventata la mia compagna. Personalmente i primi ricordi che ho di Radio Alba risalgono a quando venivo a portare i comunicati stampa delle cose che facevo da ragazzo, perché oltre a essere uno studente dell’enologica e a lavorare per l’azienda di famiglia avevo interessi sociali che richiedevano una comunicazione».

Quando e come entri a far parte di Radio Alba?
«La Radio ha passato momenti non semplici, poi i problemi di salute di Alberto e di Antonella. Alla morte di Alberto, Antonella ha proseguito nel progetto ed io mi sono sentito desideroso di darle una mano. Nel 2016 abbiamo costituito una nuova società e dato nuove energie al progetto. Parallelamente alle frequenze tradizionali si è aggiunto il digitale terrestre: l’iter non è ancora concluso, ma già oggi si può viaggiare tra Alba e Torino ascoltando la nostra emittente. Non ultimo, in questo periodo la radio sta avendo numerosi riscontri rispetto ad altri mezzi di comunicazione».

Quali sono le principali innovazioni apportate in questi anni alla Radio?
«La prima è stata di assumere un giornalista professionista che, insieme allo speaker Dieghito e a Caterina Caffè, ogni giorno porta in Radio i protagonisti della vita della Città. Continuiamo inoltre ad andare in esterna incontrando le persone attraverso eventi come il nostro Festival. E poi abbiamo differenziato i programmi raccogliendo intorno a noi giornalisti e appassionati di radio che propongono trasmissioni diverse dando voce alle varie anime del territorio con proposte accattivanti come “La Vie en Rose”, “Andrea chi?”, “Sabato Simona”, “Be Street”, musica rap e “Radio Alba Latina”. Un giorno un importante funzionario ministeriale mi disse: la radio o è nazionale oppure deve essere il più locale possibile. Quel motto ci guida ancora oggi. Non ultimo abbiamo lavorato molto sui social (Facebook e Instagram) con dirette e video. A livello locale siamo tra le radio più social. Questo ci ha aiutato a far breccia nei giovani».

Quali i sogni per il 2024?
«Sono tanti, anche se non so se li realizzeremo tutti in questi mesi. Vorremmo rafforzare il nostro segnale dove non arriva in maniera adeguata, svilupparci sul canale televisivo, come visual radio, lavorare alla produzione di pod-cast e nelle scuole per essere ancora più presenti tra i giovani. Credo che siamo pronti, inoltre, per ospitare pubblicità nazionale. Sono obiettivi importanti che ci spronano a proseguire sulla strada intrapresa… se solo penso che quando ho iniziato questa avventura in tanti mi hanno sconsigliato perché non c’era più fiducia in questo progetto!».

Cosa ti rende più orgoglioso?

«Aver contribuito a creare una struttura che dà lavoro a 5 persone. Non è poco per essere una radio locale. Questo dimostra che, nella nostra provincia, se qualcuno fa qualcosa di bello viene premiato».

Cosa trasforma un enologo nell’editore di una radio locale?

«Nel 2015 ho lasciato la cantina di famiglia che gestivo con mio padre e mio fratello, poi mi sono dedicato ancora un po’ all’agricoltura con progetti rurali tra Calvesana e Levice. Oggi sono tornato alle origini: da quando avevo 6 anni giocavo a fare l’editore: producevo un giornalino che avevo intitolato “Evviva”».

E poi, appunto, i ricordi si intrecciano con tanti che arrivano alla spicciolata: Silvio che ricorda gli anni trascorsi a «suonare campanelli» sentendosi rispondere «Radio Alba? E tu che ci fai qui»; Dieghito che sottolinea come la chiave di volta fu «sfruttare la nostra capacità di essere radio locale»; Marcello che a fronte di quanti lo sconsigliarono di iniziare questa avventura, afferma con soddisfazione «è stata una delle cose migliori che io abbia fatto; l’idea vincente è stata di portare in questi studi la Città e il territorio»; Caterina che dichiara «ho ancora molto da imparare». Tutti a dire all’unisono «qui ti senti davvero a casa!».